di Alessandro Corneli /
Se due anni fa, come tutti sostengono, le telefonate di Angela Merkel, in parallelo allo spread che sembrava fuori controllo, convinsero Giorgio Napolitano a nominare senatore a vita Mario Monti, interpretato come il segnale che Silvio Berlusconi doveva lasciare Palazzo Chigi, adesso, dopo il voto del 22 settembre, che ha confermato la cancelliera alla guida della Germania, non si esclude che nelle telefonate di circostanza con Napolitano sia stato fatto di nuovo qualche accenno al destino di Berlusconi, nel frattempo condannato in via definitiva.
LA MERKEL DIETRO LA DISFATTA DEL PDL? GUARDIAMO ALLA CRONOLOGIA
Infatti, se si guarda alla cronologia, la situazione politica italiana è precipitata proprio dopo il 22 settembre. Prima erano scaramucce. Poi, nell’entourage berlusconiano, alla fine si è ammesso quello che solo ad alcuni, inascoltati, era chiaro da anni: il Quirinale non avrebbe “salvato” il fondatore di Forza Italia. Così Berlusconi ha deciso di andare allo scontro finale e, com’era prevedibile, Napolitano non è arretrato di un pollice. In un certo senso, gli ha fatto rimbalzare addosso l’accusa di colpo di Stato (da Berlusconi rivolta a Magistratura democratica), dichiarando “inquietante” per le istituzioni democratiche la minaccia di una dimissione di massa dei parlamentari del Pdl (tecnicamente impossibile e quindi eversiva).
COSA HA FATTO DI TANTO GRAVE SILVIO BERLUSCONI?
Non certo la frode fiscale: è in buona compagnia insieme a tanti altri grandi imprenditori di cui la magistratura non si è accorta. Certo è grave che abbia impedito, a più riprese, alla sinistra di assidersi comodamente al potere. Ma alla Merkel che cosa importa? Non si può certo dire che Berlusconi e i suoi ministri economici abbiano fatto quelle riforme che avrebbero proiettato l’Italia tra i Paesi più competitivi. Anzi, in questo caso la Merkel dovrebbe ringraziarlo poiché la seconda potenza manifatturiera d’Europa (l’Italia) ha dato ben poco fastidio alla prima (la Germania). Per di più, Berlusconi non volle che l’Ue sanzionasse la Germania e la Francia quando sfondarono il tetto del 3% del deficit sui rispettivi Pil. Ma l’ingratitudine è di questo mondo e il politico che lo dimentica poi paga.
COSA HA DATO FASTIDIO ALLA MERKEL DELLA POLITICA DI BERLUSCONI?
Alcuni sostengono che Berlusconi avesse l’intenzione di far saltare l’euro. A parte qualche espressione di natura sostanzialmente polemica, non risulta che abbia intrapreso azioni concrete in questa direzione, né che abbia concordato con altri importanti partner una tale strategia. Chi pensava che Berlusconi conducesse una politica filo-francese, vista con gelosia da Berlino, è stato smentito: non ha assecondato i piani euro-mediterranei di Sarkozy, ha mandato per le lunghe la Tav e pochi anni fa ha impedito che Air France inglobasse Alitalia. Può aver dato fastidio la sua ostentata amicizia con Vladimir Putin, ma a un asse Roma-Mosca nessuno crede e, se anche ci fosse, non modificherebbe equilibri più importanti.
Tuttavia Berlusconi era ed è rimasto un’anomalia politica, un fattore di imprevedibilità nel concerto europeo. E questo può avere dato fastidio a molti fuori d’Italia e ai molti che, in Italia, hanno scelto l’Europa, costi quello che costi. Se non fu possibile lasciare l’Italia fuori dall’euro, adesso deve starci dentro senza fare bizze, accettando il rango che altri decideranno che essa possa svolgere. Ne avrà qualche vantaggio.