di Alessandro Corneli – www.grrg.eu
Come aveva anticipato il Corriere della sera, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha nominato Giuliano Amato giudice della Corte Costituzionale. Spetta infatti al Capo dello Stato la nomina di cinque giudici su quindici e Amato succede a Franco Gallo, di nomina presidenziale, che lascerà la Corte e la presidenza il 16 settembre prossimo.
Nessuna critica può essere sollevata nei confronti di questa scelta poiché il personaggio ha tutti i requisiti per l’alto incarico. Ma porta anche un contributo di peso per la sua esperienza politica. Si può rilevare che la caratura politica è maggiore di quella accademica in una proporzione nettamente superiore a quella degli altri giudici del passato con precedenti di passaggio alla Camera o al Senato.
D’altra parte la Consulta ha accentuato, nel corso degli anni, il suo profilo politico anche come conseguenza del fatto che, oltre ai cinque giudici di nomina quirinalizia, altri cinque sono eletti dal Parlamento e solo cinque, cioè un terzo del totale, provengono dai vertici delle magistrature e dal mondo strettamente accademico, contro i due terzi che hanno una più o meno marcata impronta politica. Inoltre la Corte è stata chiamata ad emettere giudizi su leggi approvate sullo sfondo di dure contrapposizioni politiche, su proposte di referendum anch’essi ad alto tasso di politicità e su conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato che sono di per sé eminentemente politici.
Si potrebbe dire che, da “riserva della Repubblica”, Amato è passato a una categoria superiore: quella di “gran riserva della Repubblica”. La nomina attenua il suo passato di impegno politico, prima con Craxi e poi con il Pds, e lo proietta in una dimensione super partes che, all’occorrenza, potrà tornare utile. Inoltre vanta una non comune competenza in campo economico e finanziario.
Nato il 13 maggio 1938 a Torino, Amato adesso ha 75 anni, quindi è ben posizionato per succedere a Giorgio Napolitano quando l’attuale Capo dello Stato riterrà di avere compiuto la sua missione e si dimetterà prima di completare il secondo settennato. A oggi, la previsione è per il 2015, o al massimo il 2016, dopo che l’Italia sarà uscita dalla crisi economica, e la riforma elettorale e costituzionale saranno state realizzate, e si saranno svolte nuove elezioni politiche, le prime dell’era post-berlusconiana. Non si può comunque escludere una accelerazione La previsione se la situazione politica dovesse precipitare. In questo caso, l’elezione del presidente della Repubblica diventerebbe una moneta di scambio tra le forze politiche, ma una situazione di stallo potrebbe anche in questo caso favorire Amato.
Certo, pretendenti ce ne sono molti, ma mentre sono tutti fermi (come D’Alema o Prodi) o hanno fatto un passo indietro (Monti) o rischiano di essere emarginati, Amato, con la sua costanza, il duro lavoro, e le altre virtù che gli sono riconosciute, ha fatto un passo avanti. Se proprio gli andrà male, arriverà comunque alla presidenza della Consulta. Ma credo che egli sia convinto di salire al Quirinale entro un paio d’anni.