Con questo provvedimento si inaugura la cosiddetta “fase due” (o “cresci-Italia”) del piano del governo per rilanciare l’economia e favorire la crescita del Paese. Anche se i contenuti del decreto, per ora, non sono ancora pubblici e si parla esclusivamente per indiscrezioni, si sa che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha già dato il proprio sostegno a Monti, ricevuto ieri al Quirinale.
Corrado passera e la “fase due” o “cresci-Italia”
Il processo di liberalizzazione globale – ieri Monti ha ricevuto anche i rappresentanti di Pdl e Terzo polo a Palazzo Chigi, non quelli del Pd – viene affidato, sostanzialmente, a un decreto del Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera.
Secondo Adiconsum (una delle sigle a difesa del consumatore, legata alla Cisl), dice il Corriere, l’applicazione delle liberalizzazioni così come le pensa il Governo porterebbe un risparmio agli italiani un risparmio di 1800 euro all’anno per famiglia. Una cifra che sembra un po’ arrabattata e difficile da dimostrare. Soprattutto perché, per esempio, le assicurazioni, che sono state liberalizzate nel 2007, dal 1994 ad oggi hanno subìto un incremento dei prezzi del (stime su dati effettivi della Cgia di Mestre) «184,1%, contro un incremento dell’inflazione del +43,3% (in pratica le assicurazioni sono cresciute 4,2 volte in più rispetto al costo della vita)». In quattro anni, le liberalizzazioni attuate con il Decreto Bersani, dunque, non hanno portato vantaggi concreti nel ramo assicurativo. Sono incrementati anche i servizi interbancari e i trasporti. I vantaggi in due soli settori: «Solo per i medicinali e i servizi telefonici le liberalizzazioni hanno portato dei vantaggi economici ai consumatori. Nel primo caso, tra il 1995 ed oggi i prezzi sono diminuiti del 10,9%, a fronte di un aumento del costo della vita del +43,3%. Nel secondo caso, tra il 1998 ed il 2011 le tariffe sono diminuite del 15,7%, mentre l’inflazione è aumentata del 32,5%».
Dunque, prima di essere entusiasti e lasciarsi andare a trionfalistiche previsioni di risparmio, sarà necessario, tanto per cominciare, valutare l’effettivo contenuto del decreto e poi vederlo in atto, nella sua applicazione.
Stando a quanto si apprende, il settore commercio vedrebbe la possibilità disaldi elastici, ma non senza comunicazioni preventive come era stato detto in un primo momento. E sarebbe saltata anche la norma sullo sconto libero. Per le farmacie, l’80% di nuove licenze dovrebbe essere assegnato a concorso, ma sarebbe frenata la vendita di farmaci “C” alle parafarmacie (ipotesi che aveva suscitato, quando era stata ventilata, la protesta dei farmacisti). In ogni caso, Federfarma è sempre sul piede di guerra.
I aspettano le decisioni del governo e intanto sono al quinto giorno di proteste.
Per i benzinai, che hanno annunciato dieci giorni di serrata, il governo ha fatto una grossa retromarcia (il petrolio è scivoloso) e il via libera ai self service sarà dato solamente fuori dai centri abitati, così come la possibilità di acquisto da varie marche per il gestori sarà ridotta al 50% dell’erogato. Marcia indietro anche sulle Rc Auto: non ci sarà più l’obbligo di offrire più polizze al cliente da parte degli agenti assicurativi (e la liberalizzazione dove va a finire?). I professionisti vedono abrogate le tariffe minime (e anche quelle massime). Niente tetto massimo sui pedaggi delle autostrade per chi ha già concessioni. Le ferrovie manterrebbero, infine, la proprietà della rete ferroviaria.
Insomma, se si dovesse giudicare dalle indiscrezioni parrebbe proprio che il decreto-liberalizzazioni non vada a colpire i colossi e si rivalga sui più piccoli. Naturalmente occorre aspettare il testo definitivo e gli annunci del Cdm.