Da 19 a zero: con il passaggio di cinque senatori al Pd, il gruppo di Scelta Civica a Palazzo Madama, già prosciugato dalla scissione dei popolari, scompare definitivamente. Dei sette componenti rimasti, soltanto due non raccolgono l’invito di Matteo Renzi a entrare nel Pd: confluiranno nel Misto Mario Monti e Benedetto Della Vedova. Quest’ultimo, sottosegretario agli Esteri, conferma comunque il pieno sostegno alla maggioranza ma spiega che per la sua storia da radicale non può aderire “oggi” al partito del Nazareno.
I senatori Gianluca Susta, Stefania Giannini, Alessandro Maran, Linda Lanzillotta, Pietro Ichino, le deputate Ilaria Borletti Buitoni e Irene Tinagli, e il viceministro Carlo Calenda spiegano in una lunga nota il loro addio: “Il Pd renziano ha assorbito il centro della società prima ancora che quello politico. Ha assorbito la base sociale ed elettorale di Scelta Civica che, infatti, alle elezioni europee nel maggio scorso ha scelto in massa le liste di questo nuovo PD. È così venuta meno la ragion d’essere originaria di Scelta Civica, che rischia di ridursi a un piccolo partito dedicato, come sempre è avvenuto nella recente storia italiana, più ad esercitare il proprio potere di coalizione e di interdizione che a spingere per l’attuazione di una propria agenda”.
I numeri della maggioranza, tuttavia, restano invariati: i senatori di Scelta civica che oggi entrano nel Pd già votavano la fiducia al governo. E nulla cambia nemmeno nel pallottoliere della Camera dove invece nel gruppo di Scelta civica restano 23 deputati. Il passaggio al Pd avviene a due giorni dal primo congresso del soggetto politico fondato da Mario Monti per candidarsi alle elezioni politiche del 2013. Enrico Zanetti, convinto sostenitore della mozione per il rilancio del partito e a questo punto in pole per la segreteria, non nasconde “qualche irrigidimento” nei rapporti con il Pd che, a suo parere, “ha lanciato una vera e propria opa sui nostri senatori, non sul partito, ma sui senatori”, ma assicura che il sostegno al governo Renzi “non è in discussione”. Di quel governo lui peraltro è sottosegretario all’Economia.
Zanetti si dice “dispiaciuto” per la decisione dei suoi colleghi di dire addio a Scelta Civica, proprio a due giorni dal congresso in cui la sua mozione si sarebbe scontrata con quella di Della Vedova per la chiusura del partito: “Sarebbe stata la sede ideale per discutere del futuro”, invece “prevalgono gli individualismi”. Lui comunque è convintissimo nel rilancio del partito. Spiega che domenica sarà “un congresso di delegati, sono state fatte 20 assemblee regionali, ci saranno 360 delegati nazionali. Oltre a loro ci sono circa altrettante richieste di partecipazione di iscritti senza diritto di intervento né di voto. Se la mia mozione prevarrà io già ora mi impegno in vista del prossimo autunno a fare una convention per gli iscritti per andare verso un modello partecipativo”. Al congresso sono stati invitati anche esponenti di altri partiti: per ora hanno dato conferma Gaetano Quagliariello ed Enrico Costa (Ncd), mentre del Pd dovrebbero esserci il vicesegretario Lorenzo Guerini o il presidente Matteo Orfini. ASCA