introduzione di Fabio Gallo – direttore editoriale/
Roma – Nel corso di queste giornate news e approfondimenti aumentano di quantità. Segno di una politica che ruota su se stessa e indebolisce la necessità di operare riforme concrete. Ma migliaia di news quotidiane indeboliscono anche la stessa notizia, quella che deve essere meditata per il bene del Paese. Tra esse possiamo scorgerne alcune che non riescono davvero più a nascondere la verità su disoccupazione, crisi del lavoro, incapacità da parte della politica di crearlo e soprattutto, va detto a chiare lettere, incapacità da parte della Politica di individuare programmi e progetti che sarebbero in grado di produrre il lavoro. Eppure le idee ci sono, eccome. Molte volte, però, avere idee sane non coincide con i ritmi delle segreterie politiche e allora la politica dovrebbe fare uno sforzo: allungare le proprie orecchie oltre le proprie segreterie con un programma capace di coinvolgere non solo i tesserati, non solo i soliti volti, i soliti codazzi che rendono impenetrabile il cuore decisionale della politica stessa, a suo danno. E’ in corso una vera e propria amputazione dell’Italia ma per davvero pochi sembrano avere la lucidità per annunciarla così com’è. Il prof. Alessandro Corneli ci dona il suo punto di vista e noi dovremmo imparare a riflettere non per fare politica bensì, prima di tutto, per capire cosa davvero sta accadendo e quanto vani siano i sacrifici di molti.
A cura di Alessandro Corneli/
– La Ue ha approvato la manovra del governo italiano: “Nessuna grave deviazione” e deficit al 2,6%.
– Matteo Renzi, dopo avere ribadito che il governo non tratta con il sindacato, dopo aver detto che resterà alla guida dell’Italia fino al 2023, poi si dedicherà ad altro (si stanca presto il giovanotto!), si è lanciato nel ruolo di profeta: “A primavera l’Italia riparte”.
– Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deposto, per circa tre ore e mezza, nell’ambito del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Secondo il comunicato del Quirinale, Napolitano ha risposto a tutte le domande e “con la massima trasparenza e serenità”. Precisando che il presidente “ha risposto alle domande senza opporre limiti di riservatezza connessi alle sue prerogative costituzionali”. Poiché ha detto di non avere mai saputo nulla della presunta trattativa né delle minacce di attentati a lui stesso e a Spadolini, non si vede perché avrebbe dovuto appellarsi alle prerogative presidenziali. Se ne deduce che, quando il suo consigliere giuridico D’Ambrosio gli parlò delle telefonate di Nicola Mancino, avrà risposto: “Ma di che parli? Io non ne so niente”. Come è noto, D’Ambrosio non ha retto. Il tutto si è svolto in un clima- manco a dirlo – “sereno”, che il legale di Mario Mori non ha turbato, astenendosi da porre domande “per rispetto istituzionale”.
Io credo, invece, che la notizia del giorno si quest’altra e l’ha data lo Svimez. L’istituto, che stima per il 2014 un Pil nazionale in calo dello 0,4%, precisa che il dato risulta dallo 0% del Centro-Nord e dal -1,5% del Sud che così collezionerebbe il settimo anno consecutivo di recessione. Nel 2013, il Pil è crollato nel Sud del 3,2% contro il calo dell’1,4% del Centro-Nord. Tra il 2008 e il 2013 i redditi al Sud sono crollati del 15% e i posti di lavoro sono diminuiti di circa 800mila persone.
Conseguenze pratiche: nel 2013 al Sud i decessi hanno superato le nascite. Un fenomeno così grave si era verificato solo nel 1867 e nel 1918 cioè alla fine di due guerre, la terza guerra d’Indipendenza e la prima Guerra Mondiale. Secondo lo Svimez, il numero dei nati al Sud ha toccato il suo minimo storico ovvero 177mila, il numero più basso dal 1861. Nei prossimi anni, il Sud sarà interessato da uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili: nei prossimi 50 anni il Mezzogiorno è destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti.
Come ha detto un commentatore, nessuno si occupa più del Sud. E’ un pezzo d’Italia ormai dimenticato. Gli zero virgola dei conti pubblici, la spending review, le tasse che scompaiano e riappaiono, le battute polemiche e tutto il resto della cronaca quotidiana perdono di significato di fronte a questa amputazione dell’Italia. Quando comincerà la classe politica ad occuparsi delle questioni serie?