Non tutte le Chiese in Italia appartengono, come verrebbe naturale credere, al Vaticano o alle Diocesi che rappresentano nelle Province italiane i “Vicariati” della Santa Sede. Molte Chiese, infatti, sono di proprietà del FEC – Fondo degli Edifici di Culto, un Ufficio importante in seno al Viminale. E si, il Capitale Culturale Italiano cui appartengono anche le Chiese, sono una cosa seria. esse hanno un’amministrazione a se e questo “Fondo per gli Edifici di Culto” serve, o almeno dovrebbe servire, per sostenere la longevità di questi straordinari beni che rappresentano, possiamo dirlo ad alta voce, i veri musei italiani. La pietà popolare ha pagato con il suo obolo tante opera d’arte che oggi fanno della Chiesa il centro della Spiritualità e della bellezza. Si, perché la fede Cristiana, la fede in Gesù di Nazareth figlio di Maria, è una fede non solo di “bontà”, ma anche di “Bellezza”. Dirigere il FEC – Fondo degli Edifici di Culto deve essere considerato una vera missione per Donne e Uomini molto colti, ispirati dalla sensibilità dell’Arte e non dall’onnipotenza di poterne stabilire le sorti. Vi propongo questo articolo edito da www.lastampa.it a cura di Guido Ruotolo perchè si tratta di una notizia “che fa notizia”. Fabio Gallo, Direttore Editoriale Gruppo ComunicareITALIA
A cura di www.lastampa.it – Guido Ruotolo
Un buco di dieci milioni di euro. Anzi di «una cifra da definire», come è riportato nel decreto di perquisizione. Anzi che no, visto che proprio ieri è stato ritrovato in Procura un esposto arrivato dal ministero dell’Interno che denunciava e quantificava il buco in dieci milioni di euro.
UN INDAGATO ECCELLENTE: IL PREFETTO FRENCESCO LA MOTTA
Un furto, una truffa, un ammanco? Nulla di tutto questo, anzi sì, perché i reati contestati all’indagato eccellente, il prefetto Francesco La Motta, sono peculato per distrazione e corruzione. Solo che le indagini probabilmente dimostreranno che quel buco, quella voragine di dieci milioni di euro è il prodotto di un «cattivo investimento». O no?
Che confusione. Procediamo con ordine. A Napoli c’è una inchiesta sul riciclaggio del clan Polverino, clan di camorra. In quell’inchiesta è coinvolto anche il prefetto La Motta, al quale viene contestata anche l’aggravante dell’articolo 7, e cioè di aver favorito l’associazione camorristica. Uno stralcio di quella inchiesta viene mandata a Roma, al pm Paolo Ielo. E quello stralcio riguarda il buco di dieci milioni di euro denunciato al Fondo Edifici di Culto (Fec) del Viminale.
FEC: CHIESE DI GRANDE INTERESSE STORICO ARTISTICHE
Il Fec è un ente dotato di personalità giuridica e gestisce il patrimonio concordatario costituito da 700 chiese di grande interesse storico e artistico, tra cui Santa Maria del Popolo (Roma), Santa Chiara (Napoli), Santa Croce (Firenze), Santa Caterina d’Alessandria (Palermo), oltre tutte le opere d’arte custodite nelle chiese.
Dal 2003 alla fine del 2006 il prefetto La Motta è stato direttore generale per l’amministrazione del Fec, prima di essere nominato vicedirettore vicario del Sisde diventato poi Aisi, il servizio segreto interno.
Gentiluomo di sua Santità, La Motta ebbe diversi riconoscimenti dal Vaticano e dall’allora ministro dell’Interno prima che il suo nome comparisse, nel 2011, nell’inchiesta sulla P4, collocandolo alla corte del faccendiere piduista Luigi Bisignani. E di nuovo il suo nome conquistò la ribalta dei giornali del gossip quando si venne a sapere che suo figlio Fabio era il fidanzato dell’europarlamentare berlusconiana Barbara Matera.
Tre giorni fa, gli uomini del Ros dei carabinieri hanno perquisito l’abitazione del prefetto (in pensione da pochi mesi) e i suoi uffici all’ Aisi, l’ex Sisde, con il quale aveva un rapporto di consulenza-collaborazione.
Da quello che emergerebbe dalle indagini, il prefetto La Motta avrebbe investito quei milioni del Fec in una finanziaria svizzera. Con il consenso dell’Ufficio. Solo che, all’improvviso, quella finanziaria si è prosciugata. Insomma, quei soldi investiti sono scomparsi.
Che fine hanno fatto i dieci milioni di euro sottratti all’amministrazione dei Fondi Edifici di culto? Il pm Paolo Ielo e gli investigatori del Ros al comando del colonnello Casagrande, stanno aspettando gli esiti di una rogatoria con la Svizzera, per capire il ruolo della finanziaria e i movimenti dei capitali del Fondo Edifici del culto.
Dopo lo scandalo dell’inchiesta napoletana sulla gestione dei Fondi per la sicurezza, che portarono alle dimissioni del vicecapo vicario della Polizia, il prefetto Nicola Izzo, indagato da Napoli (gli atti sono finiti a Roma), adesso un nuovo ciclone si abbatte sul Viminale.