Il Coordinamento antimafia “Riferimenti” chiede urgente ispezione ministeriale al Tribunale di Vibo Valentia a seguito della sorprendente sentenza del processo BLACK MONEY.
Ad esprimere solidarietà al Pubblico Ministero Marisa Manzini, pubblica accusa nel processo contro la cosca Mancuso, è Adriana Musella, Presidente dell’Associazione Antimafia “Riferimenti”, nota per i suoi oltre 25 anni di attività tra i Giovani e per avere portato tra essi la Gerbera Gialla, divenuto fiore simbolo della cultura Antimafia e della Legalità, che oggi chiede al Ministro della Giustizia Andrea Orlando l’immediata Ispezione Ministeriale.
“La cosca Mancuso – afferma il Presidente Musella – è stata vergognosamente assolta dall’accusa di associazione mafiosa. Un fatto che rileva come sia inutile chiedersi poi, come abbia fatto la’ndrangheta calabrese a conquistare tanta forza e potenza. Per i giudici del tribunale di Vibo Valentia – continua Adriana Musella – i Mancuso non sono mafiosi.
Per chi non fosse bene informato – aggiunge il Presidente di “Riferimenti” – trattasi della più potente cosca della ‘ndrangheta. Denunciamo con forza la situazione pericolosissima in cui versano, per alcuni aspetti, i Tribunali calabresi dove talvolta si assiste all’assurdo di vedere persone per bene sotto inchiesta e gli ‘ndranghetisti assolti. Purtroppo non tutti i magistrati sono uguali e spesso si è ostaggio di meccanismi artificiosi e subdoli.
La Manzini che in pubblica udienza è stata offesa e oltraggiata dal boss Pantaleone Mancuso, non è stata in alcun modo protetta, allora, nelle sue funzioni, dal tribunale di Vibo Valentia. Oggi viene beffeggiata per la seconda volta da una assurda sentenza. L’8 febbraio il tribunale di VV composto da tre giovani magistrati si e’ ritirato in camera di consiglio all’hotel LE MURAGLIE. In data 17 febbraio, dopo 9 giorni, ha dato lettura del dispositivo della sentenza, lasciando tutti sconvolti. Hanno condannato ANTONIO, GIOVANNI, GIUSEPPE MANCUSO per reati di usura ed estorsione oltre che armi, PAPAIANNI Agostino per estorsione, CUPPARI LEONARDO per estorsione, PRESTIA Antonio per estorsione, MUSCIA GAETANO per usura, FIALEK Damian per usura e violenza privata, VELARDO Antonio per associazione finalizzata alla commissione di reati finanziari ESCLUDENDO L’ASSOCIAZIONE MAFIOSA MANCUSO. L’indagine aveva portato ad un provvedimento di fermo e di sequestro urgente, eseguiti in data 7 marzo 2013; a cui è seguita ordinanza del Gip di Catanzaro in data 25 marzo 2013 e di sequestro di immobili e imprese. Nella fase di indagine, il Tribunale del Riesame e la Corte di Cassazione, interessate dalle impugnazioni dei difensori, hanno confermato l’impianto accusatorio avvalorando la sussistenza dell’associazione mafiosa MANCUSO.
Dopo il rinvio a giudizio – rammenta ancora il Presidente Adriana Musella – alcuni imputati hanno optato per il giudizio abbreviato, che si concludeva con condanna anche per partecipazione all’associazione mafiosa Mancuso, con conseguente riconoscimento della esistenza del gruppo mafioso sul territorio della provincia vibonese. La Corte di Appello, a seguito di impugnazione proposta nei confronti della sentenza emessa dal GUP, con proprio provvedimento in data 18 maggio 2016, confermava l’esistenza dell’associazione mafiosa Mancuso.
Improvvidamente, gli imputati – il nocciolo duro della vicenda- che ha optato per il giudizio dinanzi al Tribunale di VV , sono stati assolti per associazione mafiosa.
La conseguenza e’ drammatica – sottolinea a gran voce il Presidente Musella che afferma: Siamo tornato agli anni 80 , quando si affermava che i Mancuso non sono una cosca di ‘ndrangheta