L’aereo dell’impossibile è decollato e ora deve “salire di quota”. Non la prende troppo alla lontana Beppe Grillo, per rilanciare la sfida al governo nazionale del Movimento 5 stelle, la sua creatura politica, il giorno dopo la vittoria elettorale di Roma, Torino e altri diciassette ballottaggi comunali. Prima di quella, che appartiene al futuro, ora c’è però da reggere la sfida del presente: quella di dimostrare di poter governare davvero, non in una città media o medio-piccola, ma a Torino, uno dei vertici dell’ex triangolo industriale e, soprattutto, a Roma. La giunta che sarà guidata da Virginia Raggi in Campidoglio sarà completata “a giorni”, dice Roberta Lombardi, arrivando all’Hotel Forum dove soggiorna come di consueto Grillo ma vanno e vengono dirigenti del M5S, compreso il vertice milanese: a partire da Davide Casaleggio, erede del cofondatore Gianroberto, ben deciso a non farsi relegare al ruolo marginale di consulente tecnico per il blog e le piattaforme informatiche, che ha dormito nello stesso hotel di Grillo.
E’ “una vittoria storica”, come ha osservato in nottata la neosindaca della capitale, ma rischia di essere la trappola nella quale, se lei fallisse, finirebbero in gabbia le ambizioni del movimento. Anche per questo, probabilmente, sulla giunta si procede coi piedi di piombo: “Stiamo completando gli ultimi ritocchi e daremo i nomi anche delle persone che avevamo contattato ma avevano chiesto riservatezza”, prende tempo Lombardi. Raggi deve incassare un lungo messaggio pubblico del marito (la loro unione è da tempo in crisi) che le ricorda gli inizi comuni e la fiducia che lui aveva riposto nelle sue capacità, quasi a voler mettere il cappello sula vittoria, e chiude il post su Facebook anche con un personalissimo “mi manchi”. Piccola ombra sul giorno del trionfo. Prima di insediarsi in Campidoglio, la vincitrice del ballottaggio più importante promette “legalità e trasparenza” nella città di Mafia Capitale ma anche dopo il voto si preoccupa di dare segnali rassicuranti: chi ci ha fatto la guerra non è riuscito a fermarci, scrive su Facebook, “ma al di là dei toni aspri e degli attacchi che ho ricevuto, mi auguro che d’ora in avanti si possa aprire una nuova fase, più costruttiva, attraverso un dibattito onesto con le altre forze politiche centrato sui reali problemi dei cittadini. Roma ha bisogno di questo”.
Per Grillo è la vittoria più grande, arrivata quando ha deciso, insieme a Casaleggio padre, di abbandonare il suo ruolo di “megafono” del M5S e di fare un passo indietro lasciando spazio al direttorio, ai parlamentari più in vista, ai sindaci e ai candidati sindaci. Una strategia che ha pagato, portando in dote, dopo il risultato a macchia di leopardo nel primo turno delle amministrative, diciannove vittorie sui venti ballottaggi ai quali i 5 stelle hanno preso parte. Sceglie la metafora dell’innovazione per raccontarla: “Dieci anni fa – dice – i tecnici dell’aeronautica mondiale hanno stabilito che l’aereo a energia solare Pulsar non avrebbe potuto fare il giro del mondo. Dieci anni fa i tecnici della politica italiana avevano detto che il Movimento non poteva sfondare. Sembrava una missione impossibile invece siamo decollati con tutti e due gli aerei. Ora dobbiamo cambiare quota, puntare sempre più in alto”; obiettivo governo? “Sì”, non si tira indietro il comico genovese, rivendicando il fatto che si tratti di “un voto di cambiamento e non di protesta”.
“Io non credo sia un voto di protesta”, del resto, erano state le prime parole di Chiara Appendino dopo la conferma della clamorosa vittoria torinese ai danni di Piero Fassino. “Il manifesto della scheda elettorale dice tutto di quello che è l’anima del movimento. Di là sono raggruppati un sacco di simboli che non hanno senso con delle sigle che non rappresentano più nessuno, e dall’altra parte c’è un simbolo solo”, rivendica il “garante” del M5S. Nell’euntusiasmo del momento Luigi Di Maio, che studia da candidato premier, lancia addirittura un appello internazionale:“Mi rivolgo alle ambasciate e ai capi di Stato dei Paesi di tutto il mondo, ai giornali stranieri, ai rappresentanti della finanza e dell’economia mondiale: non affidatevi ai giudizi dei nostri oppositori o ai soliti titoloni strumentali, venite a conoscerci di persona, saremo lieti di raccontarvi questa splendida realtà che da oggi governa Roma e Torino, la Capitale d’Italia e quella che fu Capitale d’Italia”. ASCA