Chiudere con l’anomalia di assetti che durano “in media due anni”, per dare all’Italia governi “stabili”. Giorgia Meloni punterà probabilmente su questa leva martedì per cercare di trovare un percorso il più possibile “condiviso” sulle riforme.
Con tutte le opposizioni per un round di confronti che vedrà per la prima volta seduta una di fronte all’altra la premier e la leader del Pd, Elly Schlein, che comunque riunirà la sua segreteria per prepararsi all’incontro. Mentre il leader M5s non dovrebbe esserci, impegnato – dicono i suoi – a Brescia chiamato dal Tribunale dei ministri a testimoniare nell’inchiesta Covid. Udienza, però, calendarizzata il 10 maggio. Una eventuale assenza sarebbe interpretata come un segnale politico. E in effetti una certa diffidenza per l’invito di Meloni, a taccuini chiusi, le opposizioni la manifestano. “E’ un diversivo per sviare l’attenzione” dall’azione del governo, duramente contestata dalle minoranze sia sul fronte del lavoro sia, da ultimo, sul blitz su Inps e Inail e per le mosse sulla Rai. L’appuntamento è per l’ora di pranzo alla Camera, nella Biblioteca del presidente: si partirà con +Europa a mezzogiorno e mezzo e a seguire tutti gli altri, le Autonomie, l’Alleanza Verdi e sinistra, il Terzo Polo (che si presenterà unito) per chiudere con M5S e Pd, cui sarà dedicato più tempo. Di “ascolto”, dicono a Palazzo Chigi, sottolineando che la scelta di Montecitorio mostra l’attenzione della premier per il ruolo del Parlamento. Quale che sia la soluzione – su cui martedì si misureranno con ogni probabilità le distanze più che le vicinanze con le opposizioni – si dovrà comunque superare il complesso iter parlamentare previsto per le revisioni della Costituzione. E avere numeri che superino il perimetro della maggioranza metterebbe al riparo dal doversi sottoporre necessariamente, alla fine del percorso, a un referendum dagli esiti sempre incerti, come bene sa Matteo Renzi che nel 2016 ha visto bocciare la sua proposta di riforma della Carta.
Il leader di Iv non ci sarà: il Terzo Polo sarà rappresentato da Carlo Calenda (insieme a Boschi, Paita e Richetti). Ma il passaggio con Azione e Italia viva sarà con ogni probabilità il più indolore. Anche se di fronte a una proposta di presidenzialismo arriverebbe un no (la presidenza della Repubblica, ha detto pubblicamente più volte Calenda, è l’istituzione più amata, e non va “snaturata o politicizzata”). Ma l’apertura ci sarebbe per il modello del Sindaco d’Italia, che introdurrebbe sì l’elezione diretta, ma del presidente del Consiglio. Uno schema che non dovrebbe trovare il favore del Pd, che potrebbe sedersi a discutere di “premierato forte”, ma senza toccare il ruolo del Parlamento. L’elezione diretta del capo del governo sarebbe però proprio la via su cui si sarebbe orientata Elisabetta Casellati, che già a gennaio aveva fatto un primo giro con le opposizioni alla ricerca di possibili convergenze. Del resto, il ragionamento, il modello del premierato è l’ipotesi emersa con più forza durante le consultazioni con le forze di opposizione, anche se con alcuni distinguo. La ministra starebbe già limando una bozza di testo, che comunque non sarebbe presentato martedì come un ‘prendere o lasciare’.
Ma l’intenzione anche di Meloni, come conferma il suo consigliere giuridico Francesco Saverio Marini, sarebbe quella di chiudere con questi incontri la fase di ascolto per poi presentare in tempi brevi una proposta al Parlamento. Magari anche prima della fine di giugno. “Si tirerà una riga”, assicura fiduciosa che “si possa trovare un punto di incontro” Casellati, che sarà agli incontri insieme ai due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, al ministro Luca Ciriani e ai sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari.
Di seguito il programma degli incontri:
Ore 12.30 componente +Europa
Ore 13 Gruppo per le Autonomie e componente Minoranze linguistiche
Ore 13.45 Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra – Ore 15.30 Gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe
Ore 17 Gruppo Movimento Cinque Stelle
Ore 18.30 Gruppo Partito Democratico.
Fonte ANSA