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Il Presidente Mattarella in Visita di Stato in Irlanda

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Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente d'Irlanda Michael D. Higgins in occasione del Pranzo di Stato
Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente d’Irlanda Michael D. Higgins in occasione del Pranzo di Stato

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in Visita di Stato in Irlanda, è stato accolto al Palazzo Presidenziale dal Presidente irlandese Michael D. Higgins. Dopo la cerimonia di benvenuto e la presentazione delle delegazioni ufficiali, i due Capi di Stato si sono intrattenuti a colloquio.

Al termine, il Presidente Mattarella ha deposto una corona al Giardino della Rimembranza. In serata, Mattarella ha partecipato al Pranzo di Stato offerto in suo onore dal Presidente d’Irlanda. Il Capo dello Stato è accompagnato dal Ministro degli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano.

Brindisi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al pranzo di Stato offerto dal Presidente d’Irlanda Michael D. Higgins

Signor Presidente,
Gentile Signora Higgins,
Signori Ministri,
Autorità,
Gentili ospiti,

La ringrazio, Signor Presidente, per le espressioni di stima e amicizia verso l’Italia e per la calorosa accoglienza che ha voluto riservare a me, a mia figlia, e alla delegazione che mi accompagna sin dal nostro arrivo in questa meravigliosa città.

Sono lietissimo di compiere la mia prima visita di Stato del 2018 in Irlanda e incontrarLa nuovamente, Signor Presidente, a poco più di due anni dalla Sua visita al Quirinale.

Il legame tra Irlanda e Italia, infatti, è solidissimo e radicato in ogni ambito e, particolarmente, nella cultura.

E’ un legame, quest’ultimo, che mi fa particolarmente piacere ricordare oggi davanti a Lei, apprezzato scrittore e poeta e profondo conoscitore dell’opera dantesca.

L’amicizia tra Irlanda e Italia – e tra irlandesi e italiani – ha radici lontane nel tempo. Fin dall’alto Medio Evo, monaci irlandesi hanno svolto un ruolo fondamentale nel preservare il patrimonio letterario latino, fondando nel nostro Paese monasteri che furono luoghi di incontro fra tradizione, spiritualità e cultura.

Rapporti che si sono intensificati nel corso dei secoli, tanto che in epoca moderna è stato proprio il prestigioso Trinity College a ospitare la prima cattedra di italiano nel mondo di lingua inglese ed è stato un irlandese, Henry Boyd, a pubblicare la prima traduzione integrale in inglese della Divina Commedia.

L’opera immortale di numerosi, grandi scrittori e poeti irlandesi, eminenti conoscitori dell’Italia e della sua cultura ha arricchito la reciproca attenzione e attrazione: da William Butler Yeats a Seamus Heaney, da Samuel Beckett a James Joyce. Ed è proprio lo stretto vincolo dell’autore dell’Ulysses con l’Italia e la sua intesa intellettuale con Italo Svevo, a costituire forse la più emblematica espressione del legame letterario tra i nostri Paesi e una rappresentazione plastica del contributo alla plurale identità europea.

Un’amicizia che portò entrambi gli scrittori, e con essi i nostri Paesi, a raggiungere grandi risultati, donando all’umanità capolavori universali.

Celebri autori italiani – fra questi Eugenio Montale – contribuirono a “raccontare” la cultura irlandese al pubblico italiano. È anche grazie a questi contatti e questi sforzi, da un lato e dall’altro, che le nostre culture, influenzandosi a vicenda, si sono arricchite e si sono ulteriormente sviluppate. In questo positivo percorso, il tempo di oggi, pur se naturalmente in forme e modi diversi dal passato, non fa eccezione: alcuni grandi artisti irlandesi, in particolare del mondo della musica – come gli U2 – hanno avuto, e hanno, un seguito importante e appassionato tra gli italiani di diverse generazioni.

Recentemente, in occasione del centenario dell’Easter Rising del 1916, si è tenuta a Roma, alla Biblioteca Nazionale Centrale, la mostra Irish in Italy – Letteratura e politica irlandesi in Italia nella prima metà del Novecento. Questo evento ha offerto uno sguardo significativo sull’imponente rinascita politica e culturale dell’Irlanda, culminata nel processo di indipendenza; e sulla successiva adesione alla Unione Europea.

Signor Presidente,
Gentile Signora Higgins,

si è plasmato così un patrimonio culturale che, preservando le specificità nazionali e le rispettive identità – delle quali l’Irlanda e l’Italia sono giustamente orgogliose – è indissolubilmente parte della civiltà europea, frutto di un comune anelito alla conoscenza, al bello e alla trasmissione del sapere.

Il rapporto tra Irlanda e Italia è sempre stato, ed è tuttora, di intensa fecondità: i molti italiani trasferitisi in Irlanda – una delle comunità straniere più antiche dell’isola – hanno potuto beneficiare dell’accoglienza di questo straordinario Paese, integrandosi al meglio. Un’esperienza vissuta dagli italiani emigrati in Irlanda prima della Seconda Guerra Mondiale e oggi, in condizioni molto mutate, dai nostri giovani, che, numerosi, per studio, per lavoro o per turismo, hanno l’opportunità di venire nel vostro Paese.

Quello tra Irlanda e Italia è, in larga parte, un tragitto simile: i nostri popoli hanno conosciuto la sofferenza del distacco dalla terra natìa per fronteggiare penuria e privazioni.

L’emigrazione ha segnato entrambe le nostre storie e le nostre identità, così come comune è stata l’aspirazione a raggiungere indipendenza e unità.

Sono, inoltre, condivisi e forti il nostro impegno e la nostra ambizione, per la realizzazione di una società nella quale solidarietà, rispetto, tolleranza e integrazione siano condizioni effettive e radicate.

Nella casa europea abbiamo trovato il luogo ove perseguire questi obiettivi, trovandoci spesso allineati su dossier anche cruciali, come quello migratorio. In questo campo abbiamo potuto contare sulla generosa cooperazione di Dublino, tanto in termini di uomini e mezzi impegnati nel Mediterraneo che di risorse economiche.

Siamo grati all’Irlanda per la manifestazione concreta di questa sensibilità, perché siamo consapevoli che questa sinergia non dipende esclusivamente da una pari valutazione della situazione contingente quanto, piuttosto, dalla comune adesione a una scala di valori che pone al suo apice l’umanità.

Forti di questa convinzione dobbiamo rilanciare il nostro impegno a favore di un’Europa insieme più prospera e più giusta, compiendo un salto di qualità e approfondendone ulteriormente l’integrazione, riconsegnandole capacità d’azione e consolidandone la legittimità democratica che costituisce la base del nostro progetto comune.

La stessa tensione deve guidarci anche di fronte alle sfide globali. I nostri Paesi sono convinti sostenitori di soluzioni multilaterali, certi che il dialogo costituisca l’unica base per un ordine mondiale che consenta la pacifica coesistenza e il raggiungimento di uno sviluppo sempre più radicato e inclusivo.

Con questi sentimenti, Signor Presidente, levo il calice alla salute Sua e della Sua consorte e alla profonda e solida amicizia tra i popoli irlandese e italiano.

Salute!

Fonte Quirinale

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