E’ Giampaolo Rossi per Il Giornale.it a riassumere il contenuto del discorso di Vladimir Putin ai membri del Valdai Discussion Club sulla questione internazionale. “Tra la fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90 – ha dichiarato Vladimir Putin – c’è stata la possibilità non solo di accelerare il processo di globalizzazione, ma anche di dare ad esso una diversa qualità e renderlo più armonico e sostenibile. Ma alcuni paesi che si vedevano vincitori della GuerraFredda (…) hanno colto l’occasione per rimodellare l’ordine politico ed economico globale solo per soddisfare i propri interessi”.
Putin ha parlato innanzi a 150 rappresentanti di 53 paesi che hanno partecipato alla riunione annuale del Club Valdai, uno dei più prestigiosi spazi internazionali di confronto e analisi tra l’élite economica e culturale russa e quella del resto del mondo.
Il discorso di Putin va letto con attenzione perché rappresenta non solo un atto di accusa diretto alle politiche dell’Occidente, ma anche un’analisi realista e in qualche caso ironica di ciò che l’egemonia americana sta imponendo.
Questi Paesi, ha continuato Putin, “nella loro euforia, hanno sostanzialmente abbandonato dialogo e parità con gli altri attori della vita internazionale, hanno scelto di non migliorare né di creare Istituzioni universali, ma di portare il mondo sotto leloro organizzazioni, le loro norme e le loro regole”. Putin – commenta Giampaolo Rossi – si scaglia contro l’Occidente, contro le sue guerre umanitarie e i suoi tentativi di esportare la democrazia fuori da una cornice multipolare: le guerre in Serbia, in Iraq, in Afghanistan e in Libia “spesso condotte senza le relative decisioni del Consiglio di Sicurezza Onu”; e poi ancora hanno deciso “di spostare l’equilibrio strategico a proprio favore distaccandosi dal quadro giuridico internazionale che proibisce l’implementazione di nuovi sistemi di difesa missilistica”; hanno “creato gruppi terroristici le cui azioni hanno generato milioni di profughi, e gettato intere regioni nel caos”.
LA MINACCIA RUSSA
Putin definisce la “minaccia militare russa” con cui l’Occidente sta costruendo la nuova Guerra Fredda, un “business redditizio da utilizzare per pompare denaro fresco neibilanci della Difesa, espandere la NATO (…) fino ai nostri confini”.
Il leader russo è categorico: Mosca “non ha intenzione di attaccare nessuno”; pensarlo è “sciocco e irrealistico. I paesi membri della NATO insieme con gli Stati Uniti hanno una popolazione totale di 600 milioni circa; la Russia solo 146. E’ semplicemente assurdo concepire anche tali pensieri”.
REPUBBLICA DELLE BANANE
Poi Putin ironizza sulla “isteria degli Stati Uniti circa una presunta ingerenza russa nelle elezioni presidenziali americane”; e rivolgendosi alla platea, “lo chiedo a voi: qualcuno seriamente immaginare che la Russia possa in qualche modo influenzare la scelta del popolo americano?” Cos’è l’America? Una “Repubblica delle Banane o un grande potenza?”
CONTRO L’ÉLITE
Ma la denuncia più violenta di Putin è contro l’élite tecnocratica che sta scippando il valore della sovranità.
Nelle democrazie più avanzate “la maggioranza dei cittadini non ha alcuna reale influenza sul processo politico e sul potere”. Le persone avvertono “un divario sempre crescente tra i loro interessi e quelli dell’élite che governa i processi”. E quando, attraverso le elezioni o i referendum, i cittadini scelgono in maniera diversa rispetto a quello che l’élite vorrebbe, ecco che essa trasforma la volontà popolare in “anomalia” o immaturità o incapacità di scegliere. E ciò che in maniera sprezzante viene definito populismo, per Putin è “gente comune, cittadini che stanno perdendo fiducia nella classe dirigente”.
Sembra che le élite non vedano il dissesto profondo nella società e “l‘erosione della classe media, mentre allo stesso tempo, esse impiantanoideologie distruttive per l’identità culturale e nazionale”.
Putin avverte: “è la sovranità la nozione centrale di tutto il sistema delle relazioni internazionali. Il rispetto per essa e il suo consolidamento contribuirà a sottoscrivere la pace e la stabilità sia a livello nazionale e internazionale”.
Quello di Putin è un monito a chi si diverte a disegnare un nuovi ordini mondiali sulla pelle di nazioni e popoli; un avvertimento agli
Quella di Putin è l’analisi realista della deriva dell’Occidente ed una prospettiva anche per l’Europa: disegnare un sistema multipolare che metta “fine alla divisione del mondo in vincitori e vinti permanenti”. L’unica speranza per scongiurare una crisi internazionale senza ritorno.