Credo opportuno che i familiari delle vittime di mafia si costituiscano parte civile nei confronti di chiunque insulti e infanghi il termine antimafia, facendone terreno fertile per i propri business. Il congiunto di un morto ammazzato sa cosa vuol dire mafia e non può permettere “facili divagazioni sul tema”. Purtroppo assistiamo invece ad un’antimafia industrializzata che ha perso il suo significato lessicale e valoriale per la strumentalizzazione e l’abuso che ne è stato fatto.
Oggi come mesi fa, quando ho presentato le dimissioni al Coordinamento che presiedo,poi respinte, sono in crisi d’identità e provo un senso di disorientamento difronte a quel che succede Mi chiedo se sia ancora il caso che continui in quest’impegno che ormai ha segnato da 25 anni buona parte della mia esistenza. Me lo chiedo perche’ si parla di antimafia senza rispetto e ancor piu’ di associazionismo antimafia .E si perché quando l’associazionismo riserva sorprese come quelle propinateci dalle recenti inchieste giudiziarie sul “Museo della ‘ndrangheta” o prima ancora dall'”Associazione donne di San Luca“, bisogna soffermarsi e interrogarsi sul significato dell’impegno medesimo.Quello che accade si presta immediatamente alle facili strumentalizzazioni di chi non aspettando altro e’ pronto a disquisire sul fatto. che l’antimafia e’ fatta sempre e solo di facciata e passerelle,che alla fine tutto si risolve in business e si perche’ in effetti viene difficile credere che ci siano in giro stupide persone che a quest’impegno hanno dato la vita.Demolire il movimento antimafia e’ la migliore garanzia per il crimine e l’illegalita’. Dire che tutto e’ marcio equivale a dire che niente e’ macio……Fare di tutta l’erba un fascio e’ criminale. Chi come me e’ tra i fondatori del movimento antimafia in questo Paese ene e’ stato precursore in una Calabria che negava anche l’esistenza del fenomeno mafioso,non puo’ che provare grande sconforto e delusione.Mi sento offesa da tutto questo e credo che bisognerebbe chiedere i danni o quanto meno si dovrebbe studiare un’aggravante per chi sfrutta il nome e l’attivita’ dell’antimafia a proprio uso e consumo .
Mi chiedo con quale faccia andro’ piu’ a parlare ai ragazzi quando tutto cio’ che per anni mi sono sforzata di fare e’ stato copiato e poi infangato? Gia’ perche’ di attivita’ seminariale ormai ne facciamo tutti…..Ma il problema e’ che non siamo tutti uguali…Chi ha visto la morte da vicino come noi, non può confondersi. Credo che ognuno debba avere una storia che parli in sua vece.
Nell’impegno antimafia bisogna essere selettivi e questo i magistrati seri lo sanno bene…..proprio ieri,parlando ad uno di loro,ho manifestato la mia volonta’ di abbandonare il campo.Non e’ questa la mia antimafia,quella per cui mi sono sempre battutta ..Non la riconosco e non mi riconosco. Ebbene si ho in questo momento una crisi d’identita’. ……Lo scandalo del Museo della ‘ ndrangheta e’ solo l’ultimo in ordine di tempo…….Riflettiamo sull’allegra gestione dei beni confiscati o sulle cooperative varie ,scatole cinesi a gestione unica……L’associazionismo e’ in zona ombra . Ritengo,inoltre che quando in bilancio ci siano milioni di euro ,non si possa piu’ definire un organismo associazione ma holding.
“Non si puo’e non si deve mollare” e’ il solito invito …..e lo so bene….ma non si puo’ permettere a nessuno di calpestare ulteriormente la strada che con tanti sacrifici ,faticosamente abbiamo percorso…..la dignita’ innanzi tutto……..la nostra e quella dei nostri morti.
ADRIANA MUSELLA
PRESIDENTE COORDINAMENTO ANTIMAFIA RIFERIMENTI