Roma, 8 nov. (askanews) – Giorgio Napolitano è pronto a lasciare la presidenza della Repubblica. Con molte probabilità l’unico capo dello Stato della storia repubblicana eletto terrà il 31 Dicembre l’ultimo discorso dallo studio al Quirinale, annunciando agli italiani quando si consumerà il preannunciato congedo anticipato da quel Colle da lui abitato con la signora Cleo per nove anni. Per tornare nello studio di palazzo Giustiniani da senatore a vita dove lavorava già quando arrivò la chiamata al Quirinale.
Le indiscrezioni di stampa sulla decisione presa dal presidente a causa delle sue condizioni di salute e per una scelta personale e politica che fu preannunciata dal capo dello Stato al momento stesso di accettare il secondo mandato, non ha ricevuto smentite dal Colle più alto. E neppure, a differenza di quanto sempre accaduto con analoghe indiscrezioni in passato, non è stato accompagnato dal solito coro di “resta con noi” intonato dal palazzo, consapevole che stavolta l’annuncio è alle porte.
“Il presidente ella Repubblica – si è limitato a commentare il presidente del Senato Pietro Grasso- sono certo che darà, come ha dato, continuerà a dare, il massimo per essere utile al nostro Paese in qualsiasi modo e in qualsiasi funzione”. “Napolitano – ha detto il premier Matteo Renzi- è e resta una garanzia del Paese. Io non mi preoccupo di cosa farà il presidente della Repubblica, cerco di fare bene il mio lavoro di presidente del Consiglio”. A Napolitano anche Forza Italia, che con Silvio Berlusconi prim’attore della sua rielezione e primo suo detrattore dopo la mancata grazia motu proprio per la condanna che lo ha portato all’affidamento ai servizi sociali, è sembrata rendere l’onore delle armi. “Deciderà lui – ha dichiarato Giovanni Toti- e non sarebbe male se restasse ancorfa un pò”.
In ogni caso, ha messo in guardia il consigliere di Berlusconi- il “successore dovrà essere un nome di garanzia e nessuno pensi a forzature a maggioranza”. Eh già perchè nel palazzo è alla successione al Quirinale che ormai si guarda, partissima a cui sono legate molte altre: dalle riforme alla durata della legislatura. Beppe Grillo lo sa bene. E così oggi, dopo che il vicepresidente M5S della Camera Luigi Di Maio aveva aperto al confronto con il Pd sul nuovo capo dello Stato all’indomani dell’elezione insieme della nuova giudice costituzionale e del nuovo consigliere al Csm, il leader pentastellato ha voluto far sapere che la partitissima la vuole giocare anche lui. Perchè quando sarà finito “il ricatto al Parlamento del Capo dello Stato che decide lui quando dimettersi” quello che M5S intende fare è “spezzare il trio lescano Renzi-Napolitano-Berlusconi che governa e affossa il Paese”.