intro di Fabio Gallo
Ascoltare (o leggere) il prof. Alessandro Corneli è come bere direttamente alla sorgente. La dieta che raccomando di più in questo periodo è quella di praticare letture intelligenti, capaci di orientarci verso le grandi verità alla luce delle quali tutto ciò che sentiamo dire e ci accade intorno è più comprensibile. Quando si dice che ci sono cose più grandi di noi…, è proprio vero. Viviamo, si, ma in una realtà relativa: quella che vogliono farci vivere. Non vorrei perdeste per nessun motivo anche i commenti del dott. Giampiero Cardillo agli articoli di Alessandro Corneli. Per questo, li pubblicheremo. Buona lettura.
A cura di Alessandro Corneli /grrg.eu
Un approfondito articolo del prof. Andrea Manzella (non è un giovane: è nato nel 1933) su Repubblica di oggi 10 luglio fa capire come si stiano evolvendo i rapporti istituzionali in seno all’Ue (ovvero come si distribuisce il potere tra Consiglio, Commissione e Parlamento) e perché le battaglie per la nomina di Juncker e dei diversi commissari assumano un significato nuovo rispetto al passato. La Commissione, infatti, avrà un peso maggiore e crescente, configurandosi sempre più come il supergoverno europeo, in grado anche di correggere eventuali “distorsioni” imposte dal Consiglio, dove i capi di governo tendono a privilegiare le posizioni “nazionali”.
L’evoluzione istituzionale della Ue non sfugge, evidentemente, a Mario Draghi, che proprio ieri ha detto che l’Europa dovrebbe avere un potere di “governance sulle riforme strutturali” di cui i suoi Paesi membri hanno, in varia misura, quasi tutti bisogno. La preoccupazione è ovvia: evitare che le “riforme” adottate in un Paese lo allontanino (anziché avvicinarlo) dalla rotta europea. Discorso molto probabilmente indirizzato anzitutto all’Italia che, sulla strada delle riforme, procede in maniera assai confusa. Ad esempio, l’idea di modificare il meccanismo di elezione del Capo dello Stato – i primi quattro scrutini con una maggioranza dei due terzi, i secondi quattro scrutini con una maggioranza dei tre quinti, dal nono scrutinio con la maggioranza assoluta – non si capisce come e quanto sia “europea” e non nasconda, invece, il desiderio di ridurre il prestigio del presidente della Repubblica, eletto eventualmente solo quando scatta la terza e minimalista opzione.
Proprio oggi, il settimanale tedesco Die Zeit ha parlato di Draghi, chiedendosi se non stia per trasferirsi a Roma, come prossimo presidente della Repubblica: un Presidente che, certamente, vigilerebbe sul mantenimento della rotta europea da parte dell’Italia.
Dove va l’Europa e dove vanno i suoi singoli membri è quindi di grande importanza anche per i soggetti terzi, gli “osservatori interessati”, il primo dei quali è l’alleato americano. La notizia di oggi è che, dopo le intercettazioni della Nsa sul telefono cellulare di Angela Merkel, e dopo la scoperta che la Cia aveva “agganciato” un funzionario del servizio segreto tedesco, adesso è scoppiato un secondo caso con la scoperta di un’altra spia tedesca al servizio degli Usa, ma questa volta proveniente dal servizio di controspionaggio delle forze armate.
Questa particolare attenzione dell’intelligence Usa per la Germania– particolare solo perché è emersa? – indica che oltre Atlantico si attribuisce grande importanza alle scelte politiche di Berlino per la sua indiscussa leadership europea. Senza dubbio agli americani interessa sapere quanto sono profondi i legami tra la Germania e la Russia, sua principale fornitrice di energia; quanto si stiano rafforzando i legami economici (e, in futuro, forse, anche quelli monetari) tra Berlino e Pechino (da cui la Merkel è appena rientrata); come realmente la Germania veda l’evoluzione della situazione in Medio Oriente, dalla Turchia all’Arabia Saudita, passando per l’Iran e Israele. In sostanza: accertare se la Germania è allineata sulla politica globale degli Stati Uniti o se stia perseguendo un proprio disegno che si trascinerebbe dietro tutta l’Europa.