di Alessandro Corneli /
Giorgio Napolitano ha imposto a Matteo Renzi una breve pausa di riflessione per formare la squadra di governo. Riflessione significa contrattazione con altre partiti politiche e ambienti che contano. Tra i nomi ch circolano, ce ne sono alcuni che non si vorrebbero sentire: uno per tutti, anche quello di Giuliano Amato all’Economia. Nessuno deve pensare che la recente nomina a giudice costituzionale sia la destinazione finale di questo personaggio. Il suo obiettivo era, e resta, il Quirinale. Napolitano farà di tutto perché ciò accada. Per questo motivo, è stato messo in circolazione anche il nome di Romano Prodi. I due potrebbero elidersi. Ma se l’uno o l’altro entrasse nel Governo, il ruolo di Renzi risulterebbe ridimensionato, e più in presenza di Amato che di Prodi.
Questo fa pensare che la “staffetta” Letta-Renzi sia meno semplice e lineare di quanto finora apparso. Ci sono in ballo due cose grosse, che marciano in parallelo. La prima è il posizionamento dell’Italia verso l’Europa. L’impressione è che Renzi voglia un po’ di briglia sciolta ma non si renda del tutto conto di che cosa questo potrebbe significare: un esempio per altri Paesi con ripercussioni destabilizzanti per gli equilibri europei. La seconda cosa grossa in ballo è la successione di Napolitano, appuntamento sempre decisivo nella storia della Repubblica. Napolitano ha garantito l’ancoraggio dell’Italia all’Europa. Il successore farà altrettanto?
La questione è stata così sintetizzata da Eugenio Scalfari (Repubblica, 16 febbraio): “Se rispetta gli impegni con l’Europa il suo governo sarà eguale a quello di Letta e non molto più veloce nelle realizzazioni; se non li rispetta innescherà il commissariamento europeo e i sacrifici ancora maggiori sugli italiani”. Come dire: con Renzi le cose non cambieranno rispetto al governo Letta ma se cambieranno, cambieranno in peggio. È una previsione o è una minaccia? Tutto questo, prima di conoscere la sua squadra e il suo programma in dettaglio. Leggendo questo articolo, Renzi si sarà sentito forte e libero oppure no?
Eugenio Scalfari ha scritto su Renzi cose che, nel dibattito politico italiano, sono velenose. Ha scritto che “Renzi è un Berlusconi giovane”; che “somiglia moltissimo Berlusconi per quanto riguarda le sue capacità di seduzione”. Ancora: “Il pregio di Renzi è sempre stato quello d’essere d’accordo con tutti affinché tutti siano d’accordo con lui. In più – e non è poco – ci mette la sua ‘smisurata ambizione’ e la sua smisurata vitalità”.
Si comprendere bene che ciò che non va giù è che Renzi si sia accordato con Berlusconi sulle riforme. Con due effetti. Il primo effetto è che Berlusconi ha confermato il suo appoggio alle riforme, purché non siano ritardate e rinviate (quindi c’è già l’ipotesi che lo siano, se non altro per prolungare la vita del Senato). Il secondo effetto è che è salita di colpo, improvvisamente, la polemica tra FI e NCD di Alfano. L’obiettivo è di ridurre il margine di manovra di Renzi, condizionandolo prima ancora che muova i primi passi. Facendo capire che anche lui è “transitorio” e che restare al governo fino al 2018 non dipende da lui.