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venerdì, Novembre 22, 2024

Silvio Berlusconi e Matteo Renzi: in due ore e mezza i termini dell’accordo

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Silvio Berlusconi e Matteo Renzi

di Alessandro Corneli /

Matteo Renzi ha rotto il tabù, ha sfidato una parte importante del suo partito e ha incontrato Silvio Berlusconi con, all’ordine del giorno, il sistema elettorale, la trasformazione del Senato e la riforma del Titolo V della Costituzione.

Al termine, Renzi ha dichiarato: “C’e’ una profonda sintonia sulla legge elettorale verso un modello che favorisca la governabilità, il bipolarismo e che elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli”. Ha quindi esteso questa sintonia alla riforma del Titolo V della Costituzione e alla ”trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie”, con la clausola che i suoi membri ”non percepiscano indennità e che non vi sia una loro elezione diretta”. In una nota, Berlusconi ha fatto sapere che “l’accordo con Renzi prevede una nuova legge elettorale che porti al consolidamento dei grandi partiti in un’ottica di semplificazione dello scenario politico”. Entrambi hanno auspicato che le altre forze politiche diano il loro contributo in Parlamento alla rapida approvazione della legge (elettorale). Definiti i dettagli, la proposta di riforma della legge elettorale sarà annunciata lunedì pomeriggio alla Direzione del Pd da parte del Segretario Renzi.

La “giustificazione” politica del suo operato era stata anticipata da Renzi in poche parole: bisogna  ”trattare con Forza Italia per non andare al governo con Forza Italia”. Poi ha detto che, a suo parere, “se  c’è un accordo vero tra Pd e Forza Italia anche Alfano ci sta”. Poi ha preso le distanze dai suoi compagni di partito: “E’ arrivato il momento di cambiare e io sto mettendo la faccia su una cosa che non sono riusciti a fare quelli di prima”. E, un po’ provocatoriamente, ha chiosato che l’obiettivo è un sistema in cui si fermi “il ricatto dei partitini”.

Ora la questione è: se Renzi e Berlusconi raggiungono un’intesa sulla legge elettorale e l’approvano – si parla del modello spagnolo italianizzato, cioè con premio di maggioranza – che cosa faranno gli alleati del Pd? Se non l’accettano, si va alla crisi di governo e alle elezioni anticipate con la nuova legge (posto che non venga affossata da parlamentari dissidenti del Pd, ciò che comporterebbe le dimissioni di Renzi dalla Segreteria e un bel caos). Se, tutti o alcuni, l’accettano, il governo rimpastato va avanti: molto dipenderà da Enrico Letta. È chiaro che se la nuova legge fosse votata solo dal Pd e da Fi, si prefigurerebbe una “grande coalizione” tra questi due partiti dopo il voto con il M5S (e qualche leghista) all’opposizione. Gli altri partiti scomparirebbero o quasi. Per rafforzare questo scenario, sarebbe opportuno, nella nuova legge elettorale, prevedere il rimborso solo ai partiti che abbiano avuto candidati eletti (come in Spagna).

E’ evidente che se si approva rapidamente la legge elettorale in una situazione che porta alle elezioni, saltano le altre riforme costituzionali.

Anche Renzi è di fronte a una sceltapuntare alla maggioranza da solo o alla guida di una coalizione che salverebbe i piccoli partiti. Dalle sue parole, sembra intenzionato a sfidare la sorte, altrimenti si ritroverebbe a guidare un governo come Monti o come Letta.  A Berlusconi andrebbe bene formare una grande coalizione come in Germania, che farebbe fuori tutti gli altri partiti di centrodestra e, nella sostanza, lo riabiliterebbe nonostante la condanna e l’interdizione. Una riabilitazione di fatto gliel’ha già data Renzi. E proprio questo gli rimproverano i suoi avversari interni. Ragione per cui anche lui vorrebbe rottamarli definitivamente.

L’incontro con Berlusconi è un fatto, che viene dopo tante parole. Adesso bisognerà attendere la Direzione del Pd di lunedì: se Renzi la dominerà e se sarà in grado di mantenere compatti i gruppi parlamentari. Se il Pd, come alcuni sostengono, assomiglia sempre più alla vecchia Dc, non sarà facile.

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