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Alta Corte dei Diritti dell’Uomo: arrivata la seconda condanna per l’Italia

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Maurizio Belpietro: si pronuncia a suo favore Alta Corte dei Diritti dell’Uomo

E’ giunta la seconda condanna per l’Italia. La prima ottenuta dall’istanza esposta all’Alta Corte di Strasburgo dal Giornalista napoletano Roberto Ormanni per la vicende giudiziaria che coinvolse il noto coreografo di RAIUNO Fabio Gallo; la seconda, eccola appena pronunciata dalla Grande Corte dei Diritti Umani, è per il caso Belpietro condannato a Milano a 4 mesi. Ora, esattamente come nel caso di Roberto Ormanni, l’Italia dovrà risarcire il Giornalista. Un evidente piaga che la politica italiana dovrà sanare, prima o poi perché, come dice l’Alta Corta di Strasburgo, “Condannare un giornalista alla prigione è una violazione della libertà d’espressione, salvo casi eccezionali”.

La prima condanna giunse all’Italia il 17 Luglio 2007 a favore del Giornalista Roberto Ormanni a favore del quale intervenne la sentenza dell’Alta Corte che tutela i Diritti fondamentali dell’Uomo che condannò il Governo italiano a risarcire i danni provocati al Giornalista Ormanni che, a parere dei Giudici di Stasburgo, aveva diritto di esprimere attraverso gli organi della Stampa il punto di vista del noto artista di RAIUNO che fu soggetto ad una vera e propria persecuzione da parte dell’allora Procuratore della Repubblica di Cosenza Alfredo Serafini. Una persecuzione senza precedenti nella storia giudiziaria italiana. Il procuratore, infatti, tentò in tutti i modi di trascinare il noto artista senza mai riuscirvi proprio grazie ai suoi stessi colleghi che in diverse sedi di giudizio proscioglievano puntualmente l’artista, anche dopo lunghi processi, proprio come quelli svoltisi nel Tribunale di Milano.

Oggi, la storia si ripete con il Giornalista Belpietro
Il direttore di “Libero”, Maurizio Belpietro, ha vinto il ricorso a Strasburgo contro la condanna per diffamazione inflittagli per la pubblicazione, nel novembre 2004, di un articolo ritenuto diffamatorio nei confronti dei magistrati Giancarlo Caselli e Guido Lo Forte. Per la Corte europea dei diritti dell’uomo, infatti, condannare un giornalista alla prigione è una violazione della libertà d’espressione. Lo Stato ora dovrà risarcire Belpietro.

La condanna a Belpietro – Maurizio Belpietro fu condannato per diffamazione a quattro mesi di carcere, poi sospesi, per aver pubblicato, nel novembre 2004, un articolo firmato da Raffaele Iannuzzi dal titolo “Mafia, 13 anni di scontri tra pm e carabinieri”, ritenuto diffamatorio nei confronti dei magistrati Giancarlo Caselli e Guido Lo Forte.

Per i giudici di Strasburgo: pena troppo severa – 
I giudici di Strasburgo nella sentenza spiegano che una pena così severa rappresenta una violazione del diritto alla libertà d’espressione del direttore di Libero. La Corte sottolinea infatti che Belpietro venne condannato dalla Corte d’Appello di Milano non solo a risarcire Lo Forte e Caselli per un totale di 110mila euro, ma fu anche condannato a quattro anni di prigione. Secondo la Corte è questa parte della condanna, anche se poi sospesa, a costituire una violazione della libertà d’espressione. La prigione per un reato commesso a mezzo stampa è quasi sempre contro la libertà di espressione – La Corte infatti ritiene che, nonostante spetti alla giurisdizione interna fissare le pene, la prigione per un reato commesso a mezzo stampa è quasi sempre incompatibile con la libertà d’espressione dei giornalisti, garantita dall’articolo 10 della convenzione europea dei diritti umani. Solo in circostanze eccezionali, come per esempio nel caso di incitamento alla violenza o di diffusione di discorsi razzisti, può essere ammessa. Secondo i giudici di Strasburgo, nonostante l’articolo di Iannuzzi sia stato giustamente considerato diffamatorio, esso non rientra in quei casi eccezionali per cui può essere prevista la prigione.
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