”L’uccisione di civili in Siria e’ ”un’oscenita’ dal punto di vista morale”, l’attacco della scorsa settimana dovrebbe ”scuotere le coscienze nel mondo. Siamo in possesso di molte informazioni circa il ricorso alle armi chimiche, e molte altre le stiamo valutano assieme agli alleati”. Così John Kerry, Segretario di Stato Usa, che parla di un uso ”indiscriminato” e ”su larga scala” dei gas. ‘Non e’ possibile giustificare l’uso di armi messe al bando da tutta la comunita’ internazionale, si tratta di qualcosa che dovrebbe colpire tutto il mondo. E’ reale: armi chimiche sono state usate in Siria”: la Siria non puo’ nascondere che armi chimiche sono state usate, afferma Kerry sottolineando che il regime siriano mantiene la custodia delle armi chimiche. ”Quello che abbiamo visto la scorsa settimana in Siria dovrebbe scioccare le coscienze. L’uccisione indiscriminata di civili, di donne e bambini e di innocenti con armi chimiche e’ un’oscenita’ morale. E’ sotto ogni punto di vista imperdonabile e innegabile”. Il nostro comune senso di umanita’ e’ offeso non solo da questo crimine codardo ma anche dal cinico tentativo di coprirlo” afferma Kerry, sottolineando che l’atteggiamento del governo siriano non e’ stato quello di qualcuno che non aveva nulla da nascondere, ”non era quello di un regime che voleva provare al mondo di non aver usato armi chimiche. Obama – spiega il Segretario – assumera’ una decisione informata su come rispondere. Il presidente ritiene che chi e’ responsabile dello’uso di armi chimiche deve essere chiamato a risponderne.
USO DELLE ARMI CHIMICHE E’ INNEGABILE
L’uso di armi chimiche e’ innegabile e ci ”sono pochi dubbi” sul fatto che sia stato il governo di Assad a usarle: ”continuiamo a rivedere le opzioni con i consiglieri nazionali, i partner internazionali e il Congresso”. Lo afferma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, sottolineando che Obama non ha ancora deciso e poi spiega: ‘Non vogliamo speculare su possibili risposte”.
OBAMA INCONTRERA’ PUTIN
Nel corso del vertice del G20 in programma a San Pietroburgo ai primi di settembre, il presidente americano Barack Obama si incontrera’ ”certamente” con il presidente russo Vladimir Putin. Lo ha detto oggi il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, spiegando che i due leader si incontreranno visto che Putin ospita il vertice, senza pero’ fare riferimento ad un bilaterale.
Italia, superato punto di non ritorno:
In Siria “si è oltrepassato il punto di non ritorno”, ma la soluzione della crisi deve essere “multilaterale”, per questo si susseguono i “contatti con gli alleati europei e americani”. La posizione del governo italiano che emerge dalla riunione a Palazzo Chigi tra Enrico Letta, Angelino Alfano e i ministri Emma Bonino e Mario Mauro, esprime la “condanna totale” dell’atteggiamento di Bashar al Assad e fa appello a una soluzione che abbia una mandato internazionale, pur non chiarendo sotto quale cappello. In giornata i ministri di Esteri e Difesa avevano messo in guardia da un’azione militare che non abbia una copertura del Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Impraticabile”, l’ha definita Bonino invitando alla prudenza e alla lungimiranza: prima di assumere qualsiasi iniziativa, “bisogna pensarci mille volte” perché “le ripercussioni sarebbero drammatiche”. Commentando a Radio Radicale l’uso “abbastanza assodato” di armi chimiche in Siria, il capo della diplomazia italiana – che negli ultimi giorni ha avuto contatti con i colleghi americani e russi John Kerry e Serghei Lavrov, ma anche regionali, tra cui l’iraniano Mohammad Javad Zarif – ha chiesto a quelle capitali che hanno “indizi univoci” sulla responsabilità del regime di Bashar al Assad di condividerle e presentarle all’Onu: le decisioni che ne deriverebbero “hanno implicazioni tali” da far sperare di “non ripetere posizioni per lo meno dubbie” assunte in passato. Bonino non ha direttamente nominato le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, pretesto per l’attacco americano in Iraq, ma ha suggerito quello che i radicali invocarono invano nel 2003 per evitare il bagno di sangue sulle rive dell’Eufrate: una campagna internazionale per l’esilio di Assad, che apra le porte a un governo transitorio. O, in alternativa, il deferimento del presidente siriano alla Corte penale internazionale.
Spari sugli ispettori Onu, raccolti “campioni” – La prima giornata di indagini degli ispettori delle Nazioni Unite dalle quali può dipendere un intervento militare in Siria è cominciata sotto il tiro dei cecchini. Spari di non meglio precisata provenienza hanno infatti tentato di impedire agli esperti Onu – presenti sul terreno per indagare sul presunto uso di armi chimiche – di recarsi in uno dei sobborghi della capitale colpito, secondo testimoni e medici, dall’ “attacco chimico” del 21 agosto scorso che avrebbe causato la morte di centinaia di persone. Gli esiti della delicata missione delle Nazioni Unite, per quattro lunghi mesi osteggiata dalle autorità siriane che solo ieri e dopo cinque giorni dal sospetto bombardamento hanno concesso i permessi agli esperti internazionali, sembrano essere decisivi nel dare sostegno o meno all’ipotesi di un’azione militare occidentale contro il regime degli Assad, al potere da quasi mezzo secolo. Una parte degli ispettori Onu è comunque riuscita a penetrare a Muaddamiya, depresso sobborgo stretto tra l’aeroporto militare di Damasco e l’ormai distrutta cittadina di Daraya. Per gli spari dei “cecchini”, il regime ha accusato “bande armate”, mentre gli attivisti dei Comitati di coordinamento locale, espressione di quel che rimane della cittadinanza locale, hanno riferito di colpi “provenienti dal posto di blocco dei servizi di sicurezza militari e dei comitati popolari”, in riferimento alle milizie del regime che controllano gli accessi al sobborgo.