La Corte di New York boccia l’intesa tra il motore di ricerca e le associazioni di categoria americane: “Crea un vantaggio sui concorrenti, potrebbe violare le norme antitrust”.
In USA il caso è stato sollevato da Microsoft e Amazon. In Italia, invece, da Fabio Gallo studioso e appassionato di intelligenza connettiva che aveva già segnalato la possibile intromissione nei diritti di sfruttamento dei beni Culturali italiani e di pericolosa “gestione della conoscenza” agli organi preposti del Governo.
Oggi la Giustizia americana respinge l’accordo dal valore di 125 milioni di dollari fra Google e gli Editori sui diritti d’autore per la creazione della maggiore biblioteca digitale al mondo.
L’accordo fra Google e gli Editori, siglato nel 2005, avrebbe consentito a Mountain View di distribuire milioni di libri su internet in cambio della condivisione dei ricavi ottenuti.
Il Giudice Danny Chin nel motivare la propria decisione ha detto che l’accordo darebbe a Google un “significativo vantaggio sui suoi competitor”.
Da una libreria universale molti trarrebbero vantaggi, è ovvio, ma il progetto “va troppo in là” e Google si troverebbe ad avere molti diritti “senza il permesso dei titolari di copyright”.
Anche il dipartimento di Giustizia statunitense ipotizza che Google, attraverso questa intesa, potrebbe violare la legge americana sull’antitrust e quella sul diritto d’autore.
Tra i critici dell’accordo tra Google, Authors e Association of American Publishers ci sono Amazon (il cui e-book reader Kindle non è compatibile con la libreria di Google) e Microsoft.