“E’ stato un lavoro intenso e faticoso, ma un vero dono di Dio che porterà sicuramente i suoi frutti”: così Papa Bergoglio, all’Angelus, ha ricordato il Sinodo appena concluso. “Si è conclusa l’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. Invito tutti a rendere grazie a Dio per queste tre settimane di lavoro intenso, animato dalla preghiera e da uno spirito di vera comunione.
E’ stato faticoso, ma è stato un vero dono di Dio, che porterà sicuramente molto frutto”, ha detto Bergoglio, ricordando che “La parola ‘sinodo’ significa ‘camminare insieme’. E quella che abbiamo vissuto è stata l’esperienza della Chiesa in cammino, in cammino specialmente con le famiglie del Popolo santo di Dio sparso in tutto il mondo”.
Il Sinodo ha approvato per un solo voto (178 sì su un quorum richiesto di 177) l’apertura della Chiesa ai divorziati, voluta da Francesco. La parola-chiave, “comunione”, nella relazione finale del Sinodo sulla famiglia non c’è: se fosse stata citata esplicitamente probabilmente i bergogliani sarebbero andati sotto, come si direbbe in Parlamento. Ma il concetto, al netto del linguaggio un po’ involuto, è chiaro: sarà il confessore, o il padre spirituale, che, in base alle indicazioni dei vescovi, deciderà caso per caso se dare o meno l’ostia, il sacramento dell’eucaristia ai divorziati risposati. Il Sinodo “non è un Parlamento”, “non è un parlatoio”, aveva detto Papa Francesco aprendo, tre settimane fa, l’assemblea ordinaria del Sinodo, la seconda in due anni, dopo quella straordinaria dell’anno scorso, con la quale ha voluto radunare vescovi di tutto il mondo a Roma per parlare della famiglia.
Alla fine, però, è con un’occhio al pallottoliere, nella più classica delle sedute parlamentari, con un confronto serrato tra riformisti e rigoristi, con una vittoria ai punti per il rotto della cuffia, che Jorge Mario Bergoglio ha vinto l’assemblea. Il tema scelto, la famiglia, divide la Chiesa. Ci sono culture diverse, sensibilità ideali e ideologiche differenti, questioni disparate.
Tanto che al sinodo straordinario di un anno fa la relazione finale non aveva raggiunto il quorum dei due terzi su tre paragrafi relativi alle due questioni più controverse, la comunione ai divorziati risposati e l’omosessualità. La battaglia sinodale, quest’anno, non è stata meno agitata.