Milano, 24 ago. (askanews) – La crisi cinese, con la Borsa di Shanghai che ha lasciato sul terreno l’8,5% (il calo giornaliero più pesante da febbraio 2007), hanno mandato letteralmente nel panico i mercati mondiali. Un vero e proprio panic-selling innescato dai timori di una brusca e duratura frenata dell’economia cinese, a cui si sono aggiunti, in una catena di eventi legati tra loro, il crollo delle materie prime, con il prezzo del petrolio piombato ai livelli del 2009, e le turbolenze sulle valute dei paesi emergenti mentre l’euro è volato fino a toccare un picco oltre 1,17 dollari.
Un lunedì nero iniziato questa mattina con i tonfi degli indici asiatici (Tokyo ha perso il 4,6%) e proseguito poi in Europa – con flessioni che hanno superato nel primo pomeriggio anche gli otto punti percentuali – e a Wall Street, con il Dow arrivato a cedere mille punti nei primi istanti di scambi. Perdite giornaliere record per ritrovare le quali bisogna tornare al 2008, con la bancarotta di Lehman Brothers. Sul finale gli indici del Vecchio Continente hanno cercato di limitare i danni ma il risultato è comunque pesantissima: Milano ha perso il 5,96% – peggior seduta dall’agosto 2011, in piena crisi dello spread – Parigi il 5,35%, Madrid il 5,06%, Francoforte il 4,7%, Londra il 4,67%.
Da brividi il bilancio di Atene che ha chiuso con un ribasso del 10,54% a 568,38 punti, sui minimi degli ultimi tre anni. Sul mercato obbligazionario, lo spread tra Btp e Bund decennali si è portato in area 130 punti: solo una settimana fa viaggiava in area 115.