Il governo è alle prese con il Def che sarà sul tavolo del consiglio dei ministri martedì prossimo. Il via libera è atteso tre giorni dopo, venerdì 10 aprile. Nel documento, da quanto si apprende, si esprimerà l’idea che per l’Italia il peggio è passato anche se resta d’obbligo la prudenza. La stima di crescita per il 2015, secondo quanto annunciato dal ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, qualche giorno fa, sarà fissata allo 0,7%. Il rapporto deficit-Pil dovrebbe attestarsi al 2,6%. Sul piano dei tagli alla spesa verrebbero contabilizzati risparmi aggiuntivi per 10 miliardi di euro. Mentre ci si prepara a mettere di nuovo mano alle tasse sulla casa con l’obiettivo di far partire dal 2016 un’unica “local tax” comunale (che assorbirebbe Imu, Tasi e altre imposte locali).
Come riferito in audizione dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, l’intenzione è quella di essere “il più espansivi possibili” a “sostegno dell’occupazione e degli investimenti a livello locale”.
Una sfida che l’esecutivo ha sempre detto di voler vincere è quella di voler trovare le risorse per disinnescare la mina delle clausole di salvaguardia, a cominciare dall’aumento dell’Iva e delle accise.
Il governo punta a sfruttare la flessibilità europea connessa al percorso di attuazione delle riforme. E conta anche di avvantaggiarsi dei minori interessi dovuti al taglio dello spread, come dell’euro debole e del calo dei prezzi del petrolio, oltre all’effetto del Qe.
Sul piatto, ci sarebbero dunque per il prossimo anno 10 miliardi da ricavare con un ulteriore pezzo di spending review. Nel pacchetto anche l’avvio del processo di revisione delle agevolazioni fiscali, non solo per i cittadini ma anche per le imprese; e il piano sulle partecipate su cui ancora si sta discutendo quale sarà il punto di caduta (rispetto a quanto aveva ‘suggerito’ l’ex commissario alla Spending Carlo Cottarelli che aveva previsto la mano pesante con la riduzione da 8mila a mille in tre anni).
Dopo l’ok del consiglio dei ministri, il documento verrà immediatamente trasmesso al Parlamento per il voto sulla risoluzione ed entro il 30 aprile dovrà essere trasmesso a Bruxelles.