Una nuova vitalità culturale sta diffondendosi nella provincia di Cosenza grazie alle attività che si stanno svolgendo in San Giovanni in Fiore ad opera dell’Amministrazione 2010/2011.
Dal cuore della nuova Amministrazione Comunale che per questo motivo si definisce 2010/2011 sta prendento vita una tessitura di eventi capaci di ridare cridibilità al territorio provinciale di Cosenza, Città di Cosenza inclusa e che si differenzia soprattutto per il fatto che, facendo cultura a questi livelli, si sta iniziando a fare Politica per il Territorio.
DI COSA SI TRATTA
Questa volta si tratta di un evento culturale che mira a responsabilizzare i cittadini nella direzione di un problema molto discusso e mai definito i cui danni potrebbero ricadere, come pare che sia dalle centinaia di morti sospette, sulla comunità calabrese: le Navi dei Veleni.
In tal senso qualcuno alzando la voce potrebbe dire che la Mafia è ovunque (..e avrebbe ragione). Purtroppo tale assunto non basta ad esorcizzare i problemi, Anzi! In questo caso se fosse tutto vero neanche Dio, il Creatore in persona potrebbe fare nulla. E’ giusto che le madri sappiano che la causa della morte prematura di tanti figli non è di Dio.
GIOVANNI IAQUINTA: l’Assessore alla Cultura del Comune di San Giovanni in Fiore
Le condizioni per ospitare l’evento sono state create dall’Assessore alla Cultura Giovanni Iaquinta espressione di un Governo comunale che sta rivoluzionando il “farePolitica” e che intende aggregare – come sta facendo – ogni forza positiva capace di creare sviluppo e Trend Positivo per la Società civile ed il territorio. Parliamo di San Giovanni in Fiore, nel cuore della Sila, la città scelta dall’Abate Gioacchino da Fiore, nel Parco Nazionale che compone l’Altopiano più esteso d’Europa. E da qui che Giovanni Iaquinta, unitamente ai colleghi della Giunta, intende operare un vero e proprio miracolo sul piano della reinterpretazione del territorio che può aspirare ad essere un esempio di operosità a favore di nuove e sane economie capaci di impiegare giovani coerenti e coraggiosi, capaci di interpretare le esigenze di una terra incantevole e difficile allo stesso tempo.
Gli Ospiti: MANUELA IATI’ E GIUSEPPE BALDESSARRE
Ospiti dell’Amministrazione Comunale i due noti giornalisti Manuela Iatì e Giuseppe Baldessarro autori del libro “Avvelenati” (Città del Sole Edizioni, 16 euro), entrambi di Reggio Calabria.
Ad accoglierli i Cittadini di San Giovanni in Fiore (gremita la sala conferenze dello Juri Cafè), il Sindaco Antonio Barile, l’Assessore alla Cultura Giovanni Iaquinta, il moderatore Fabio Gallo fondatore della Carta della Pace per la Tutela della Memoria, dei Diritti dell’Uomo e dell’Ambiente, CEO di ComunicareITALIA, il Prof. Luigi Gallo professore di Filosofia.
La prefazione del libro è a cura di Antonio Nicaso (Caulonia, 1964) giornalista, scrittore, ricercatore, uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta a livello internazionale, nonché consulente Unico FBI sulla criminalità organizzata in Calabria.
L’ambiente e l’aria che si respira
La suggestiva presenza dell’Abbazia di Gioacchino da Fiore, a pochi metri dalla conferenza, ha offerto le coordinate culturali all’interno delle quali si è tenuta la conferenza voluta dall’ Amministrazione Comunale a sostegno di una vivacità intellettiva mirata al riscatto di un territorio prezioso come pochi in Italia per l’ambiente naturale e per il potenziale che esprime in termini di possibile economia del Turismo.
Quando si parla delle navi dei veleni tutti sappiamo di cosa si parla perché hanno dominato la stampa internazionale per mesi. Ci sono oltre 50 relitti che sono stati affondati tra Jonio e Tirreno calabro accusati di potere contenere scorie radioattive di estrema pericolosità e sulle quali la politica italiana ha spento le indagini.
“AVVELENATI”: MANUELA IATI’ E GIUSEPPE BALDESSARRO
Per questo Emanuela Iatì e Giuseppe Baldessarro ampliano il termine “Avvelenati” rapportandolo all’intera Società civile di cui una parte, a più livelli, dalla Politica, ai Servizi Segreti, alle Istituzioni e, ovviamente tutta la società mafiosa, è avvelenata da un modo di fare e di pensare che tende alla distruzione dell’uomo sulla terra solo per danaro. Una società che determina la sua stessa morte è una società di “avvelenati”.
Suggeriamo al lettore di acquistare il libro anche perché in esso, oltre ad una storia che merita di essere fondamento di donne e uomini dell’era moderna, sono riportati in copia anastatica tutti i documenti reperiti, anche molto riservati, dai quali si potrà comprendere il livello di verità raggiunto dai due giornalisti. Questa l’introduzione al libro della Casa Editrice “La Città del Sole” dalla quale potrete acquistare il libro on line.
ANTONIO BARILE: il Sindaco di San Giovanni in Fiore
“I complimenti – afferma il Sindaco di San Giovanni in Fiore Antonio Barile – vanno a tutta la nostra Amministrazione e all’Assessore Giovanni Iaquinta vero trascinatore e animatore politico che ha deciso di restituire all’intera società della Città Florense una vitalità culturale e politica che amo definire di carattere ‘spirituale’. Noi facciamo quella “Politica” di cui nessuno si dovrà vergognare; una politica pensate a misura per la nostra gente e del nostro territorio perché essa possa essere più cosciente delle cose che accadono e responsabile nell’agire. E non è una follia pensare che la presenza di Gioacchino da Fiore – ha affermato il Sindaco – possa e debba diventare la realtà di un territorio per troppo tempo morto soprattutto a se stesso e di conseguenza incapace di rappresentarsi all’esterno. Sono molto preoccupato, però, perchè se i contenuti di questo libro dovessero avere tristi riscontri, allora per davvero inizierebbe un momento drammatico per l’economia della Calabria e per la salute dei calabresi. E’ dunque importante che i Sindaci inizino ad esercitare i loro poteri e i diritti dei cittadini per scongiurare un futuro così aggresso e disarmante che non sarebbe più alla portata dell’uomo. Una nuova coscienza politica capace di opporsi alle mafie sin dal loro nascere perché è così – ha concluso il sindaco – che eviteremo ai giovani di essere “avvelenati” da un futuro che la Mafia costruisce per loro”.
“QUESTA SORIA DEVE ESSERE RACCONTATA PERCHE’ UCCIDE LA NOSTRA GENTE”
“Il nostro libro esprime una raccolta di dati reali, concreti, uniti da un valore unico che è la ricerca della verità per la quale noi giornalisti ci prodighiamo. La ricerca di queste verità spesso costano anche la vita com’è successo ad Ilaria Alpi. Sappiamo anche di avere a che fare con ambienti il cui unico fine è costituito da azioni non rimandabili: il disfarsi di scorie nucleari velenose e mortali e il danaro. Siamo allo stesso tempo consapevoli che in questa storia sono tessuti all’interno di una stessa maglia Servizi Segreti di diversi Governi, Mafia, Politica e molto più. Tutti, evidentemente, insieme per lo smaltimento di Scorie nucleri. Ma questo è il nostro lavoro ed è quello che la gente deve sapere “. Manuela Iatì è la prima a parlare e ad andare dritta al cuore del problema. “Esistono decine di potenziali Navi dei veleni nei nostri mari “e non vuol dire – spiega Giuseppe Baldessarro – che tutte siano state affondate perché cariche di scorie avvelenate, ma di sicuro esiste un fenomeno sul quale i politici italiani dovrebbero indagare. Difficile accontentarci di una singola ispezione del Ministero dell’Ambiente per stabilire che la nostra gente è fuori pericolo”
Fu infatti il Ministro Prestigiacomo che nel mare mediatico che i stava sollevando intorno alle navi dei veleni, prima che esso assumesse dimensioni burrascose, decise di aprire un’indagine diretta ad espletare alcune verifiche che, però, in moltissimi, ritennero strumentali e insoddisfacenti. Il relitto in questione è quello al largo di Cetraro in provincia di Cosenza. Per l’indagine del Ministero il relitto individuato dalle ispezioni ministeriali non corrispondeva alle descrizioni del mercantile Cunski che si credeva trasportasse materiali velenosi e fosse stato affondato lì dalle ecoMafie.
“Le rilevazioni degli ispettori non ci dicono cosa ci sia dentro quella nave al largo delle coste calabresi, ma non ci chiariscono se vi siano altri relitti in zona. E noi sappiamo che ve ne sono a decine. Almeno 50. Forse ci saranno pure antichi galeoni pieni di tesori – ironizza Giuseppe Baldessarro – ma tra questi, fino a prova contraria, potrebbero esserci le Navi della dei Veleni”.
Di fatto una prima presa di coscienza sulla problematica delle navi dei veleni ha iniziato a fare luce su dati molto allarmanti dovuti alle indagini relative ai cittadini deceduti per tumori che potrebbero essere messi in relazione con le conseguenze di un simile disatro.
FABIO GALLO: Il moderatore
Grazie all’intervento dei cittadini presenti il moderatore Fabio Gallo ha avuto l’opportunità di ricordare che la mafia, prima che l’appartenenza ad un clan, è una condizione, uno status cui si aderisce, che si sceglie come forma di cultura e appartenenza. Una condizione che una volta accettata, genera la negazione della libertà e dei diritti altrui.
In tal senso Fabio Gallo ha distinto l’opera degli esecutori materiali da quella di coloro i quali decidono chi deve morire; allo stesso tempo a evidenziato i paradossi nell’opera di chi utilizza l’abito della Giustizia per mascherare interessi personali e mafiosi, sino all’opera di chi non fa nulla per evitare che altri soccombano, come nel caso dell’Istituto religioso Papa Giovanni XXII di Serra d’Aiello ove sono scomparse ben 12 persone ammalate e centinaia sono stati seviziati, per evidenziare che, purtroppo, nessuno sfugge alla tentazione del male e del tutto subito, neanche i religiosi. Per Fabio Gallo tutti essi sono egualmente MAFIA. Per questo, ha chiaramente detto il moderatore, per comprendere il lavoro di questi coraggiosi Giornalisti che lavorano in prima linea, bisogna scegliere da quale parte stare. E’ grazie a questi giornalisti che stiamo crescendo nella verità.
Fare Cultura in Calabria.
Fare Cultura è fare Società parlando delle cose della vita degli uomini. Fare cultura è dare voce al Teatro che narra la storia dell’Uomo con le sue vicende la propria natura, i suoi sogni, le sue contraddizioni, i suoi drammi. Ma fare cultura è anche dare voce alle Associazioni, alle Fondazioni, agli Artisti, agli Artigiani, alle Tradizioni. Fare cultura è anche aiutare le nuove generazioni a comprendere per quale motivo noi tutti siamo qui, su questo meraviglioso pianeta che dallo spazio si vede di colore celeste e anche quanto è costata ai nostri padri la chiave della nostra attuale esistenza.
Fare cultura è fare luce e, per questo, un Paese che smette di dare vita e risorse alla Cultura, induce i suoi figli al buio, ove tutto è possibile.
Una Società che fa Cultura ama la sua storia, tutela i suoi Beni Culturali, la Memoria, i Diritti dell’Uomo, tutela l’Ambiente.
Ma se nel nostro presente uno di questi fondamenti è trascurato allora significa che noi non siamo capaci di lavorare sul grande progetto del futuro.
l’Ambiente è uno dei colori più belli e significativi con cui ci è concesso di disegnare il futuro dell’Uomo.
Uniamo al nostro il contributo quello di GIAN LUCA ORSINI da Peace Reporter su “Avvelenati”
Ma che ce ne fotte a noi del mare! “Cumpari, ma se seminiamo tutta ssa merda in mare lo roviniamo!” “Ma che me ne fotte del mare! Coi soldi che ci danno pi st’operazione, il mare ce lo andiamo a trovare ai Tropici!”. Questo è pressappoco il succo della conversazione che Natale Iamonte, boss di Melito Porto Salvo, ha sul telefonino intercettato con un affiliato del suo clan; commentano l’affondamento della ‘Rigel’ della società maltese May Fair Shipping, sottonoleggiata a un broker scandinavo, che a sua volta aveva affittato la nave a un terzo broker e così via. Nel settembre 1997 caricano di candelotti il mercantile e lo affondano al largo di Capo Spartivento; uno degli angoli più suggestivi di Calabria, non lontano da dove le tartarughe Caretta Caretta si adagiano a nidificare in luglio, una tra le poche spiagge del Mediterraneo a poter assistere a questo rituale di vita, contaminata dalla morte. Morte dai carichi radioattivi, che venivano procurati dall’ingegnere-faccendiere Giorgio Comerio, padanissimo e immischiato anche nella vicenda di traffico di rifiuti nucleari verso le coste desolate somale, conclusosi con l’assassinio della giornalista Rai Ilaria Alpi e del tecnico Hrovatin. Solo uno, dei tanti casi che troverete in questo accurato racconto del primo martirio da scorie di un popolo intero, descritto in ogni suo risvolto: rifiuti tossici, scorie nucleari, materiali radioattivi, “che continuano a sparire in Italia – conclude Baldessarro – per andare dove non si sa. Forse i politici dovrebbero cercare di capirlo e spiegarlo ”
Gli autori Manuela Iatì e Giuseppe Baldessarro sono delle mosche bianche nel panorama dell’informazione italiana del Duemila: hanno un’abitudine un po’ demodé. Si sono fatti strada nel lavoro contando solo sul loro impegno e preparazione e senza santi in Paradiso. Ora ‘coprono’ quella disgraziata regione per il maggiore network televisivo mondiale – lei- e per il maggiore quotidiano italiano – lui.
Baldessarro è stato premiato come “Cronista dell’anno” per “aver descritto nelle sue cronache la nuova mafia, più ricca e potente del mondo”. Il riconoscimento intitolato a “Pippo Fava” gli è stato consegnato a Roseto degli Abruzzi.
Chi legge questo libro non avrà risposte. Non leggerà tirate retoriche. Verrà posto di fronte a dei dubbi, a delle domande e sarà costretto a interrogarsi sul nostro Paese. Altra cosa fuori moda di questi tempi: vi chiederete, se deciderete di leggerlo, che Governo è quello che lascia che nella Valle del fiume Oliva in Calabria depositi di scorie nucleari, accertati da diversi rilevamenti e da carotaggi del terreno sulle sponde, senza che siano rimossi in un territorio che potrebbe essere un eden naturale, boschivo e senza industrie, dove ci sono cluster tumorali con incidenze maggiori che nella Seveso e nella Brianza del disastro della Diossina, negli anni ’70. E questo Governo da sei mesi, quando furono scoperti i livelli degli isotopi radioattivi, anormali, non ha fatto nulla. Non un intervento, non una task force per rimuovere immediatamente i veleni che stanno facendo morire come mosche i calabresi. In questi tempi di Lega, ci sono terroni ancora più terroni degli altri terroni. Cosa importa se vivono tra la spazzatura nucleare?
MANUELA IATI’
Manuela Iatì vive e lavora a Reggio Calabria.
Giornalista professionista, dal 2006 è corrispondente di Sky TG24 per la Calabria.
Collabora con quotidiani e riviste regionali, è autrice di campagne di comunicazione sociale e cura le pubbliche relazioni e la comunicazione per enti e associazioni.
È direttrice responsabile di magazine di settore.
Per la sua attività nel giornalismo e la comunicazione, nel 2009 le è stato assegnato il Premio Internazionale Calabresi nel Mondo dall’Associazione internazionale Calabresi nel Mondo.
GIUSEPPE BALDASSARRE
Giuseppe Baldessarro vive e lavora a Reggio Calabria.
Giornalista professionista, è redattore a il Quotidiano della Calabria, per il quale si è occupato a lungo di politica.
Attualmente è cronista di giudiziaria. Dal 2005 scrive anche per la Repubblica.
È stato consulente giornalistico per programmi come Pane e politica, W l’Italia in diretta e Presa idiretta di Riccardo Iacona, su Rai Tre, e Malpelo di Alessandro Sortino, su La7.