Il Corriere della Calabria –
La Cassazione ha assolto stasera dall’accusa di abuso d’ufficio gli ex presidenti della Regione Calabria Agazio Loiero del centrosinistra e Giuseppe Chiaravalloti del centrodestra nell’ambito del filone principale del processo “Why not” del quale ben poco è rimasto in piedi dopo questo verdetto. L’indagine nata nel 2006 e condotta dall’allora pm Luigi De Magistris oggi sindaco di Napoli portò alla caduta del secondo governo di Romano Prodi.
ASSOLTO AGAZIO LOIERO DALLA CASSAZIONE
In particolare la Sesta sezione penale della Cassazione – discostandosi dalle richieste della Procura che aveva chiesto la conferma del verdetto della Corte di Appello di Catanzaro del 27 gennaio 2012 – ha annullato del tutto la condanna a un anno di reclusione per Loiero (assolto in primo grado) e il suo braccio destro Nicola Durante con la formula “per non aver commesso il fatto”. Per quanto riguarda Chiaravalloti (assolto in primo grado), i supremi giudici hanno annullato senza rinvio la prescrizione pronunciata in appello quando la Procura per lui aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi.
Per la Cassazione era “inammissibile” l’appello proposto dal pm contro l’assoluzione di Chiaravalloti. Per quanto riguarda Antonio Saladino, imprenditore ed ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria, la Cassazione ha disposto, anche nei confronti di Giuseppe Lillo, l’annullamento con rinvio della condanna per associazione a delinquere e l’annullamento senza rinvio in relazione ad alcuni capi d’accusa dichiarati estinti per prescrizione. Saladino e Lillo avevano le condanne più pesanti, rispettivamente tre anni e dieci mesi, e due anni. La Cassazione, inoltre, ha assolto Francesco Saladino con la formula “perché il fatto non sussiste”, in appello gli erano stati inflitti 4 mesi di reclusione. Per Antonio La Chinia i supremi giudici hanno dichiarato l’annullamento senza rinvio per non aver commesso il fatto in relazione a un capo di imputazione (il numero 6), e hanno rinviato per la rideterminazione della pena in relazione ai capi 3, 7 e 6. Nel resto il suo ricorso è stato rigettato, quindi una parte della condanna (pari a un anno e 9 mesi) è stata confermata ma è da ricalcolare nell’entità. Con riferimento alla condanna a un anno per Rinaldo Scopelliti, la Cassazione l’ha confermata disponendo solo l’esclusione dal verdetto di primo grado dell’accusa di peculato