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venerdì, Novembre 22, 2024

Rimpasto di Governo: Nitto Palma alla Giustizia e Bernini “Donna Ue”

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Nitto Pala su Il Parlamentare.it

Francesco Nitto Palma è il nuovo ministro della Giustizia. Prende il posto di Angelino Alfano, eletto lo scorso 2 luglio dal Consiglio nazionale primo segretario politico del Pdl. Domani si svolgerà la cerimonia del giuramento al Quirinale. Dopo settimane di impasse sul nome del nuovo Guardasigilli, ieri sera Silvio Berlusconi e i vertici del partito hanno trovato la quadra. E assieme al nome del nuovo titolare del dicastero di via Arenula, Berlusconi, che nel pomeriggio sale al Quirinale, al Capo dello Stato sottopone anche il nome del successore di Andrea Ronchi alle Politiche Ue. È l’avvocato Anna Maria Bernini.

Con le dimissioni di Alfano da ministro e riempite le caselle vacanti nel governo, ora il premier intende rilanciare l’azione dell’esecutivo, a partire dalle riforme. In un incontro a pranzo con i governatori del Pdl, Berlusconi avrebbe infatti spiegato che ora il governo ha tutte le carte in regola per andare avanti con determinazione. Così come il segretario del Pdl potrà dedicarsi a tempo pieno al rinnovamento del partito.

Ai due nuovi ministri arrivano gli auguri e le congratulazioni dell’intera maggioranza, mentre l’opposizione chiede subito al nuovo Guardasigilli di bloccare l’allunga processi, in esame al Senato. Si augura una «leale collaborazione» il vicepresidente del Csm Michele Vietti, «affinchè politica e magistratura, ciascuna entro gli ambiti delineati dalla Costituzione, possano collaborare nell’interesse dei cittadini, al fine di assicurare loro una giustizia rapida ed efficace». Per Palma, tuttavia, la partenza sarà in salita: a palazzo Madama è in corso lo scontro tra maggioranza e opposizione sull’allunga processi e dopo la pausa estiva Palma dovrà affrontare il capitolo della riforma costituzionale della Giustizia. Sul tavolo del nuovo Guardasigilli anche la possibile riforma delle intercettazioni, intervento rilanciato dallo stesso premier all’indomani della nuova ondata di inchieste e della pubblicazione di telefonate che coinvolgono esponenti del Pdl e membri del governo.

 

Intervista a cura de “La Stampa.it”

Da dove intende ripartire, ministro Palma?
«Personalmente ritengo che il problema del magistrato in politica debba essere risolto definitivamente con la legge. E’ un tema che sta a cuore anche al Capo dello Stato, che ne ha parlato nell’incontro con gli uditori giudiziari. Una legge che stabilisca i percorsi d’ingresso in rapporto ai collegi elettorali dove il candidato ha esercitato la sua attività di magistrato, sia per quanto riguarda il rientro in magistratura dopo l’esperienza politica».

Lei è un magistrato prestato alla politica. Venticinque anni in magistratura. E tre legislature alle spalle…
«Già oggi, dopo aver prestato il giuramento, darò mandato agli uffici del ministero di avviare la mia pratica al Csm per il collocamento a riposo».

Insomma, se dipendesse da lei tutti i magistrati che scendono in politica non dovrebbero più indossare la toga…
«Credo che a tutti stia a cuore la terzietà del giudice e francamente come essere giudicati terzi se poi in politica si fanno scelte di parte? Il problema non si pone solo per i deputati o senatori ma anche per gli amministratori locali, consiglieri comunali, provinciali o regionali, dove il condizionamento del territorio è molto più forte».

Ministro, lo scontro politica-magistratura nasce sostanzialmente per le leggi ad personam. Come intende rasserenare il clima?
«L’aspro scontro di questi anni è stato per certi versi inevitabile. Si è creata una radicalizzazione dei rapporti che hanno impedito alla fine un corretto dialogo. Mi impegno, un minuto dopo aver giurato nelle mani del Capo dello Stato, ad allentare la tensione, ad avere un dialogo chiaro con l’opposizione politica e principalmente con la magistratura e l’avvocatura. Il mio obiettivo è varare le riforme che rispondano al principio costituzionale del giusto processo, che puntino a velocizzare i processi nel rispetto dei diritti di tutte le parti».

Su questi principi l’accordo, c’è da scommettere, sarà totale. Il punto è che tra il dire e il fare ci possono scappare leggi ad personam, come quella della discordia di questi giorni, la legge che allunga i processi…
«Fino al giuramento non dirò nulla sul merito delle proposte di legge. Nessuno è depositario della verità, e nessuno può fare lezioni di moralità. Se mi convinceranno che una legge è sbagliata, che non risponde ai principi costituzionali, che non è funzionale all’efficienza del servizio giustizia, mi pronuncerò contro quella legge».

Il ministro Calderoli ha suggerito al nuovo Guardasigilli di non sentire, di non farsi condizionare dai legali di Silvio Berlusconi…
«I ministri giurano fedeltà e lealtà alla Costituzione. Io posso sentire chiunque, alla fine deciderò nell’interesse del Paese».

 

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