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sabato, Novembre 23, 2024

Giovanni Palladino: i popolari sturziani non sono di sinistra. Un chiarimento necessario

La grande attualità del popolarismo sturziano: io e tu più forti se diventiamo NOI per il bene di tutti

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Fabiohttp://www.fabiogallo.info
Classe 60, esperto di gestione della conoscenza e media digitali. Ha fondato la Città della Pace. Cura i Rapporti Istituzionali della Fondazione Culturale "Paolo di Tarso". Esperto dell'ITS IOTA Istituto di Alta Formazione per il Turismo e l'Ospitalità allargata della Puglia. Fondatore del Digital Cultural Heritage Museum dedicato al Patrimonio culturale italiano in chiave visuale. Fondatore e Direttore Editoriale delle Testate Giornalistiche del Gruppo ComunicareITALIA. Portavoce del Movimento Sturziano NOI. Dispone di elevate competenze tecniche multidisciplinari, pensiero organizzativo ed innovativo, coniugato a forte pragmatismo logico, a spiccate doti comunicative, alla gestione di progetti e compiti complessi, con elevata capacità d’analisi e di ascolto. Forte propensione al lavoro in gruppo, in cui nel ruolo di teamleader presta attenzione allo stato motivazionale ed alla sua compattezza. Visita il Blog: www.fabiogallo.info
Giovanni Palladino
Giovanni Palladino

Di Giovanni Palladino/Introduzione di Fabio Gallo/

Dalla destra alla sinistra sono in tanti che alla ricerca delle perduta verginità politica, amano definirsi “sturziani” generando decine di movimenti e confusione tra tutti coloro i quali vorrebbero vedere sorgere una nuova alba della politica, quella con la “P” maiuscola auspicata Papa Francesco, che abbia senso, valore, che offra un luogo nel quale coltivare futuro e bene comune in un contesto di sviluppo e di legalità. Ho chiesto alla persona più autorevole sull’argomento, di chiarire una volta per tutte dove si pongono gli sturziani. Di certo, mi dice, non a sinistra.

di Giovanni Palladino

Nelle elezioni europee del 1976 il PCI raggiunse l’apice della sua ascesa con il 35% e fra i democristiani (con Aldo Moro in testa) vi era chi riteneva necessario “aprire” al compromesso storico con il comunismo. Berlinguer iniziò allora a parlare di “questione morale” e per molti divenne l’eroe della democrazia pulita.

Ma Don Sturzo parlò per ben 70 anni con costante coerenza di unione inscindibile tra politica e morale. Purtroppo la DC non lo ha mai elevato a suo ispiratore e testimone. Non poteva farlo, perché molti democristiani avevano la coscienza sporca. Nel 1989, in un momento di onesta lucidità, Ciriaco De Mita affermò nel corso di un convegno:

“La DC ha un grande peccato: il suo retroterra culturale è il popolarismo di Don Sturzo, ma la nostra gestione del potere è in contraddizione con il suo insegnamento”.

Qual’era questo insegnamento? Il 23 ottobre 1946 Don Sturzo scriveva ai democristiani di Imola:

“La DC ha tre caratteristiche incancellabili: è partito sociale interclassista e non partito di una sola classe; è partito di centro e non di destra o di sinistra; è un partito a carattere morale, perciò cristiano, in quanto vuole restaurare nella vita pubblica la moralità, senza la quale la democrazia non regge e la libertà precipita nella licenza ”.

E che dire della sua costante difesa della “buona economia” ? Il 14 aprile 1953, quando lo Stato imprenditore era ancora un “peso mosca”, egli lanciava il seguente allarme:

“La libertà economica e il rispetto dell’iniziativa privata devono essere messi alla base della nostra economia, cercando di non fare aumentare di più la pressione statalista. Questa è arrivata ad un limite tale da essere ritenuta non più regolatrice, ma turbatrice delle attività produttive. E’ perciò che ogni invocazione allo Stato, perché intervenga e legiferi, deve essere contenuta solo a casi strettamente necessari. La vita economica italiana ha bisogno del respiro della libertà”.

E’ davvero incredibile che di fronte a tanta saggezza e fermezza di principi gli avversari di Don Sturzo – anche all’interno della stessa DC – parlassero di “un uomo che vive ormai fuori dai tempi moderni” o, peggio, “di un vecchio che si è rimbambito negli Stati Uniti”. La DC e il PCI sono poi scomparsi, come il grande statista di Caltagirone aveva previsto sin dagli anni ’50, e con loro scompariranno anche i partiti che li hanno rimpiazzati senza essere stati in grado di fare quella “piazza pulita” di cui il Paese aveva e ha un gran bisogno.

Il patrimonio culturale del popolarismo sturziano è invece sempre valido e più che mai attuale. L’Italia e la Calabria potranno avviarsi sulla strada del necessario sviluppo morale, politico  ed economico solo se questo patrimonio culturale verrà fatto conoscere e messo finalmente a frutto. Il passaggio obbligato è dal populismo di sinistra e di destra al popolarismo sturziano di centro, che non guarda né a sinistra né a destra, perché rifiuta soluzioni che si sono sempre dimostrate fallimentari.

Da sx; Giovanni Palladino e Fabio Gallo portavoce del Movimento sturziano NOI

La soluzione dei mali che da sempre affliggono la società si trova nello studio e nell’attuazione di un insegnamento che affonda le sue radici in un libro scritto 2000 anni fa e che vivrà finchè l’uomo abiterà la Terra. Radici enunciate in quel Vangelo tanto famoso di nome, ma anche poco letto e capito di fatto. Di qui il grande disavanzo culturale, causa di altri disavanzi, che la dottrina sociale della Chiesa (a parole) e l’attività politica di Don Sturzo (nei fatti) hanno cercato invano di colmare. Deve essere di stimolo  e di guida questo suo profondo pensiero scritto nel 1959, alla vigilia della sua morte:

“Ho avuto sempre fiducia (e quindi speranza) nell’avvenire; un avvenire prossimo o remoto, che si realizzi me vivente o quando le mie ossa riposeranno in un cimitero, non importa; perché ho sentito la vita politica come un dovere e il dovere dice speranza. Io credo nella provvidenza divina. Sono certo che la mia voce, anche se spenta, rimarrà ammonitrice per la moralità e per la libertà nella vita politica: una voce contro lo statalismo, contro la demagogia, contro il marxismo. Spero che i cattolici riprendano coraggio, senza bisogno di mutuare dai socialisti idee sociali ed etiche, delle quali questi ignorano il valore; senza  bisogno di cercare a sinistra alleati infidi, né a destra collaboratori malevoli, ma curando di essere se stessi, affrontando le difficoltà che la vita stessa impone e soprattutto correggendo certi errori del recente passato che ne hanno alterato la linea”.

Il dovere dice speranza. La speranza, in effetti, è davvero un dovere, ma deve essere “corazzata” di buona cultura. Quella cultura che fa capire al naturale egoismo dell’IO, nel necessario contatto sociale con tanti TU, la grande importanza di un forte e solidale NOI. Tutto ciò può sembrare utopistico nel vedere come va il mondo….. Ma il popolarismo sturziano non è fondato sull’utopia. Piuttosto sono utopisti coloro che ritengono che sviluppo economico e giustizia sociale si possano realizzare con una politica dove prevalgono l’incompetenza e la corruzione in presenza di una criminalità bene organizzata. E’ una utopia che va abbattuta con la concretezza di una grande verità: il buon governo esige buona cultura, unica creatrice di moralità e di competenza, perchè “fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza ”.   

LA LOCANDINA

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