Manca una firma per poter aprire al pubblico un tesoro nascosto, sommerso a dieci metri di profondità, sotto la chiesa di Santa Maria Assunta, davanti alla spiaggia di Positano.
Un ciclo di affreschi romani del primo secolo dopo Cristo di una qualità raffinata, raramente attestata a Pompei, più vicina alle lussuose decorazioni delle ville marittime di Stabiae, dove furono impiegate maestranze imperiali. Colori smaglianti, come il rarissimo blu egizio, rimasti intatti per duemila anni, sotto la colata fangosa di cenere e terreno che investì la costiera amalfitana subito dopo l’eruzione vesuviana del 79 dopo Cristo, la stessa che distrusse Pompei ed Ercolano.
Dal momento della riscoperta nel 2003 (ma la villa era già nota ai Borbone nel 1758), l’esplorazione è stata condotta in più fasi (2004-06 e 2015-16) e si è conclusa con la messa in luce di un ambiente perfettamente conservato: il triclinio, cioè la stanza da pranzo, di una villa romana del I secolo avanti Cristo che occupava l’intera baia di Positano. “Aspetto di firmare l’intesa con la Soprintendenza – spiega il sindaco di Positano, Michele De Lucia – noi siamo pronti, aprirei anche subito”. C’è una bozza di convenzione tra il Comune, che ha voluto i lavori di scavo e di restauro, la soprintendenza Archeologia e Belle arti di Salerno e Avellino, che li ha diretti, e la parrocchia, dove si apre l’ingresso alla villa romana.
I lavori si sono conclusi a fine marzo, il percorso sotterraneo è allestito con passerelle e impianto di illuminazione. Il direttore dei lavori, l’architetto Diego Guarino, ha coinvolto l’Iscr di Roma per i restauri, ha fatto installare un sistema di monitoraggio e di controllo del microclima, sul modello della Cappella degli Scrovegni. Accessi a gruppi di dieci, permanenza massima di trenta minuti, sistema di aspirazione delle polveri e di mantenimento dell’umidità relativa al di sopra del 90 per cento.
“Il Comune è pronto a fare la propria parte – ripete il sindaco – sono pronto a mettere la tassa di soggiorno a Positano, una delle poche località dove non c’è, pur di assicurare fondi per tenere aperta la villa”. La soprintendente di Salerno, Francesca Casule, fa sapere che la pratica è all’esame degli uffici, ma non ci sono certezze sui tempi di approvazione. In realtà non c’è accordo sulla gestione, sulle modalità di apertura e sull’eventuale biglietto d’ingresso. “Abbiamo realizzato una passerella in acciaio e vetro – spiega l’archeologa Luciana Jacobelli – che consente di guardare gli affreschi al di sotto dell’ipogeo medievale”.
Qui, 65 sedili funebri rientrano nel percorso di visita, accessibile anche ai disabili, che conduce al triclinio romano, conservato dal pavimento fino al soffitto, con due pareti affrescate alte 4,85 metri, una rarità. Una terza parete è stata divelta dalla furia della colata fangosa del 79 dopo Cristo e ha finito per schiacciare una cassaforte in legno, di cui sono state recuperate le impronte nel materiale eruttivo. Al suo interno, brocche, tazze e vasi in bronzo per bere il vino, oggetti che il proprietario della villa utilizzava nel corso del simposio con i propri ospiti. Si dovrebbe trattare dell’eunuco Posides, il liberto favorito dell’imperatore Claudio. Plinio Seniore ricorda la passione di Posides per l’edilizia.
Fu così che il praedium posidetanum per semplificazione fonetica divenne positanum. Un altro ambiente è stato individuato in via Rampa Teglia: potrebbe essere scavato, portando a 150 metri quadri la superfice visitabile. Spesi fino a oggi 5 milioni di euro
Fonte Repubblica di ANTONIO FERRARA