La lotta al terrorismo unisce, la politica sui cambiamenti climatici divide. O, almeno, crea qualche tensione. Da venerdì a Taormina, i capi di Stato e di governo di Italia, Stati uniti, Francia, Regno unito, Canada, Germania e Giappone discuteranno per due giorni di estremismo, globalizzazione, grandi crisi internazionali, cambiamenti climatici, commercio. Sarà l’occasione per verificare punti di convergenza e distanze. E se tutti concorderanno sulla necessità di far fronte senza divisioni alle minacce del terrorismo islamico, qualcuno dovrà fare buon viso a cattivo gioco su temi altrettanto importanti, ma divisivi: il rispetto dell’Accordo di Parigi sul clima e le regole del commercio internazionale in primis.
D’altra parte, al G7 di Taormina parteciperanno leader che siederanno al tavolo dei grandi per la prima volta. O che, addirittura, non si sono mai incontrati prima d’ora. Ospiti del padrone di casa Paolo Gentiloni saranno Emmanuel Macron, Angela Merkel, Justin Trudeau, Shinzo Abe, Theresa May e la grande “incognita” Donald Trump, il cui arrivo alla Casa Bianca ha determinato un cambio di rotta dell’America su molti temi caldi.
DOPO MANCHESTER, FRONTE COMUNE CONTRO IL TERRORISMO
L’attentato di Manchester ha cambiato solo parzialmente l’agenda dei lavori, ma la strage di adolescenti nel Regno unito ha compattato ulteriormente il fronte antiterrorismo. In preparazione del G7, oggi, il premier Paolo Gentiloni ha incontrato Donald Trump a Roma. Se ne parlerà ancora. E a Taormina, su questo, non ci saranno divisioni. Il vertice in Sicilia è visto come un’occasione per mostrare l’unità dei leader e dei Paesi, nonché l’impegno comune e la determinazione contro la minaccia dell’Isis e delle organizzazioni jihadiste, all’indomani della strage. Secondo quanto si è appreso da fonti diplomatiche, il G7 approverà una dichiarazione ad hoc, disgiunta dal comunicato finale (che sarà più breve del solito, al massimo 10 pagine contro le 30-40 di prassi). L’obiettivo è “far arrivare un messaggio di condivisione e di unità sui valori” attraverso un documento “contro il terrorismo” dedicato e approvato all’unanimità.
LA PARTITA SUL CLIMA. PARIGI AVVERTE: RISCHIO DIVISIONI
Il rispetto degli Accordi di Parigi sul clima sarà, con ogni probabilità, il tema “più complicato” in discussione al vertice, al punto che, secondo quanto indicato oggi da fonti dell’Eliseo, potrebbe impedire un comunicato finale condiviso sul tema. Emmanuel Macron fa dell’attuazione dell’Accordo una delle priorità della sua agenda di politica internazionale; Trump invece non ha ancora completato il processo di revisione delle politiche climatiche Usa, dopo il rinvio a data da destinarsi di una riunione appositamente convocata a Washington.
“La Presidenza italiana ha diverse opzioni”, hanno spiegato fonti presidenziali francesi. “Preparare due testi oppure un testo comune senza menzionare il clima, se non in maniera marginale. Ma sarebbe una delusione”. In ogni caso, si tratterebbe di “un fatto insolito” perché presuppone che a meno di 48 ore dall’inizio del vertice gli sherpa non hanno ancora concordato una posizione condivisa su “un testo di dichiarazione finale” e avranno bisogno di negoziare “fino alle prime ore del mattino di sabato”. Nessuno – hanno riferito fonti diplomatiche italiane – intende compiere passi tali da fornire all’esterno l’impressione di una rottura con gli Usa. Un atteggiamento di cautela che, è stato aggiunto, non impedirà a taluni Paesi come Italia, Germania e Francia di ribadire con forza l’importanza degli accordi raggiunti a Parigi e la necessità della loro “piena attuazione”.
COMMERCIO INTERNAZIONALE: LIBERO SCAMBIO CONTRO PROTEZIONISMO
Altro tema caldo del vertice sarà quello del commercio internazionale, su cui andranno “chiarite le posizioni reciproche” allo scopo di trovare un’intesa. Gli sherpa sono ancora al lavoro per appianare le differenze. Il punto di partenza comune, si spiega, è che il commercio libero e aperto ha portato benefici, ma è vero che parte della popolazione si è sentita esclusa dalla globalizzazione e che pratiche distorsive a livello internazionale sono innegabili. Dunque – è il ragionamento – il commercio deve essere libero. “Vogliamo essere ambiziosi sulla difesa del sistema multilaterale”, ha precisato una fonte diplomatica francese. Una conclusione che non tutti condividono e che stride con il protezionismo propugnato dal presidente Usa, alla base anche delle decisione di Washington di rinunciare al Partenariato trans-Pacifico (Tpp), l’accordo per l’area di libero scambio più grande al mondo lanciato da Barack Obama e messo in soffitta proprio da Trump.
Il presidente Usa in Sicilia porrà l’accento sulla leadership degli Stati Uniti e metterà in discussione quelle che lui considera pratiche sleali nel commercio internazionale, ha avvertito il consigliere americano per la Sicurezza Nazionale, Herbert Raymond McMaster. Secondo Julianne Smith, analista del Centre for New American Security, “le possibilità di frizione sono molto elevate”. “Ci sono leader che non sono ancora del tutto convinti del valore dell’economia voluta da Trump”, in particolare su commercio internazionale e ruolo dell’Organizzazione mondiale del Commercio.
IMMIGRAZIONE: UNA SFIDA GLOBALE
I sette grandi affronteranno anche la questione migratoria, intesa come sfida globale: un tema molto caro alla presidenza italiana. L’Italia, Paese di approdo di centinaia di migliaia di migranti che dalla Libia tentano di raggiungere l’Europa, spera che Trump accetti un maggior numero di migranti che fuggono dalla guerra in Siria o che contribuisca finanziariamente, aiutando l’Europa ad affrontare la crisi umanitaria. Secondo le fonti diplomatiche, inizialmente era stata ipotizzata una dichiarazione a parte sul tema immigrazione. Questa strada è stata poi abbandonata e sul tema ci sarà un passaggio del comunicato finale.
LE CRISI INTERNAZIONALI E IL RAPPORTO CON MOSCA
Altri temi caldi da affrontare saranno quelli relativi alle crisi internazionali: Libia, Siria, Corea del Nord, Ucraina. E anche la questione dei rapporti con la Russia. A questo proposito ci sarà una “discussione approfondita” sull’attuazione degli accordi di Minsk. Ci sono diversità di opinioni sulle sanzioni. L’Italia ha sempre spinto contro un automatismo del rinnovo, puntando invece sulla strategia del doppio binario: mantenere aperto un canale di dialogo con Mosca senza rinunciare ai principi condivisi con gli alleati. Un ritorno allo schema del G8, con il rientro della Russia, hanno riferito le fonti, “non è attuale”, anche se per l’Italia “in una prospettiva futura ha un senso”.
L’AFRICA: UNA STRATEGIA DI LUNGO RAGGIO
All’Africa è dedicata la sessione outreach del sabato, a cui sono stati invitati Tunisia, Niger, Nigeria, Kenya ed Etiopia, ma anche Unione africana, Banca africana per lo Sviluppo, Organizzazione per la Cooperazione economica e lo Sviluppo, Nazioni unite, Fondo monetario internazionale e Banca mondiale. L’approccio dell’Italia, in questo tema, è quello di affrontare la sfida delle migrazioni con una visione di “lungo raggio”, affrontando le cause profonde e puntando su sviluppo sostenibile, innovazione, infrastrutture, sicurezza alimentare. Particolare attenzione verrà prestata al tema delle disuguaglianze, non solo di reddito o ricchezza ma anche di genere, etnia, accesso all’istruzione e alla salute. Per quanto riguarda la parità di genere, l’Italia mira (con “fiducia”) ad approvare una road map per il women empowerment, soprattutto nell’economia e nel lavoro.