Di Fabio Gallo/direttore editoriale/
Inutile fare finta di niente, è inutile imbrattare le pareti dell’episcopio di Locri con scritte che credono di poter dire qualcosa di sensato. I mafiosi rubano, commettono crimini e trovano la loro sponda solo tra la gente ignorante e incapace di compiere il benché minimo sacrificio per ottenere il necessario per vivere. Ma c’è di più, e a dirlo è direttamente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in quella giornata storica del 19 Marzo a Locri: “I mafiosi non hanno senso dell’onore o del coraggio. I loro sicari colpiscono con viltà persone inermi”.
Nell’elenco delle vittime, ha detto Mattarella, “vi sono sindacalisti, che lottavano per i diritti dei lavoratori e dei contadini. Vi sono numerosissimi appartenenti alle forze dell’ordine e alla magistratura, che combattevano la criminalità organizzata con coraggio e capacità. Vi sono giornalisti, medici, avvocati, imprenditori, commercianti, funzionari pubblici che non si sono piegati alla sopraffazione e hanno rifiutato l’omertà. Vi sono uomini politici e amministratori onesti, che guardavano soltanto all’interesse della loro gente. Vi sono animatori culturali, esponenti del volontariato, sacerdoti, caduti perché diffondevano parole di legalità, di non violenza, di riscatto, di resistenza, di perdono. Vi sono le vittime di faide e di vendette trasversali. Trucidate per una parentela o un’amicizia. Vi sono persone inconsapevoli: uccise perché si trovavano nel posto sbagliato, per uno scambio di persona, perché avevano visto cose che si volevano tener nascoste”. “Sono centinaia e centinaia di uomini, donne e bambini. Sì, tante donne e tanti bambini” ha concluso Mattarella.
IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI REGGIO CALABRIA FEDERICO CAFIERO DE RAHO
E dopo alcune ore reagisce l’Antimafia calabrese. E’ il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria che risponde in maniera molto dura: “Questo dimostra ancora una volta che la ‘ndrangheta vuole prenderci in giro. Sono i mafiosi a rubare i posti di lavoro”. Minacce prese molto sul serio. Il procuratore ha preso in mano lui stesso l’indagine, confermando, come pieno sostegno a don Ciotti e al vescovo Oliva, la sua presenza domani a Locri in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno promossa da Libera con la piena adesione dei vescovi calabresi.
Il Procuratore Cafiero De Raho continua e li accusa senza mezzi termini: “le imprese fuggono perché la ‘ndrangheta intimidisce, pretende la solita tangente. Proprio la scorsa settimana un’impresa non calabrese che lavorava all’archivio della Corte d’appello, ha abbandonato tutto ed è fuggita per le intimidazioni. Non sono gli sbirri o lo Stato ma la ‘ndrangheta a rubare lavoro e futuro a questa terra. I calabresi lo sanno ma ancora si lasciano abbindolare e tollerano queste scritte. Questo mi fa arrabbiare moltissimo. E poi si capisce perché alcuni politici e amministratori finiscono coinvolti nelle indagini, perché sono la cassa di risonanza degli interessi della ‘ndrangheta”.
Infine un messaggio chiaro alla ‘ndrangheta. “Noi siamo molto attenti. I mafiosi devono sapere che li stiamo seguendo, li abbiamo identificati quando si sono avvicinati alle iniziative di questi giorni, sappiamo chi sono e cosa fanno”.