Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato a Locri i familiari delle vittime innocenti delle mafie in occasione della XXII Giornata della memoria e dell’impegno organizzata da Libera. La lettura dei 950 nomi delle vittime riconosciute di tutte le mafie ha scandito l’inizio della cerimonia che alle mafie non ha perdonato proprio nulla, ma offerta la possibilità di redenzione. In una regione, la Calabria, ove la ‘ndrangheta appare forte e tiene testa alle regole a volte obsolete dello Stato, non adatte al contrasto di una simile forma di criminalità organizzata, la lotta è ancora dura ma l’organizzazione di Libera ha dimostrato che vincere si può, se si esce dall’io per condividere il NOI. A Locri continuano incontri e dibattiti e giorno 21 prenderà vita la manifestazione della XXII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico, in collaborazione con la Rai Responsabilità Sociale, Conferenza Episcopale Calabra e con il patrocinio del Comune di Locri e sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
Il Presidente della Repubblica è stato accolto da lunghi applausi al suo ingresso nel capannone allestito al centro dello stadio di Locri affollato dai familiari delle vittime di Mafia e dalle associazioni impegnate in percorsi di legalità. Piersanti Mattarella, fratello del Presidente della Repubblica Sergio, è una delle vittime di mafia il cui nome è stato letto dai familiari delle vittime innocenti di mafia nel corso dell’incontro.
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IL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA: “LA MAFIA E’ ANCORA FORTE, LA LOTTA NON SI FERMI”
Nell’elenco “ci sono anche donne e bambini, i mafiosi non conoscono né pietà né umanità, non hanno alcun senso dell’onore e del coraggio, i sicari colpiscono con viltà persone inermi e disarmate. Le mafie non risparmiano nessuno: colpiscono chiunque diventi ostacoli al raggiungimento dei loro obiettivi, denari potere e impunità. La lotta ala mafia riguarda tutti”, dice il capo dello Stato. La mafia – aggiunge il Presidente Mattarella – “è ancora forte, è ancora presente. Controlla attività economiche, legali e illegali, tenta di dominare su pezzi di territorio, cerca di arruolare in ogni ambiente. Bisogna azzerare le zone grigie, quelle della complicità, che sono il terreno di coltura di tante trame corruttive”. “La lotta alle mafie è una necessità per lo Stato, che deve tutelare i diritti dei suoi cittadini e deve veder rispettata ovunque, senza zone franche, legalità e giustizia – ha dichiarato il Presidente nel suo intervento – lottare contro la mafia non è soltanto una stringente e, certo, doverosa esigenza morale e civile. E’ anche, quindi, una necessità per tutti: lo è, prima ancora che per la propria sicurezza, per la propria dignità e per la propria effettiva libertà. Si tratta di una necessità fondamentale per chi tiene, insieme alla libertà, alla serenità personale e familiare; per chi vuole misurarsi con le proprie forze e le proprie capacità, senza padroni né padrini. Una necessità per la società, che vuole crescere libera, democratica, ordinata, solidale”. “Come diceva Giovanni Falcone, ‘la lotta alla mafia non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l’intero palazzo. All’opera del muratore deve affiancarsi quella dell’ingegnere‘, ha continuato il Capo dello Stato Sergio Mattarella – la repressione dell’illegalità è inseparabile dalla resistenza civile. La lotta al fenomeno mafioso non avrebbe potuto raggiungere livelli così alti senza una profonda consapevolezza dei nostri concittadini, senza un forte cambio di mentalità, senza la promozione di una nuova cultura della legalità. I giovani e le associazioni della società civile, come Libera, e tante altre, sono stati tra i motori di questo radicale e indispensabile cambiamento”.
DON CIOTTI: “ROMPERE L’INTRECCIO MAFIA-POLITICA-ECONOMIA”
“Tutti noi abbiamo un debito con chi è stato assassinato, con chi non c’è più, con i loro familiari” ha dichiarato don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, “la Memoria delle vittime è un dovere sociale, non è solo un’esigenza privata dei familiari; dobbiamo sentire tutti l’impegno e la responsabilità della memoria, di una memoria condivisa, viva, che ricordi tutte le vittime nella loro pari dignità. Queste persone non sono morte per essere ricordate solo con lapidi, targhe e discorsi di occasione, ma per un sogno di democrazia che sta a tutti noi realizzare”. Don Ciotti ha aggiunto: “Il Presidente della Repubblica, la più alta carica dello Stato, per la sua storia personale, con la sua disponibilità ad accompagnare i famigliari a questo momento carico di dolore, ma anche di speranza, ci dà un segno di grande attenzione e di sensibilità”.
“Insieme alle mafie – dichiara nel suo intervento Don Ciotti – il male principale del nostro paese resta la corruzione. E corruzione significa che tra criminalità organizzata, criminalità politica e criminalità economica è sempre più difficile distinguere. Ce lo dicono anche quelle inchieste dove i magistrati faticano a individuare la fattispecie del reato. Hanno in mano strumenti giuridici istituiti prima che quest’intreccio criminale emergesse con forza. Dobbiamo rompere questo intreccio. Procedere uniti verso lo stesso obiettivo è più urgente che mai oggi. Si mettono da parte le divisioni e i protagonismi. Mettiamoci in gioco per la libertà del nostro Paese. Ci sono stati progressi, ma anche misure urgenti rinviate o approvate solo dopo compromessi al ribasso. Il lavoro, la scuola, la cultura i percorsi educativi e i servizi sociali restano il primo antidoto alla peste mafiosa. Il ‘noi’ è fondamentale ed importante. La lotta alla mafia non può essere un percorso solitario. La nostra Costituzione è il primo testo antimafia. Le mafie non uccidono solo con la violenza, vittime sono i morti, ma anche i morti vivi, le persone cui le mafie tolgono la speranza e la dignità. Tante vittime sono sono senza tomba, uomini e donne delle mafie diteci dove li avete sepolti, lo chiedo a nome di tanti familiari di avere questo sussulto di coscienza. Può essere l’inizio di un percorso di vita e non più di morte”.
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DON ENNIO STAMILE REFERENTE LIBERA REGIONALE: L’IMPEGNO DEVE CONTINUARE ANCHE DOPO
“La Città di Locri – ha dichiarato Don Ennio Stamile, coordinatore regionale Libera – è stata scelta per ricordare le vittime innocenti delle mafie non solo perché c’è stata una richiesta dai familiari, dal territorio e dal vescovo ma anche perché ci è sembrato giusto che in un territorio che soffre in maniera particolare per la presenza della ‘ndrangheta, si dia un messaggio di speranza e si evidenzi che proprio in questo territorio si sta lavorando per il cambiamento”.“La giornata del 21 marzo non è né una tappa né un traguardo, ma un percorso che, pur passando da un evento annuale, è quotidiano, e vede l’impegno di tanti giovani che si mettono in rete per contrastare ogni forma di violenza e di corruzione”. Per Don Ennio Stamile, “fare memoria senza impegno significa solo celebrare”, per questo invita “le istituzioni e le scuole” a “far sì che, dopo il 21 marzo, ci sia un impegno a continuare a fare in modo che questa giornata non si stemperi in una bolla di sapone”.
MONS. FRANCESCO OLIVA VESCOVO DI LOCRI-GERACE: “SARA’ NUOVA PRIMAVERA SE CI SI ACCORGERA’ CHE QUESTA TERRA HA BISOGNO DI SPERANZA”
“Pensare per ricordare e non dimenticare”. Ecco il senso della XXII giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie secondo il Vescovo di Locri-Gerace, Monsignor Francesco Oliva. “La venuta a Locri del Presidente della Repubblica, on. Sergio Mattarella, ci riempie di grande gioia, ha dichiarato il Vescovo Oliva – Rappresenta un segnale forte per questa terra, che non sempre ha avvertito la vicinanza dello Stato. Sarà un gesto di prossimità verso le famiglie delle tante vittime innocenti delle mafie, ma anche verso questa Terra della Locride che desidera guardare al futuro con sempre più speranza e fiducia.” “Questa terra – dice ancora mons. Oliva – guarda avanti e vuole lasciare alle spalle un passato triste d’ingiustizie, macchiato dal sangue versato da faide che hanno seminato morte e disperazione. Non vogliamo più morti e sangue innocente! La nostra terra nutre il sogno di divenire terra di speranza e luogo di bellezza e sa di doversi impegnare nel purificare se stessa da ogni deriva mafiosa”. “Le Chiese di Calabria – ha proseguito nel suo intervento il Vescovo Oliva – sono vicine a Lei, signor Presidente, e alla sua personale sofferenza per la perdita di suo fratello Piersanti, vittima anch’egli dell’arroganza criminale. Come Chiese di Calabria abbiamo accolto l’invito di Papa Francesco ad essere fermento di una società animata dal Vangelo che s’impegna quotidianamente nella lotta alla ‘ndrangheta e nella formazione ai valori della legalità, della solidarietà e della partecipazione civile. Con Lei oggi, Presidente, diciamo no alle mafie e a tutte le forme di associazione criminale. Diciamo no alla ‘ndrangheta, che, insieme alla corruzione, rappresenta una delle cause più gravi della crisi sociale del nostro tempo. Siamo certi che le mafie possono essere sconfitte. Dipende dall’impegno di tutti e di ciascuno”. “C’è bisogno d’una nuova primavera!” – questo il monito del presule. Per mons. Oliva “sarà nuova primavera, se ci si accorgerà che questa terra ha bisogno di speranza. Sarà nuova primavera, se la Locride saprà ripartire, rinunciando a vecchie logiche di rassegnazione e del piangersi addosso, alle logiche del controllo mafioso del territorio. Sarà nuova primavera, se vorrà uscire da una storia di condizionamenti mafiosi e dei suoi metodi vili, per affermare il valore civile di una memoria condivisa. Se vorrà ripartire dalla giustizia sociale e dall’affermazione del bene comune. Sarà nuova primavera se questa terra ritornerà a pensare. Pensare la vita e saper trarre pensieri dalla vita”. Pensare è il “coraggio della memoria. Il coraggio del futuro. È porre un seme di speranza per un futuro diverso. C’è ancora tanta sofferenza nel volto dei famigliari delle tante vittime innocenti delle mafie. Essi ci consegnano la forza di dare al dolore il senso della cittadinanza responsabile, del servizio alla comunità”.
Debora Cartisano, esponente di Libera, rappresentante provinciale delle vittime di mafia, nel dare il benvenuto nella Locride al Presidente Mattarella ha dichiarato: “La sua presenza porta luce sulle tante storie che ancora chiedono verità e giustizia. Tanti di noi l’aspettano. Ci auguriamo che lei – ha concluso – possa essere portavoce di questa nostra domanda di verità e giustizia, lei come uno di noi”.
IL MESSAGGIO DI SPERANZA DEL PROCURATORE CAPO DI CATANZARO FEDERICO CAFIERO DE RAHO
“Non pensiamo che l’indifferenza sia la migliore arma, l’indifferenza è il modo migliore per sostenere la ‘ndrangheta, come la mafia o la camorra, – ha affermato il Procuratore De Raho – e la modalità peggiore è quella di chi ha la vigliaccheria di allontanarsi dal problema, invece di affrontarlo, pensando sempre che è un problema che toccherà agli altri, invece è un problema che tocca tutti noi”. “Bisogna avere sempre in sè – ha aggiunto De Raho – la consapevolezza che quel che è avvenuto agli altri può avvenire a se stessi o ai propri familiari e quel che è avvenuto alle vittime di mafia, ‘ndrangheta, camorra, è ciò che intimidisce una parte della popolazione, ma allo stesso tempo è il ricordo che deve aiutare a fare tutto ciò che è possibile affinché quegli stessi fatti tragici non continuino a verificarsi. Tocca a noi rischiare, perchè se rischiamo noi non rischieranno i nostri figli, non rischierà la nostra famiglia, e quindi facciamo tutto ciò che è necessario”. “Il capo dello Stato – ha concluso De Raho – sta svolgendo magnificamente il proprio ruolo, soprattutto la sua presenza qui dimostra la sua vicinanza”.
TRA GLI OSPITI IL PROCURATORE CAPO DELLA PROCURA DI CATANZARO NICOLA GRATTERI
Nicola Gratteri è conosciuto in tutto il mondo per la sua lotta alla ‘ndrangheta. Un uomo che da 30 anni vive sotto scorta e ogni giorno rischia la vita per combattere la mafia e onorare il suo mandato. “La ‘ndrangheta – ha dichiarato recentemente il Procuratore Gratteri – è il primo partito in Calabria, perché dà risposte che la politica non dà. Vent’anni fa il mafioso andava dal politico a fare richieste, oggi il rapporto è capovolto. Sono i candidati politici che vanno a casa del capomafia a chiedere pacchetti di voti in cambio degli appalti”. Le dichiarazioni del Procuratore Nicola Gratteri hanno fatto il giro del mondo e la Calabria sana spera che l’interazione tra Procura di Reggio Calabria e di Catanzaro possa scuotere, così come pare stia avvenendo, la staticità di altre Procure che, nonostante i fatti gravissimi sotto lo sguardo sgomento dei cittadini, sembrano essere ferme. Le recenti indagini sulla corruzione nel mondo della politica stanno facendo emergere un vero e proprio collasso della Pubblica Amministrazione che per anni sarebbe è stata gestita da quelli che Don Ciotti ha definito alla presenza del Capo dello Stato, criminali politici.