L’Italia può fare la sua parte nella strategia cinese che punta a rafforzare l’aviazione. Entro il 2020 la Cina spenderà un trilione di yuan (153 miliardi di dollari) per lo sviluppo del settore, un maxi-budget che include la costruzione di nuovi aeroporti, in totale dovrebbero arrivare a 500, mentre il numero degli aeromobili (inclusi elicotteri e jet privati) supererà quota 5mila. A fine 2015 la Cina aveva 1.874 aeromobili (508 per il training) e 300 aeroporti. Le ore di volo censite erano state 779.300, il 15,5% in più rispetto all’anno precedente.
In ogni caso la crescita cinese, in questo campo, non sarà solo numerica, ma anche qualitativa. Sulla formazione nella sicurezza aerea, infatti, Europa e Cina hanno in corso un programma di collaborazione partito un anno fa e gestito dalla Camera di commercio europea, con una dote di 10 milioni di euro. Le aziende cinesi già certificate nel settore sono 281, ma l’apertura dello spazio aereo all’aviazione civile creerà altre opportunità. Il Piano “Made in China 2025”, infine, che vuol incentivare la trasformazione del Paese da fabbrica del mondo a laboratorio d’eccellenza, farà leva su tutti i settori tecnologicamente più avanzati: robotica, cantieristica navale, informatica, automotive e, ovviamente, aerospazio.
Per queste ragioni il settore rappresenta un tassello importante nel futuro di Paesi come l’Italia, che già tre anni fa, in occasione della visita dell’allora primo ministro Matteo Renzi a Pechino l’11 giugno 2014 e contestualmente al lancio del Business Forum Italia Cina, favorì la collaborazione bilaterale con un pacchetto di misure ad hoc sul presupposto che le tecnologie italiane potessero sostenere lo sviluppo dell’industria aerospaziale cinese. Un anno dopo, in occasione della riunione della Commissione mista a Pechino, si auspicò la realizzazione degli impegni già assunti, per esempio quello tra AgustaWestland (allora Gruppo Finmeccanica, oggi Leonardo) e Beijing General Aviation Co. (Gruppo Baic). L’ambasciata a Pechino sostiene attivamente i lavori del gruppo dedicato a questo comparto, ma non ci sono solo i grandi, in prima fila. Gli ambiti di collaborazione sono ampi e l’Italia vanta numerose imprese di medio calibro molto interessanti.
In Cina si è creato anche un consorzio di pmi, l’Italian Aerospace Network (Ian), guidato da Andrea Spiriti, attivo nell’industria dell’aviazione e dell’aerospazio. Ian ha firmato, tra l’altro, un Memo of strategic cooperation (Moc) con Xixian Airport New City (Anc), l’aeroporto di Xi’an. La Loncin Motor di Chongqing ha appena acquisito il 67% nell’italiana Cmd (Costruzioni motori diesel), presieduta da Salvatore De Biasio, per 44,1 milioni di dollari, una mossa necessaria a espandere il business nel campo dei motori dell’aviazione. Cmd, nel tempo, è diventata uno dei più importanti player nella realizzazione di macchine ad alta precisione per motori ed è un partner strategico per Fca, Mv Agusta, Isotta Fraschini. Mariano Negri. Il suo ceo è un manager di lungo corso, che ha lavorato in Alenia, Aermacchi e Finmeccanica.
«Loncin ha assicurato che la partnership servirà non come puro e semplice strumento di export – afferma Mariano Negri -, ma come strumento di crescita nel mercato europeo. Il fatto di aver raggiunto un accordo così importante con un gruppo che è un gigante può solo sortire effetti positivi. Siamo all’inizio di un grande processo di sinergia e di cammino insieme».
Anche la napoletana Protom guarda alla Cina. «L’opportunità più rilevante che ci spinge a intessere relazioni con le imprese aeronautiche cinesi – spiega il fondatore Fabio De Felice – è legata soprattutto alle collaborazioni scientifico-tecnologiche, come il Clean Sky 2, il programma più ambizioso mai lanciato sulla ricerca aeronautica in Europa, caratterizzato da un partenariato europeo pubblico-privato nato per incentivare innovatività e sostenibilità del trasporto aereo».
L’Advanced Engineering di Protom, potenziata nel 2013 con l’acquisizione di un ramo d’azienda della Piaggio Aero Industries, ha tra i suoi clienti Leonardo, Fca, Superjet, Piaggio Aerospace, Atr, Hitachi e Airbus. «Punto di forza riconosciuto a livello internazionale alla business unit è la capacità di coprire l’intero ciclo di progettazione di un aereo – conclude De Felice –: abbiamo riportato all’interno del gruppo di lavoro quelle competenze aeronautiche che ci rendono capaci di seguire l’intera filiera».
Fonte: Il Sole 24 ORE