In un messaggio ai movimenti popolari degli Stati Uniti pur senza citare né Donald Trump né la sua sfidante alle presidenziali Hillary Clinton Papa Francesco attualizza la parabola evangelica del buon samaritano, criticando le “elite” che non si occupano delle persone svantaggiate della società, per un verso, e stigmatizzando, per un altro verso, la “la manipolazione della paura, dell’insicurezza, della protesta, persino della giusta indignazione della gente”. “Oggi risuona nelle nostre orecchie la domanda che il dottore della legge fa a Gesù nel Vangelo di Luca: ‘E chi è il mio prossimo?'”, ha scritto Francesco.
“Gesù risponde con una parabola che mette in scena due figure dell’élite di allora e un terzo personaggio, considerato straniero, pagano e impuro: il samaritano. Nel cammino da Gerusalemme a Gerico il sacerdote e il levita incontrano un uomo moribondo, che i ladri hanno assalito, derubato, percosso e abbandonato. La Legge del Signore in situazioni simili prevedeva l’obbligo di soccorrerlo, ma entrambi passano oltre senza fermarsi. Avevano fretta. Ma il samaritano, quell’essere disprezzato, quell’avanzo su cui nessuno avrebbe scommesso, e che in ogni caso aveva anche lui i suoi doveri e le sue cose da fare, quando vide l’uomo ferito, non passò oltre, come gli altri due, che erano relazionati con il Tempio, ma ‘lo vide e n’ebbe compassione’. Il samaritano si comporta con autentica misericordia: benda le ferite di quell’uomo, lo porta in una locanda, si prende cura di lui personalmente, provvede alla sua assistenza”.
“Le ferite che provoca il sistema economico che ha al centro il dio denaro, e che a volte agisce con la brutalità dei ladri della parabola – prosegue il Papa nella traduzione italiana integrale pubblicata dall’Osservatore Romano – sono state criminalmente ignorate. Nella società globalizzata, esiste uno stile elegante di guardare dall’altro lato, che si pratica ricorrentemente: sotto le spoglie del politicamente corretto o le mode ideologiche, si guarda chi soffre senza toccarlo, lo si trasmette in diretta, addirittura si adotta un discorso in apparenza tollerante e pieno di eufemismi, ma non si fa nulla di sistematico per curare le ferite sociali e neppure per affrontare le strutture che lasciano tanti esseri umani per strada. Questo atteggiamento ipocrita, tanto diverso da quello del samaritano, manifesta l’assenza di una vera conversione e di un vero impegno con l’umanità”.
“Si tratta – prosegue il Papa – di una truffa morale, che, prima o poi, viene alla luce, come un miraggio che si dilegua. I feriti stanno lì, sono una realtà. La disoccupazione è reale, la corruzione è reale, la crisi d’identità è reale, lo svuotamento delle democrazie è reale. La cancrena di un sistema non si può mascherare in eterno, perché prima o poi il fetore si sente e, quando non si può più negare, nasce dal potere stesso che ha generato quello stato di cose la manipolazione della paura, dell’insicurezza, della protesta, persino – sottolinea Francesco – della giusta indignazione della gente, che trasferisce la responsabilità di tutti i mali a un “non prossimo”. Non sto parlando di alcune persone in particolare, sto parlando di un processo sociale che si sviluppa in molte parti del mondo e che comporta un grave pericolo per l’umanità”, scrive Francesco che sottolinea, nel messaggio ai movimenti popolari Usa, che “non esiste il terrorismo cristiano, non esiste il terrorismo ebreo e non esiste il terrorismo islamico” e “nessun popolo è criminale o narcotrafficante o violento” e contesta il “negazionismo” sulla crisi ecologica di chi sostiene che non c’è riscaldamento globale. Fonte ASCA