Redazione de ILPARLAMENTARE.IT/
C’è una Calabria che guarda avanti senza nostalgia del passato, forte di un’appartenenza a quella civiltà, la Magno Greca, che ne ha fatto nei millenni l’approdo delle grandi culture del Mediterraneo, i cui segni sono fortunatamente ancora leggibili e riscontrabili sia nelle pietre che nell’Agricoltura, nella Cucina, nelle Tradizioni, nei comportamenti umani. E’ quella Calabria espressione della cultura Greco-Romana e Giudaico-Cristiana impressa nella Memoria, nelle edicole murarie, nei cammini, nelle Chiese di campagna e nelle Cattedrali Mariane che ci ricordano anche il ruolo della Donna che il Creatore stesso ha eretto a bene massimo della nostra Civiltà Cristiana.
E’ in questa Calabria nella quale molte cose sono inspiegabili, come le forme di resistenza allo sviluppo esercitata da una parte della classe politica e della burocrazia, che nasce a Limbadi l’UNIVERSITA’ dell’ANTIMAFIA ove hanno già preso vita i Seminari formativi sul tema della “Pedagogia della Prevenzione per il Contrasto al Crimine Organizzato”.
Attesa la direzione strategica dei temi, i Seminari si direbbero solo per Forze di Polizia e Intelligence e invece – e questa è la novità assoluta – sono diretti a coloro i quali domani dovranno amministrare il nostro Paese: ai Giovani. Ed è in questo clima positivo e propositivo che nell’UNIVERSITA’ dell’ANTIMAFIA di Limbadi tutti collaborano sotto forma di una vera “comunità”.
L’UNIVERSITA’ dell’ANTIMAFIA di Limbadi nasce da un’idea-progetto di Adriana Musella volta a utilizzare le abitazioni sequestrate dallo Stato ai Mancuso, in luoghi di diffusione dell’informazione e formazione alla legalità, anche attraverso la sua testimonianza diretta. Gennaro Musella, suo padre, ricordiamo, fu barbaramente ucciso dalla mafia e Adriana Musella ha trascorso oltre 20 anni tra scuole, piazze, università, a manifestare il suo pensiero dando vita a quella forma di “antimafia sociale” tradita da molti ma che nel caso della Musella, come mostrano le immagini e la storia, ha mostrato il suo epilogo in un’opera unica e incontestabile come quella che oggi prende vita a Limbadi.
COME NASCE L’IDEA PROGETTO
L’idea-progetto originale si concretizza dopo anni di fermo e temporeggiamenti che sono costati alla Musella minacce di morte, pressioni e tentativi di delegittimazione di ogni tipo, ai quali il presidente dell’Associazione “Riferimenti” ha sempre resistito pur ammettendo scoraggiamento e stanchezza. Finalmente, dopo nove lunghi anni, la questione viene sbloccata e dopo la caduta di due Amministrazioni Comunali, l’avvento della Commissione Prefettizia ha consentito la realizzazione del progetto con la finalizzazione delle opere che oggi sono sotto lo sguardo della stampa nazionale e internazionale.
Testardaggine e intelligenza – appare chiaro – sono state componenti importanti del carattere di Adriana Musella che aveva ben intuito che Limbadi sarebbe potuta diventare sede di un progetto olistico in grado di restituirle centralità anche per fatti positivi e riscattarla da un fenomeno, quello legato alla ‘ndrangheta e alle mafie che, come diceva Giovanni Falcone, come tutti i fenomeni umani è destinato ad avere un inizio, un percorso e una fine. Va anche detto che Adriana Musella è stata completamente abbandonata dalla politica regionale e ciò la dice lunga sui rapporti tra politica-massoneria e ‘ndrangheta oggetto di approfondite indagini sia a cura della Procura Antimafia di Reggio Calabria che vede a capo il Procuratore Federico Cafiero De Raho, che della Procura della Repubblica di Catanzaro nella quale è approdato da poco, e nel ruolo di Procuratore Capo, Nicola Gratteri. Proprio quest’ultimo nella recente intervista rilasciata a Riccaro Iacona per il programma televisivo “Presa Diretta”, non ha usato mezzi termini nel descrivere i rapporto tra politica e ‘ntdrangheta in Calabria. Immaginabile, dunque, la solitudine di Adriana Musella che oggi, però, vede realizzato il suo sogno affidato ad uno staff di tutto riguardo, che cresce giorno dopo giorno.
IL CENTRO STUDI SUL FENOMENO MAFIOSO “GERBERA GIALLA”
Sposata anche dal Magistrato Marisa Manzini titolare delle indagini che condussero all’arresto di Mancuso, l’idea ha preso vita con l’istituzione del Centro Studi sul Fenomeno Mafioso “Gerbera Gialla” di cui lo stesso Magistrato è Direttore Scientifico e che include diverse Università Italiane, No Profit, Mondo del Giornalismo e della Comunicazione, Associazioni nazionali che promuovono lo sviluppo delle PMI. A coordinare le Attività con il ruolo di Direttore del Centro Studi è il Dirigente Scolastico Mariarosaria Russo. Adriana Musella ne coordina le Attività Progettuali. In modo particolare collaborano attivamente con il Centro Studi L’UNICAL – Università della Calabria, ASAG – Alta Scuola di Formazione dell’Università Cattolica di Milano, la Fondazione Caponnetto, CONFAPI – Confederazione Italiana Piccola e Media Industria Privata.
Il Comitato Scientifico presieduto dal Magistrato Marisa Manzini, attualmente Procuratore Aggiunto della procura della Repubblica di Cosenza, vede Condirettore Antonio Nicaso e attivi nelle proposta Arcangelo Badolati, Claudio Cordova, Gino Crisci, Paolo Bertaccini Bonoli, Luciano Romiti, Angela Costabile, Giovanna Cusumano e Giovanna Fronte. Un Comitato destinato ad allargarsi atteso l’interesse che sta suscitando nel mondo dell’alta formazione l’UNIVERSITA’ dell’ANTIMAFIA di Limbadi.
UN MODELLO ORIGINALE PER CREARE CONTESTI DI SVILUPPO NELLA LEGALITA’
Oggi a Limbadi si apre dunque uno spazio che costituisce un modello originale, dedicato all’alta formazione e in grado di offrire ai Giovani (ma non solo), la possibilità di ricevere insegnamenti “diretti” da parte di tutte quelle Istituzioni in grado di indicare gli elementi necessari per discernere e creare contesti di sviluppo e legalità. Per la sua natura olistica il progetto è in continua evoluzione e, attesa la presa di coscienza dell’Europa del fenomeno ‘ndranghetistico, potrà diventare un modello di didattica imitabile nei paesi dell’UE.
IL PRIMO SEMINARIO DELL’ANNO 2017
Aperti giorno 14 Gennaio 2017 i Seminari formativi dell’UNIVERSITA’ dell’ANTIMAFIA di Limbadi che ha visto ospiti relatori il Presidente della Commissione Giustizia del Senato Nico D’Ascola, l’esperto di Intelligenza Connettiva Fabio Gallo della Fondazione “Paolo di Tarso”, Concettina Siciliano Direttore dell’Istituto Anticorruzione. Nel corso dei lavori i Giovani (davvero numerosi) sono stati i veri protagonisti mostrando molto interesse per gli interventi che, oggettivamente, hanno fatto comprendere il grande contributo che l’UNIVERSITA’ dell’ANTIMAFIA di Limbadi può dare all’Italia.
L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE GIUSTIZIA DEL SENATO NICO D’ASCOLA
“Individuo in questa iniziativa proprio uno degli esempi che concretizzano una delle riforme più importanti di cui ci stiamo occupando che è quella del codice antimafia, perché, tra le altre cose, ci stiamo occupando della destinazione dei beni confiscati alla mafia”.
Lo dichiara il presidente della Commissione Giustizia del Senato Nico D’ Ascola intervenuto all’Università dell’Antimafia a Limbadi che sorge in un bene confiscato alla cosca Mancuso, nell’ambito dei seminari formativi promossi dal Centro Studi sul Fenomeno Mafioso “Gerbera Gialla”.
“Non si tratta soltanto sul quel versante di un intervento relativo, punitivo per quanto riguarda la cosiddetta ricchezza formatasi illecitamente, ma si tratta anche di dare una destinazione socialmente utile a questi beni. Lo Stato – prosegue il presidente – compirebbe soltanto una parte del suo dovere se si limitasse ai provvedimenti di ablazione, di confisca e si disinteressasse di una destinazione socialmente utile di questi beni che ovviamente deve essere decisa dalle strutture di cui lo Stato dispone in questo senso, in particolare dell’Agenzia dei beni confiscati alla mafia che nella progettazione che sta all’interno del disegno di legge dovrebbe diventare un ente complesso e strutturato con personale formato da professionisti in grado di provvedere a compiti così delicati”.
Il presidente D’Ascola si è soffermato poi, sui temi del garantismo e della certezza della pena: ”Certezza della pena significa che alla commissione di un reato deve corrispondere una reazione sanzionatoria dello Stato. Questo principio sta già all’interno del concetto di norma giuridica. Per norma giuridica intendiamo una sorta di proposizione all’interno della quale si afferma che se si verifica un certo fatto e per fatto intendiamo un reato, a questo debba conseguire una reazione sanzionatoria da parte dello Stato, perché è implicato nel concetto di giuridicità il concetto di sanzione”. Sulla funzione rieducativa della pena, il presidente aggiunge: ”Il modello di una pena assoluta è un modello che potremmo definire ormai definitivamente rinunciato. La funzione tendenzialmente rieducativa della pena inevitabilmente porta ad una contrazione del trattamento sanzionatorio ed anche ad una adozione di modelli rieducativi, ossia di concreti trattamenti nel principio costituzionale che vuole che la pena sia un trattamento il quale tendenzialmente ponga il condannato nella condizione di poter essere nuovamente accolto in società dopo la espiazione della pena”.
L’INTERVENTO DI FABIO GALLO – Fondazione “Paolo di Tarso”- Ascolta
“Intelligenza Connettiva e Gestione della Conoscenza, Etica e Comunicazione (per una riappropriazione responsabile dei palinsesti delle Reti RAI)”
L’INTERVENTO DI CONCETTINA SICILIANO – ASCOLTA L’AUDIO INTEGRALE
“Corruzione e Mafie: due facce della stessa medaglia”