Le resistente corporative impediscono l’efficienza del sistema giustizia. A dirlo è in prima persona il Ministro della Giustizia Angelino Alfano, in occasione del suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario presso la sede della Corte d’Appello di Roma.
Facendo riferimento a quanto affermato ieri dal primo presidente della Corte di Cassazione in tema di efficienza delle giustizia, per cui “nessuno può chiamarsi fuori limitandosi ad additare le colpe altrui”, Il Ministro Alfano ha sottolineato come questa regola sia “purtroppo rimasta spesso inascoltata, anche per resistenze corporative che da più parti ostacolano qualsiasi tentativo di riforma del sistema giudiziario italiano”.
Mentre, ha rimarcato, “non è mancato l’impegno del governo in materia di giustizia, un impegno concreto scolpito in numerose iniziative legislative, spesso approvate a larga maggioranza e talvolta all’unanimità, e in una costante opera di amministrazione della macchina giudiziaria, fondata sul lavoro quotidiano a servizio della giurisdizione e nell’interesse dei cittadini”.
“Se ci si allontana dal piano della facile polemica – ha detto – mi pare davvero difficile negare questo impegno se non fanno velo i sospetti, le reticenze e le resistenze all’innovazione e il soverchiante ruolo dei media che, scelta la notizia che interessa, è in grado magicamente di far sparire dal contesto quella parte importante di impegno quotidiano nella complessa gestione della macchina giudiziaria che è stato e continuerà ad essere – ha concluso il Guardasigilli – il mio prioritario impegno a servizio dell’istituzione che rappresento, dei cittadini e del popolo in nome del quale, giova ricordarlo, la giustizia viene quotidianamente amministrata”.
Alfano indica i requisiti indispensabili per migliorare la macchina della giustizia in Italia. “Il sistema giudiziario per essere innovato e diventare più efficiente non ha soltanto bisogno di risorse umane e finanziarie – ha detto Alfano – ma deve, prima di tutto, essere riorganizzato con la diffusione di una cultura dell’organizzazione e della misurazione delle performance anche dei singoli magistrati e non soltanto degli uffici giudiziari nel loro complesso”.
In tema di giustizia penale, poi, “l’impegno del governo, con particolare riguardo all’azione di contrasto alla criminalità organizzata, si è ancora una volta confermato imponente ed efficace”. Alfano ha citato alcuni dei dati già presentati al Parlamento in occasione della sua Relazione sullo stato della giustizia. Tra questi, “il più robusto sistema di norme di contrasto alla criminalità organizzata; il più alto numero di detenuti sottoposti a regime di 41 bis; il più basso numero di provvedimenti di revoca del 41 bis da parte del ministro della Giustizia”.
Mentre, per fronteggiare l’emergenza carceri si è dato avvio “a un intervento straordinario senza precedenti nella storia della Repubblica, vista l’entità degli investimenti, 675 milioni di euro, la tempistica della loro esecuzione, nell’arco di un triennio, e la nuova creazione di 9.150 posti, in esecuzione della prima parte del piano”.
A stretto giro di posta, arriva la replica del presidente dell’Anm, Luca Palamara. “Al di là delle parole bisogna passare ai fatti”, sottolinea. E i fatti “sono che bisogna dare priorità a quello che chiediamo da molto tempo, cioè dare centralità al tema dell’efficienza del servizio giustizia”. Per Palamara, “purtroppo questo non accade, perdiamo tempo con gli insulti e le denigrazioni al singolo magistrato che sono in realtà insulti a tutta la magistratura e trascuriamo quelle che sono le problematiche attuali”.
Sul tema dell’informatizzazione della giustizia, sottolineato dal Guardasigilli nel suo intervento, Palamara commenta: “Basta con gli annunci e gli interventi tampone: noi cooperiamo per primi, ma vogliamo rispetto e vogliamo che si metta al centro dell’attenzione il vero tema, quello di far funzionare meglio i processi, invece di strumentalizzare le inchieste giudiziarie”.
AdnKronos