Sulla vittoria di Le Pen che esalta il duo Salvini – Meloni, il premier Matteo Renzi, da parte sua, sceglie una interpretazione rassicurante: per l’Europa è arrivato il momento di “cambiare”, il momento di una scossa, perchè senza investimenti sulla “crescita” prevalgono inevitabilmente “i populismi”. Ma anche nel centrodestra il caso Francia Pericolo che c’è ovunque, riflette Renzi, ma “In Italia no perchè si fanno le riforme. “In Italia vinciamo noi – rilancia – perché le riforme stanno finalmente dando frutti: la maggioranza degli italiani sta con chi vuole cambiare, non con chi sa solo lamentarsi”. Morale: “Io non sono, dunque, preoccupato per l’Italia, ma sono molto preoccupato per l’Europa”.
Lettura che viene fatta propria e rilanciata da tutto il governo – a cominciare dal sottosegretario e ora ancora di più è necessario marciare dritto con le riforme – e dalla maggioranza renziana ma che già dentro il Pd viene in qualche modo aggiornata. Vannino Chiti, senatore dem ed esponente della minoranza del partito, non si dice affatto sorpreso dell’esito del primo turno del voto e invoca la necessità di una “riflessione” tra i socialisti europei osservando che “da anni non riusciamo a estendere i nostri consensi. Perché?”. La risposta per Chiti è semplice e non va nel senso di riconoscere le riforme del governo come uno ‘scudo’ contro il rischio del trionfare dei populismi. Nè tantomeno di avvalorare la prospettiva del partito della Nazione: la sinistra non si distingue abbastanza dalla destra, “su temi fondamentali come lo sviluppo, il diritto a un lavoro degno, la riforma del welfare, l’accoglienza di quanti hanno diritto all’asilo, le stesse scelte per battere il terrorismo, non siamo in grado di presentare proposte credibili e realmente alternative a quelle della destra”. Se la sinistra europea non si sveglia, insomma, “non avrà futuro”. Distante dalla visione renziana anche l’ex premier Enrico Letta secondo il quale è certo “un errore legare il successo della Le Pen agli attacchi di Parigi” perchè “il risultato delle elezioni francesi era nei sondaggi da mesi” ma si tratta comunque di “un no radicale alla politica tradizionale. Come da noi”.