Di Fabio Gallo – Portavoce nazionale Movimento NOI/
Il caso sanità della Calabria ha superato l’inverosimile. L’emergenza Covid ancora in corso, dopo oltre sedici mesi e decine di migliaia di morti, nulla è riuscita a modificare costringendo i cittadini a rimediare alimentando quell’odioso turismo della salute, al fine di difendere la propria vita. Tutto bloccato e nessun merito che così possa definirsi, da parte dei Commissari destinati dal Governo alla gestione della Sanità in Calabria. E neanche dalla classe politica locale e regionale.
Dopo un susseguirsi di penosi atteggiamenti da parte dei precedenti commissari tra i quali vale la pena di ricordare le sceneggiate del gen. Cotticelli (che non riconosceva se stesso e le proprie azioni), licenziato dal Governo Conte e del Giuseppe Zuccatelli (nel video nel quale trattava del bacio lingua e lingua per venti minuti perché si potesse trasmettere il Covid), il Governo invia in Calabria l’ex Prefetto Guido Longo che, nonostante il suo passato pieno di onori e gloria, non eccelle, attesi i risultati, e non fosse stato per una imponente opera di volontariato stimolata da Associazioni e Fondazioni Calabresi, si sarebbe registrato il peggio del peggio anche nella campagna vaccinale.
Ma per comprendere quanto grande sia il guaio in Calabria, la regione dove non cambia nulla anche quando cambia tutto, è opportuno ricordare che nel cuore dell’emergenza Covid, mentre i cittadini morivano in autoambulanza e il Movimento NOI dava battaglia a sostegno delle assunzioni del personale medico ridotto al lumicino e per la riapertura dei quasi venti Ospedali chiusi, giungeva in Calabria anche Gino Strada con Emergency fortemente voluto da Nicola Morra, al quale è stato possibile prendere atto del fallimento totale dell’iniziativa e che la sua stessa presenza, nonostante la sua buona volontà e le proposte messe in campo, è stata praticamente inutile.
Questo strano ambiente nel quale si sviluppa il continuo fallimento della Sanità pubblica, a dire della Magistratura antimafia, sarebbe quella parte di società calabrese e nazionale ad essa collegata e collusa che si chiama ‘ndrangheta. A dire che il problema sarebbe la mafia è anche il Commissario Guido Longo alla Commissione Parlamentare Antimafia. Non a caso il Ministero dell’Interno attraverso le sue Prefetture ha dovuto commissariare parte cospicua delle ASL territoriali proprio per infiltrazioni mafiose. Dunque la domanda è: se la magistratura ne è più che convinta, se il Ministero dell’Interno commissaria le ASL per infiltrazioni mafiose e se anche il Commissario alla Sanità della Regione Calabria Guido Longo lo afferma, chi deve risolvere il problema? E…, innanzi tutto: questo problema è risolvibile?
La Calabria è stata bene descritta da antropologi, sociologi, psicologi di massa e letterati, tutti d’accordo sul fatto che più potente della ‘ndrangheta come potere distruttivo sono la cultura mafiosa e l’ignoranza. Se la prima è responsabile dei grandi crimini internazionali e di quella élite di soggetti che ne determinano l’avanzamento in campo mondiale, la cultura mafiosa e l’ignoranza, completano l’opera distruttiva poiché sempre più spesso indossa gli abiti di parte della classe politica e della società civile prona a qualsiasi forma di potere, essendo la Democrazia in Calabria ostaggio del bisogno. Insomma, un cerchio perfettamente chiuso che sta ponendo la Democrazia in pericolo e che rende impossibile generare uno spazio per chi desidera vivere in un contesto di sviluppo e legalità.
Intorno al problema che appare complessivamente – per dirla alla Peppino Impastato “una montagna di merda”, svolazzano mosche e mosconi dei partiti con tutta quella gente che popola i processi dell’Antimafia calabrese, da Catanzaro, a Vibo, a Reggio Calabria. E anche chi cerca di fare il bene, prima o poi, nelle trattative politiche finisce per dovere planare sulla montagna di merda.
Il Movimento civico NOI sta cercando di far capire che rimediare agli errori del passato conviene a tutti e che la politica non può rimanere per sempre, in Calabria, un quartiere senza Cristo. Per tale motivo abbiamo chiesto a gran voce sia al Governo Conte che all’attuale Governo Draghi, l’invio in Calabria di un esperto di materia amministrativa come il Colonnello dei carabinieri Maurizio Bortoletti che ha alle spalle l’indiscutibile successo che fa di lui la persona giusta. A Salerno in pochi mesi ha rimesso l’ASL in condizioni di rimediare ad un debito di un miliardo e mezzo di Euro. Ma in Calabria nessuno ha il coraggio di dire al Commissario Guido Longo che ha bisogno di Bortoletti e al Presidente f.f. Antonino Spirlì di smetterla di giocare ad integrare cortometraggi e di pensare alle cose serie.
Il problema tra i problemi riteniamo sia al momento uno: capire se il Presidente del Consiglio Mario Draghi, l’uomo dell’economia italiana del prossimo futuro, ha interesse a salvaguardare la vita di milioni di calabresi e delle nuove generazioni, oppure no. Attendiamo.