Sono stati rinviati al giudizio in sede di udienza preliminare dal Tribunale di Cosenza i rappresentanti legali del colosso petrolifero “Repsol Italia Spa” con la pesante accusa di tentata estorsione continuata ai danni dell’imprenditore cosentino Francesco Gallo difeso dall’Avv. Gianpiero Calabrese del Foro di Cosenza. La prima udienza del processo è fissata innanzi al Tribunale di Cosenza in data 8 novembre 2021 alle ore 9:00. A chiedere il rinvio a giudizio innanzi al Giudice Piero Santese è stato il Sostituto Procuratore della Repubblica Margherita Saccà.
Gli alti dirigenti della “Repsol Italia Spa” sono Sanjuan Sanchez Sarachaga, rappresentante legale a amministratore delegato della “Repsol Italia Spa” e Marrazzo Giuseppe, Direttore Commerciale della predetta società, difesi dall’Avv. Salvatore Scuto del Foro di Milano.
Si terrà dunque a Cosenza uno dei processi più importanti nel settore petrolifero.
I due alti dirigenti sono imputati del delitto p. e p. dagli artt. 81, 110- 56-629 cp., poiché, in tempi diversi, con più azioni esecutive di in medesimo disegno criminoso, previo accordo e in concorso tra loro, Sanjuan Sanchez Sarachaga, nella sua qualità di rappresentante legale e amministratore delegato della “Repsol Italia” Spa, e Marrazzo Giuseppe, Direttore commerciale della predetta società, dietro la minaccia di interrompere, recedendo, tutti i rapporti economici, commerciali intrattenuti tra la società “Repsol Italia Spa” e la “Gallo Petroli s.a.s.” compivano atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere Gallo Francesco, ad accollarsi, in nome e lui per conto della società da lui rappresentata, nonostante l’assenza di alcuna ragione economica, parte del debito di altra società per oltre 400 mila Euro.
I due avrebbero costretto l’imprenditore cosentino a sottoscrivere e consegnare effetti per l’intera somma e a titolo personale, in assenza di alcuna controprestazione. “Mediante tale condotta – riporta l’atto di rinvio a giudizio – i due alti dirigenti della “Repsol Italia Spa” cercavano di procurarsi un profitto ingiusto”.
Accuse molto pesanti che, da quanto si evince dalle dichiarazioni della Procura della Repubblica di Cosenza, sarebbero non equivoche.