la Redazione/
Calabria – Il noto industriale del tonno Pippo Callipo è stato individuato dal PD come candidato alla presidenza della Regione Calabria, con grande delusione di gran parte dei suoi estimatori che lo vedono oggi, dover coprire con il suo volto di operoso industriale, le malefatte di un PD che il segretario del partito Zingaretti ha letteralmente demolito rifiutando la candidatura dell’ex Presidente della Regione Calabria Gerardo Mario Oliverio (PD) coinvolto in diverse indagini a cura della magistratura antimafia di Catanzaro, ancora in corso.
Ma la responsabilità più grande che si imputa all’ex Presidente Oliverio sarebbe di natura politica per non essere riuscito a concretizzare gli obiettivi politici strategici. Per dirne solo una, la Sanità, avvolta da indagini antimafia, commissariamenti e molto altro, che hanno fatto letteralmente saltare il PD che, con Pippo Callipo, prova a restaurare quel volto che, invece, è irrimediabilmente sfigurato, a danno di chi nella politica crede per davvero e che si trova isolato all’interno dei partiti che mostrano il loro lato peggiore animando sfilate di Ministri mai visti prima, a ridosso delle elezioni.
Sono in molti ad avere preferito una rivoluzione civica operata da noti industriali come Callipo o altri noti per le loro posizioni antimafia, ma invece, sono tutti finiti in coda come “sardine” in un PD che in Calabria non solo perde la faccia ma anche i pezzi con una migrazione di noti esponenti che, incredibile a credersi, dal PD passano al Centrodestra, in barba ad ogni ideologia partitica.
La riforma dei partiti appare sempre più indispensabile e le frammentazioni che manifestano molteplici interessi ben lontani dal bene comune, ne allontanano la possibilità di vederla realizzata forse anche per il repentino mutamento dell’economia oggi mossa dalla globalizzazione cui i partiti non riescono a veicolare a favore del lavoro e dell’economia italiana. Callipo è un esempio ma non basta a redimere un intero partito.