Fonte: Il Fatto di Calabria/ ci sarebbero stati contatti continui e “sospetti” con le cosche del Crotonese da parte di prestanome. Sarebbe questa la inquietante base su cui ha preso le mosse una clamorosa interdittiva antimafia emessa a carico della Ristorart, colosso nazionale della ristorazione con sede in Toscana ma con “cuore” tutto calabrese nelle mani dell’imprenditore Capogreco. È stato il Prefetto di Prato, Scialla, a firmare il provvedimento pare per il convincimento che alcuni prestanome evidentemente collusi o infiltrati abbiano poi preso contatti con varie ditte per conto dell’azienda “madre”.
Tutte ipotesi che naturalmente andranno irrobustite da altri uffici e altri gradi di prevedibile contenzioso, dal momento che l’azienda ha ora 90 giorni per contrastare con un ricorso il provvedimento. Nelle more sono a rischio tutti i contratti di fornitura in essere e va da sè che il più ingombrante ed espositivo sia quello inaugurato non molto tempo fa nel ventre della Cittadella regionale. Già, proprio così. Ristotart è l’azienda capofila, vetrina del progetto enogastronomico denominato Pecco. 1600 metri quadrati d’esposizione di prodotti a chilometro zero nella “pancia” della Cittadella regionale (la sede centrale della Regione Calabria, ndr.) allietata dai sapori e dal saper fare di Nicola Capogreco. Il giorno dell’inaugurazione il governatore Gerardo Mario Oliverio a stento ha trattenuto l’enfasi. 《Finalmente la Calabria che produce nella casa dei calabresi》l’emozionata sintesi e soddisfazione di Oliverio al taglio del nastro. Ora “l’inciampo” dell’interdittiva rischia di compromettere e non poco il progetto (anche questa, se vogliamo, è la Calabria…).