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Scandalo depurazione: Occhiuto diserta l’incontro tra i 28 sindaci

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Dall’impianto di Coda di Volpe i liquami arrivavano nel fiume Crati

Fonte Quicosenza.it – di Maria Teresa Improta/

RENDE (CS) – “Non abbiamo paura della Procura, perché siamo trasparenti”. Il presidente del Consorzio Valle Crati Maximiliano Granata torna a tuonare dalla propria poltrona. Dopo l’annullamento da parte della Cassazione dell’interdizione dai pubblici uffici per abuso d’ufficio, in un’indagine relativa a un presunto caso di corruzione elettorale volta a favorire il fratello Vincenzo Granata candidato (ed eletto) tra le fila del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, è tornato a capo della famigerata Valle Crati. Per informare i 28 sindaci dei Comuni ‘depurati’ dall’impianto di Coda di Volpe, sulla situazione creatasi a seguito dell’operazione Cloaca Maxima, ha indetto un incontro tenutosi stamattina a Rende presso la sede del consorzio in contrada Cutura. La Procura di Cosenza, a seguito delle numerose segnalazioni presentate dai residenti, concluse le indagini, durate circa un anno e mezzo tra intercettazioni e appostamenti, ha accertato l’esistenza di sversamenti anomali nel fiume Crati.

LE PREOCCUPAZIONI DEI RESIDENTI
Schiuma bianca e acque maleodoranti sarebbero state analizzate portando alla luce la presenza di agenti inquinanti oltre i livelli consentiti dalla legge. La contaminazione del fiume sarebbe, secondo gli investigatori, avvenuta volontariamente per ridurre i costi della depurazione. I liquami della rete fognaria di un circondario che conta oltre 220mila abitanti pare siano così finiti parte nel mar Jonio, parte nella sibaritide per l’irrigazione dei campi coltivati. Ad oggi, dopo il sequestro dell’impianto, i residenti di contrada Coda di Volpe continuano a denunciare strani odori e colorazioni che assume l’acqua all’uscita dal bocchettone del depuratore. Insieme all’associazione Crocevia hanno deciso di lanciare una campagna rivolta a tutti i cittadini dei Comuni collettati per chiedere il rimborso di almeno gli ultimi cinque anni di tasse pagate per la depurazione, che a loro dire, non sarebbe mai stata effettuata. Una voce presente su tutti le ‘bollette dell’acqua’ con cui da Cosenza a San Giovanni in Fiore viene pagato il servizio idrico fornito ad ogni famiglia.

 

IL SEQUESTRO DEL 2013

foto 02“Sono tornato a dicembre – ha spiegato il presidente del consorzio Valle Crati Maximiliano Granata – e ho trovato il caos. Ora custode dell’impianto è Andrea Manna che ha nominato nuovamente la Geko come gestore. Mi preoccupa la copertura di costi, visto che si avvale della collaborazione di altri cinque professionisti (un commercialista, due ingegneri e due avvocati) che sicuramente dovranno essere retribuiti. Mi terrorizza invece il non riuscire a capire se si stia depurando o meno. E’ mio interesse che l’impianto funzioni a norma, come presidente, ma soprattutto come cittadino. Nel 2013 sono stato io a denunciare Salvaguardia Ambientale perché non depurava. E l’impianto fu sequestrato“. In quel caso però il ‘trattamento’ riservato all’azienda dell’ex patron del Crotone Raffaele Vrenna, titolare della discarica di Celico, fu ben diverso. Salvaguardia Ambientale, tornata alla ribalta delle cronache per la pessima gestione dei rifiuti speciali dell’Ospedale di Cosenza, accatastati senza alcun riguardo per le norme di sicurezza in una stanzetta al lato del reparto di Oncologia, fu sottoposta ad una semplice oblazione, cioè il pagamento di una sorta di multa.

IL FUNZIONAMENTO DEL DEPURATORE

Con il sequestro delle scorse settimane invece si è arrivati anche alla notifica di quattro misure cautelari per altrettanti lavoratori che, comunque ad oggi, continuano a lavorare nell’impianto. Un depuratore tarato per 19 milioni di metri cubi di reflui fognari che invece ne smaltisce almeno 28 milioni di metri quadri. Anche se l’ingegnere Pasquale Russo di Valle Crati garantisce che “fino a 23 milioni riusciamo a gestirlo. L’80% viene depurato, per il 20% garantiamo il trattamento primario”. Per ampliare il depuratore sono stati stanziati 35 milioni di euro di cui però i primi finanziamenti, circa due milioni e mezzo di euro, sono stati bloccati dalla magistratura. I lavori verrebbero eseguiti in project financing, quindi con l’apporto economico anche di un privato, che secondo i calcoli effettuati dal sindaco di San Vincenzo la Costa in cinque anni avrebbe un introito di ben 75 milioni di euro. Ciò non preoccupa il presidente di Valle Crati Granata che perentorio garantisce: “Nonostante il provvedimento della Procura possiamo realizzare l’ammodernamento dell’impianto usufruendo del finanziamento da 35 milioni di euro. La Geko è un’azienda solvibile che ha già anticipato 5 milioni di euro per l’impermeabilizzazione delle vasche”.

SINDACI ASSENTI E SINDACI PRESENTI

Nel corso dell’incontro di stamattina l’assenza del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, il Comune più popoloso che conferisce le acque ‘nere’ all’impianto, ha indispettito i ‘colleghi’ già provati dall’eventualità di dover pagare un debito da oltre 2 milioni di euro creato nel 1997 ai tempi di Giacomo Mancini. Presenti invece la maggior parte dei sindaci dei 28 Comuni collettati. In prima fila Marcello Manna sindaco di Rende, Caracciolo per Montalto Uffugo e Giovanni Greco per il Comune di Castrolibero. Poi Casali del Manco, Castiglione Cosentino, Cerisano, Domanico, Marano Principato, Mendicino, Montalto Uffugo, Rose, Rovito, San Benedetto Ullano, San Martino di Finita e San Vincenzo la Costa. Mancavano invece all’appello i primi cittadini di Aprigliano, Carolei, Cerzeto, Dipignano, Lappano, Lattarico, Marano Marchesato, San Demetrio Corone, San Fili, San Giovanni in Fiore, San Pietro in Guarano, Spezzano della Sila e Zumpano.

LE INTERCETTAZIONI VIDEO PUBBLICATE IL 2 FEBBRAIO

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