E’ una battaglia a tutto campo quella condotta dalla Testata Giornalistica Iacchite.com in Calabria. Massoneria, politica, mafie, soffiate e lamenti di ogni sorta giungono alla redazione più vietata che c’è. Se ne parli sei nemico del potere, ma non di tutto il potere. Il suo cammino, molto simile nelle fasi iniziali al noto Dagospia.it, è particolarmente rivolto alla politica del malaffare. E non perdona nessuno. Il linguaggio forte, molte volte accompagnato da aggettivi “vietati dalla legge”, gli hanno fatto conquistare numerose querele per diffamazione che hanno punito non tanto la veridicità dei fatti riportati, ma l’utilizzo di alcuni termini forti. E proprio come Dagospia, il suo sviluppo è dovuto al coraggio di affrontare certi argomenti che in Calabria sono un tabù, culturalmente parlando. I numeri, milioni di utenti unici (veri), sono il segno di un’atteso senso di Giustizia che in Calabria tarda ad arrivare. Nel momento in cui il mondo della comunicazione è quasi totalmente in mano alle lobby e, come ha dichiarato il Procuratore Antimafia Nicola Gratteri, la ‘ndrangheta mostra molto interesse per parte di essa, essere discoli nel comunicare, scrive pagine di Democrazia. E’ arrivato il momento di dirlo.
Da sempre Iacchite.com ha profanato il tempio massonico sostenendo quanto oggi, però, è la risultante dell’indagine della Commissione Nazionale Antimafia presieduta da Rosy Biondi che orienta il nostro sapere sul fatto che anche in Massoneria le cose sono molto cambiate. Al punto tale che, nonostante non si sia ancora giunti alle conclusioni definitive, è in grado di affermare che: “i primi risultati del nostro lavoro dimostrano che tra i nominativi degli iscritti alle logge massoniche della Calabria e della Sicilia, ci sono alcuni condannati per 416 bis, quindi per associazione mafiosa». Rosy Bindi, la presidente della commissione nazionale antimafia, anticipa alcuni elementi emersi dal lavoro di indagine sui rapporti tra massoneria e criminalità organizzata. Lo scorso 1° marzo – continua Rosy Bindi – la commissione ha disposto il sequestro degli elenchi di diverse logge della Sicilia e della Calabria. La Guardia di finanza ha portato via le liste delle associazioni Grande Oriente d’Italia; Gran Loggia Regolare d’Italia; Serenissima Gran Loggia d’Italia; Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori. La decisione seguiva una serie di richieste direttamente alle logge massoniche, rimaste inevase. Nei mesi precedenti la commissione aveva tenuto diverse audizioni, tra le quali quella di Giuliano Di Bernardo, già Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, dimessosi dal Goi nell’aprile 1993. Quest’ultimo aveva parlato di inquietanti rapporti con Cosa Nostra e ‘ndrangheta”.
La Testata giornalistica Iacchite.com continua: adesso Bindi anticipa a Presadiretta – che domani sera andrà in onda su Rai3 alle 21.15 con una puntata intitolata I Mammasantissima – alcuni risultati da cui emergerebbe anche «un numero considerevole di situazioni giudiziarie in itinere, imputati, rinviati a giudizio, sia di reati di mafia che di quelli che comunemente chiamiamo i reati spia di comportamenti mafiosi o comunque di collusione con la mafia. “Noi – ha puntualizza la presidente dell’Antimafia – non stiamo facendo un’inchiesta sulla massoneria, stiamo facendo un’inchiesta sui mafiosi massoni. Per noi è molto importante questa inchiesta soprattutto perché si parla di una sorta di nuova organizzazione delle mafie che vede insieme pezzi delle mafie, pezzi della massoneria, dello Stato, delle classi dirigenti del nostro Paese”.
C’è chi spera che la Procura della Repubblica Antimafia di Catanzaro possa scoperchiare questo intreccio mortale per la società che cresce e lavora onestamente. E le indagini della Commissione Antimafia dovrebbero essere conferma di ciò. Ma la Calabria è nota anche per i grandi nulla di fatto e per le ataviche attese. In studio, non a caso, ospite di Riccardo Iacona è il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, uno dei magistrati più noti e in prima linea nella battaglia contro la ‘ndrangheta.
Va detto che nessuna forma di politica che possa considerarsi “altra”, a qualsiasi livello, è plausibile se le grandi indagini non giungeranno ad una svolta decisiva e ben visibile a tutti. La Calabria lo merita.