Gentili Cavalieri di Malta, Vi scrivo questa lettera aperta pasquale sicuro di poter confidare nella Vostra considerazione, nella vostra sensibilità. Mi ero già rivolto a Voi non molto tempo fa, tramite una missiva privata, probabilmente non ci avete creduto neppure Voi. In un mondo sempre più interconnesso e interdipendente si può essere talmente vicini alla torre di Pisa da non riuscire a vederla, a riconoscerla. Così ho pensato quando ho appreso che lo stabile sito a Roma lungo via Alessandrina, altrimenti noto come “Palazzo del Grillo”, ospita una vostra rappresentanza. Quella che per molti romani sarebbe stata un tempo la dimora del Marchese del Grillo era davanti a me, in tutto il suo monumentale splendore, addirittura con lo stesso cognome, eppure io… era come se non la notassi.
Poche cose sono sorprendenti come l’abitudine alla bellezza di un paesaggio, di un monumento… e così credo sia andata per l’abitudine agli affitti un po’ bassi. Un paesaggio meraviglioso, dopo un po’, rischia di diventare un’abitudine… Ma in qualità di Garante del M5S posso rassicurarVi sul fatto che abbiamo grandi progetti per Roma nel mondo: progetti che, ne sono certo, potranno entusiasmarVi. Per arrivare dove ci prefiggiamo devono però essere a posto i conti, perlomeno deve essere in corso una “spending review”.
Deve essere molto tempo che nessuno ci mette la testa, siamo tutti interconnessi e forse proprio il Marchese del Grillo ha dato inizio a questa sorta di scherzo transecolare. L’abitudine ha fatto il resto, infatti soltanto l’abitudine può spiegare la situazione paradossale in cui mi trovo oggi scrivendoVi questa mia. Non so come dirlo, credo che cadrete a terra trafitti dallo stupore Voi per primi. Il mio è puro scrupolo, quello di non aver trascurato l’ovvio.
Sono qui a chiedervi un piccolo aumento della pigione che versate al Comune, nella rispettosa speranza che l’avvento di questi tempi cupi faccia da scudo alla mia apparente avventatezza: possiamo fare il 20 per cento? Capisco che è una percentuale elevata, ma l’enorme debito accumulato da Roma Capitale negli ultimi decenni mi fa essere agguerrito sino a vincere questa timidezza ancestrale. Ho pensato ai Vostri lustri, a quanto avete fatto per Roma, alle Crociate. Nella mia avventatezza, Ve lo confido con lo spirito di un cucciolo smarrito, ho un certo timore a chiederVi pubblicamente di voler condividere con i cittadini i guai della città! Avete già fatto tanto, Voi cavalieri del Sovrano Ordine, per questo Paese dissennato, per questa città, ne sono ben consapevole.
A conti fatti si tratterebbe del 20 per cento di 14,40, cioè 2,88 in più… euro… all’anno. Su base mensile 2,88 diviso dodici mensilità sarebbero 24 centesimi in più, al mese.
Mi sento un po’ più sereno nel coinvolgerVi, adesso che ho dato una quantificazione alla faccenda. So bene che Vi occupate della manutenzione dello stabile, e deve essere davvero difficile visto che non è ancora del tutto in ordine. Il mio pensiero va, in questo momento, ai (pochi) che riescono ad assicurarsi una dimora in fitto dal Comune e hanno problemi con la manutenzione. E si lamentano… So di una famiglia che deve rimettere in ordine l’impianto di riscaldamento di una casa popolare di 45 mq per la quale paga ben 8 euro al mese: dicono che ci fa freddo; ma se lo stabile è solo degli anni 60 e l’inverno è alle spalle, cosa pretendono? Il Comune ci mette soltanto un mese a mandare qualcuno, non oltre 700 anni.
Sono i tipici comportamenti di chi, pagando tanto, avanza pretese assurde. Proprio i comportamenti di chi non ha la minima idea di cosa possa comportare l’essere nobili. Eppure, in questo squilibrio, pur consapevole della grande responsabilità che Vi siete accollati affittando quella dimora, sono convinto che potrete comprendere il senso di questa mia richiesta di condivisione dei problemi immobiliari della Capitale. Fonte Il Fatto Quotidiano