Duro scontro tra Pd e M5s sulla data delle primarie al 30 aprile, che allontanano la possibilità di tenere elezioni politiche a giugno. “La scelta del 30 aprile – ha detto Piero Fassino in direzione – risolve un problema non banale: si chiude definitivamente il dibattito sul voto politico a giugno”. Immediato l’attacco via Twitter (rilanciato da Beppe Grillo) di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera. “Il Pd ha appena annunciato le primarie il 30 aprile impedendo il voto a giugno per arrivare almeno a settembre. Miserabili!”, scrive l’esponente M5s lanciando l’hashtag #primarieperlapensione.
“Applausi al Pd – rincara sullo stesso social network di il deputato Danilo Toninelli – che è riuscito nel suo piano: rinviare le elezioni a dopo agosto per intascarsi le pensioni d’oro!”. E i deputati accusano: “Niente voto a giugno, il Pd blocca il Paese con le sue #primarieperlapensione!“. Per i Dem il primo a replicare, con ironia, è il presidente Matteo Orfini. “Dai Luigi – scrive – lo so che è dura vivere in un partito in cui i leader li sceglie una Srl invece di milioni di persone, ma non prenderla così male”. Stessa linea quella di Ettore Rosato. “Un partito moderno, europeo e democratico – afferma il capogruppo Dem alla Camera – nei fatti sceglie così i suoi leader e non in una riunione d’azienda, né tra i follower di un sito web”.
“Le primarie Pd – taglia corto il senatore renziano Andrea Marcucci – sono vere, serie, democratiche. Tutte cose che Di Maio e M5s ignorano, per loro conta solo la voce del padrone”.