A cura di Paolo Callari/
Esprimere, sintetizzando, quando la tua Patria è in liquidazione, è davvero complicato. I governi si sfaldano per ricomporre nuove basi elettorali, si sa che i voti come i soldi valgono per la loro quantità piuttosto che per il sottostante valore dell’etica e della qualità, almeno così funziona la Democrazia che abbiamo conosciuto fino ad oggi, lasciando, di fatto, ai mercati di governare.
Il movimentismo risulta fallimentare perché l’arte della polemica contro tutto e tutti implode verso le loro stesse file, e, nei blog o nelle aule governative, non c’è moderatore che possa riportarli all’ordine perché il loro botteghino di adepti è troppo denso di fanatismo vuoto di significati organizzativi e giurisprudenziali.
La contrazione dei costi è diventato l’ordine perentorio che non punta più agli investimenti ma al loro perfetto contrario. Le periferie, e non di certo le elites, esprimono quel voto, tacciato di populismo, che altro non è che la voce degli esclusi. Non credo che la storia recente abbia mai avuto pagine da scrivere come di questi giorni.
Raccogliamo i frutti di semine mancate per rischio percepito più elevato del necessario per l’investitore istituzionale e privato. Mentre la Grecia rischia di essere espugnata del suo territorio per l’eccesso di debito pubblico e per l’ingresso incontrollato delle popolazioni nomadi, l’Italia s’incarta in faccende di segreteria e faccendieri che poco hanno a che fare con le necessità impellenti della base elettorale che a brevissimo sarà convocata per esprimere una preferenza a chi sarà più capace di riscontrare la fiducia per il mandato incondizionato al governo che verrà.
Le piattaforme digitali vendono i prodotti e i servizi attraverso il sistema degli indici di gradimento espressi in stelline come peraltro le applicazioni che scarichiamo sul cellulare. Il mercato ha le sue leggi che prescindono dalle legislazioni dei perimetri normati dalle costituzioni nazionali.
Assurdo degli assurdi: Il Re del Mondo è Mammona.