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Paolo Gentiloni – Presidente del Consiglio dei Ministri

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Paolo Gentiloni - Presidente del Consiglio dei Ministri
Paolo Gentiloni – Presidente del Consiglio dei Ministri

Paolo Gentiloni Silveri (Roma, 22 novembre 1954) è un politico italiano, Presidente del Consiglio dei Ministri incaricato, già ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale nel Governo Renzi dal 31 ottobre 2014. Deputato dal 2001, dal 17 maggio 2006 all’8 maggio 2008 Gentiloni è stato anche ministro delle comunicazioni nel Governo Prodi II.

Famiglia, studi e formazione politica nella sinistra extraparlamentare.
Paolo Gentiloni è discendente della famiglia dei conti Gentiloni Silveri, Nobili di Filottrano, di Cingoli e di Macerata[1], imparentati con Vincenzo Ottorino Gentiloni, noto per l’omonimo Patto che a inizio ‘900 segnò l’ingresso dei cattolici nella vita politica italiana. È sposato con l’architetto Emanuela Mauro e non ha figli.

Gentiloni frequenta un istituto montessoriano e riceve un’educazione cattolica (fa anche da catechista assieme ad Agnese Moro, figlia di Aldo). Passato al liceo Tasso a Roma, partecipa ad una occupazione nel novembre 1970. A dicembre fugge di casa per partecipare ad una manifestazione a Milano. Gentiloni entra quindi in contatto con il Movimento Studentesco di Mario Capanna, e dopo la confluenza di questo in Democrazia Proletaria Gentiloni rimane nel Movimento Lavoratori per il Socialismo (MLS) sino alla sua unificazione con il Partito di Unità Proletaria per il Comunismo. Nella sinistra extraparlamentare incontra i suoi amici Ermete Realacci e Chicco Testa. Grazie a Chicco Testa, Gentiloni ottiene nel 1984 la direzione de La Nuova Ecologia, mensile di Legambiente , che mantiene fino al 1993. Dal 1990 è giornalista professionista.

Carriera politica
Portavoce e membro della giunta Rutelli a Roma – Durante gli otto anni di direzione de La Nuova Ecologia Gentiloni si lega a Francesco Rutelli, di cui nel 1993, all’elezione a sindaco di Roma, diventa portavoce. In seguito ha ricoperto anche l’incarico di assessore al Giubileo e al Turismo.

Deputato per La Margherita (2001-2006)
Candidato alle elezioni politiche del 2001, Gentiloni è stato eletto deputato nelle liste di Democrazia è Libertà – La Margherita, di cui è stato uno dei fondatori.[10] Nella XIV legislatura è stato membro della IX commissione (trasporti, poste e telecomunicazioni) e della commissione sui servizi radiotelevisivi. Dal 2005 al 2006 ha inoltre presieduto la commissione di vigilanza Rai.[11] Responsabile della comunicazione de La Margherita, ha organizzato e curato campagne elettorali per lo stesso partito.

Ministro delle comunicazioni (2006-2008)
Governo Prodi II. Alle consultazioni politiche del 2006 Gentiloni è nuovamente eletto alla Camera dei deputati, dove ricopre, dal 2006 al 2008, l’incarico di Ministro delle comunicazioni all’interno del governo Prodi II. Tra i 45 membri del comitato promotore nazionale del Partito Democratico nel 2007, Gentiloni è stato poi nominato, nel 2009 presidente del forum Ict dello stesso partito dall’allora segretario Pier Luigi Bersani, in rappresentanza della mozione Franceschini.

Tentativo di riforma del sistema televisivo
In quanto ministro delle comunicazioni Gentiloni aveva fra le sue competenze la riforma del settore televisivo. Tale riforma aveva come scopo, secondo Gentiloni, l’adeguamento della legge Gasparri alla normativa UE (direttiva “Televisione senza frontiere”), soprattutto circa i tetti alla pubblicità.

Il DDL “riforma Gentiloni” del 12 ottobre 2006, stabiliva l’esistenza di una posizione dominante laddove un soggetto superasse il 45% di raccolta pubblicitaria e aboliva il “sistema integrato di comunicazione” (SIC) introdotto dalla legge Gasparri. La legge abbassava inoltre la soglia pubblicitaria massima per le TV dal 18% al 16%, per favorire la redistribuzione, e prevedeva il trasferimento sul digitale di una rete ciascuna per RAI e Mediaset entro il 2009, liberando così frequenze e imponendone l’obbligo di vendita ( Il DDL non venne mai approvato. Il settore sarà poi di nuovo riformato nel successivo governo Berlusconi IV tramite il “decreto Romani” – D.Lgs. 44/2010)

Tentativo di riforma della RAI
A maggio 2007 è stato varato un secondo testo di riforma che riguarda soltanto la RAI (atto Senato 1588/2007).Tra gli aspetti principali, la proprietà dovrebbe passare dal Ministero dell’Economia a una Fondazione; si avrebbe inoltre una separazione tra tv finanziata dal canone e tv finanziata dalla pubblicità, inoltre sarebbero cambiate le regole di nomina del consiglio di amministrazione. La riforma non entra mai in vigore.

Proposta di registrazione dei siti internet
Sempre nel 2007 Gentiloni è stato oggetto di critica per una proposta di regolamentazione della comunicazione su internet che nel primo testo avrebbe costretto gran parte dei siti internet a registrazioni e adempimenti amministrativi. Il testo è stato poi considerato un grave errore da parte dello stesso Gentiloni.

Deputato PD (dal 2008)
Ricandidato ed eletto deputato nella XVI legislatura, dal 2008 al 2013 Gentiloni è membro della IX commissione (trasporti, poste e telecomunicazioni) e della commissione sui servizi radiotelevisivi.

Gentilone è tra i primi “big” del PD a sostenere Matteo Renzi, participando ai convegni della Leopolda.

Il 5 dicembre 2012 Gentiloni annuncia via twitter la sua candidatura (sostenuto dai renziani) alle primarie del centrosinistra come sindaco di Roma. Alle votazioni per l’elezione del candidato sindaco si è poi classificato al terzo posto con una percentuale di consensi intorno al 15%, venendo preceduto da David Sassoli (27%) e da Ignazio Marino (55%). Alle elezioni politiche del 2013 è nuovamente eletto deputato per il PD. Nella XVII legislatura ricopre anche gli incarichi di membro della III commissione (Affari esteri e comunitari), del Comitato permanente Africa e questioni globali e di presidente della sezione Italia-Stati Uniti dell’unione interparlamentare.

Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale (2014-2016)
Il 31 ottobre 2014 Gentiloni è designato come nuovo ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale del governo Renzi, in sostituzione di Federica Mogherini, chiamata ad assumere la carica di Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea. Matteo Renzi lo preferisce al viceministro Lapo Pistelli, che di lì a poco lascia la Farnesina e la politica. Gentiloni ha poi giurato nelle mani del capo dello Stato Giorgio Napolitano il pomeriggio del giorno stesso della nomina ed effettuato il passaggio di consegne alla Farnesina il 1º novembre 2014. Da ministro degli esteri Gentiloni ha cercato di tracciare una via intermedia per l’Italia nello scenario di crisi multiple che la circonda, dalle guerra in Libia e Siria alle tensioni con la Russia. Gentiloni ha stretto una forte vicinanza all’omologo statunitense John Kerry e mantenuto aperto un canale di dialogo con il russo Sergej Lavrov. In sede europea, l’Italia di Gentiloni è stata tra gli stati membri più riluttanti alla stipula e ai periodici rinnovi delle sanzioni alla Russia di Putin per l’occupazione della Crimea e la guerra in Donbass, e ha spesso sottolineato la necessità di solidarietà degli altri stati membri con l’Italia per la gestione della crisi migratoria – arrivando a proporre nuovi patti politici come quello europeo con la Turchia di Erdogan con altri paesi della sponda sud mediterranea.

In Libia Gentiloni è stato tra i principali sponsor di Fayez al-Sarraj come premier di conciliazione nazionale, pur con periodiche aperture all’uomo forte di Bengasi, Khalifa Haftar, sostenuto dall’Egitto. Il sostegno alla lotta delle forze libiche contro l’ISIS lo ha fatto definire da questi ultimi come “ministro dell’Italia crociata”. La sua posizione sulla Siria è rimasta più sfumata e in linea con i partner europei.

Gentiloni ha cercato, senza successo, di tenere una linea di fermezza con l’Egitto in seguito all’omicidio di Giulio Regeni, crisi diplomatica culminata con il richiamo dell’ambasciatore italiano a Il Cairo (poi trasferito a Bruxelles). Anche con l’India la Farnesina di Gentiloni ha cercato di mantenere una linea di fermezza riguardo la vicenda dei marò; il suo primo atto ufficiale è stato quello di contattare i due sottufficiali di marina coinvolti nella crisi diplomatica tra India e Italia, assicurando in seguito al Parlamento una “rapida soluzione” della questione. Gentiloni è stato inoltre il primo ministro europeo a recarsi a Cuba dopo l’accordo con gli Stati Uniti, ed ha visitato l’Iran poco prima e subito dopo lo storico accordo sul nucleare. Durante il suo mandato da ministro degli esteri sono più che triplicati i valori relativi alle licenze all’esportazione di armamenti, passando da meno di 2,9 miliardi di euro nel 2014 a oltre 8,2 miliardi di euro nel 2015, una cifra record dal dopoguerra. Tra questi primeggiano i programmi di cooperazione intergovernativa. Nel 2015 il MAECI non ha negato alcuna licenza di esportazione di armamenti. Dal 2014, inoltre, la relazione alle Camere sull’argomento non menziona i paesi destinatari finali di tali armamenti, rendendone difficile il controllo di legalità. Varie fonti hanno denunciato l’invio di oltre 5.000 bombe all’Arabia Saudita, parte belligerante della guerra in Yemen, così come di 3.600 fucili Benelli inviati alle forze militari dell’Egitto del dittatore al-Sisi. Fonte Rete – Wikipedia

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