“Il Matteo nazionale che ha sfidato tutto e tutti, convinto che il suo modo “arrembante” di fare politica avesse la meglio, si è notevolmente ridimensionato”. Lo ha dichiarato in un sua riflessione per il “Quotidiano del Sud” Don Ennio Stamile, Referente di “Libera Calabria”. Una riflessione che per molti appassionati della politica del fare è già un indirizzo per l’esercizio di buone pratiche.
” Il suo discorso di annuncio delle dimissioni – continua Don Stamile – quando ormai la sconfitta era lampante e schiacciante, è stato il più autentico tra i tanti pronunciati in questi mille giorni di governo.
Segno, questo, che le sconfitte a volte sono salutari per riprendere la rotta con meno spavalderia e più umiltà.
C’è però un dato che vorrei brevemente commentare, quello dell’ affluenza alle urne, davvero molto significativo se consideriamo il fatto che è di ben sei punti più alto rispetto alle ultime amministrative ed almeno il doppio rispetto a quello referendario di aprile 2016. Questo dato, spero riesca a far riflettere seriamente un po’ tutti, dato il sempre crescente e preoccupante fenomeno dell’astensionismo. Esso, come sappiamo, ha radici lontane, esattamente circa quarant’anni orsono, quando
Enrico Berlinguer, in un suo memorabile discorso pose l’attenzione sulla necessaria questione morale in politica, visto il dilagante fenomeno della corruzione.
Il fatto che non si sia mai preso in considerazione seriamente quell’invito ed il conseguente incredibile aumento del fenomeno della corruzione nel nostro Paese, emerso per la prima volta in modo conglobante con tangentopoli, ha prodotto il cosiddetto fenomeno del “partito” del “non voto”.
Linda Laura Sabbatini, in suo importante saggio, “Partecipazione politica e astensionismo secondo un approccio di genere”, arriva con grande puntualità ad affermare che:
“attualmente è considerato normale recarsi a votare, come non recarsi a votare. Il deporre la scheda nell’urna è percepito sempre meno come un diritto, e ancor meno come un dovere, e sempre più come una facoltà di cui avvalersi”.
Praticamente la morte di una democrazia che voglia dirsi tale, in considerazione del fatto che essa esige per sua stessa natura la partecipazione attiva del popolo. Crescendo i fenomeni di corruzione, nelle loro vaste e variegate forme, sono cresciute le mafie, in particolare la ‘ndrangheta, visto che essa, la corruzione, “ne è l’incubatrice”. Il dato referendario, al di là della vittoria del NO, va letto alla luce di questo contesto.
Se teniamo conto che il 30% di chi ha votato sì è dichiarato non appartenere ad alcuna coalizione o movimento politico, esso ci dice inequivocabilmente una cosa:
in Italia c’è voglia di Politica!
Ne abbiamo bisogno come l’aria che respiriamo. Bando, dunque, alle vecchie logiche partitiche di spartizione delle poltrone, di lobby di potere, di candidati prescelti, di leader pseudo carismatici o padronali, “massimi o minimi”, di slogan populistici e di facili promesse.
Spazio alla Politica umile e coraggiosa, appassionata del bene comune, inclusiva, dialogante, lungimirante, capace di restituirci il gusto dell’impegno nobile e disinteressato del servizio alla Polis.
Non possiamo permetterci il lusso di rinviare ancora, di strumentalizzare il dato referendario con la vittoria politica degli uni a discapito di Renzi che, per sua stessa ammissione, “è l’unico che ha perso”. È la vittoria degli Italiani che hanno detto SÌ alla vera Politica capace di generare riforme serie e condivise”.