Due cittadini italiani sono stati rapiti questa mattina a Ghat, nel Sud della Libia. La notizia, diffusa dall’agenzia di stampa Anatolia, è stata confermata dalla Farnesina. Con i due connazionali è stato preso in ostaggio anche un canadese. Si tratta di tre dipendenti di una società piemontese, con sede a Mondovì, la Con.I.Cos, che opera nel Paese dal 1982, attualmente impegnata nella manutenzione dell’aeroporto cittadino. Fonti qualificate hanno riferito ad askanews che i tre lavoratori della società piemontese sono stati prelevati da un commando armato, appena fuori della città.
I rapitori si sarebbero fermati sul ciglio di una strada, davanti a un fuoristrada, attirando l’attenzione dei due italiani e del canadese. Non appena fermati, li hanno costretti con la forza a salire sull’auto, fuggendo verso un luogo sconosciuto. A diffondere per primo la notizia del sequestro è stato Qawmani Mohammed Saleh, sindaco di Ghat, oasi desertica della provincia del Fezzan. “Una delle persone sequestrate è di nazionalità canadese, mentre gli altri sono italiani”, ha spiegato, sottolineando che le autorità locali stanno compiendo “ogni sforzo per conoscere il gruppo dei sequestratori e il luogo in cui sono tenuti in ostaggio”. La stampa libica ha rilanciato la notizia precisando che al momento non è arrivata alcuna rivendicazione del rapimento, così come restano sconosciuti l’identità del gruppo e il luogo della detenzione.
L’area in cui i tre ostaggi sono stati prelevati è una zona contesa da tribù locali che, solo di recente, hanno raggiunto un fragile accordo di tregua. Si tratta inoltre di una regione in cui – secondo fonti di intelligence internazionali – sarebbe crescente l’influenza dei jihadisti dell’Isis e di Boko Haram, il movimento islamico che opera in Nigeria. La Farnesina, fin da questa mattina quando ha avuto notizia del rapimento, sta seguendo gli sviluppi insieme ad altre articolazioni dello Stato. Secondo quanto riferito ad askanews, si sta lavorando nel massimo riserbo, tenuto conto della delicatezza della situazione. ASCA