Introduzione di Fabio Gallo de ILPARLAMENTARE.IT – News, Fonte ASCA News/
Una soluzione per il mantenimento dei Beni Culturali da cui dipende l’Economia del Turismo e, in modo più ampio, dell’Economia tutta di una Nazione che può contare su oltre il 60% del Patrimonio Culturale d’interesse mondiale, bisogna trovarla e anche in fretta. Il Ministro Franceschini, da canto suo, sta facendo del suo meglio ma ciò, attesa la grande mole e la Bellezza del Patrimonio Culturale Italiano, non basta. L’intervento del privato (possibilmente italiano) diventa dunque fondamentale prima che il Patrimonio vada a peggiorare nel tempo le sue condizioni di degrado dovute a molteplici fattori. Il Bene Culturale ben si concilia con l’Essere Umano per cui esso nasce ed è giusto che venga messo a disposizione di idee e progetti che possono essere utili a rendere sempre nuovo il Bene Culturale di riferimento e a creare lavoro.
IL RESTAURO AI FINI CONSERVATIVI E’ OPERA PERENNE E DAL GRANDE VALORE CIVICO
Una Nazione unica a poter contare sul concatenarsi di eventi storici che hanno dato modo al genio dei suoi figli di imprimere tanta Bellezza da divenire unica nei secoli, necessita di una politica chiara e aperta dal punto di vista del Restauro e mantenimento del Patrimonio Culturale. Culla della Nuova Gerusalemme (la Santa Sede, ndr), l’Italia, ha risentito della Civiltà dei Papi e della Bellezza che essi hanno saputo imprimere nei secoli al formarsi della storia che ha reso celebre nel mondo il Bel Paese con il conio – naturale conseguenza della somma di tanta Bellezza, del Made in Italy: il Brand più imitato del pianeta.
Ma abbiamo un problema: la grandezza e lo spessore culturale di coloro i quali nel passato hanno finanziato e creato, non è pari a chi, oggi, ha il dovere di mantenere i Beni Culturali e manutenerli quotidianamente: Parliamo dunque dai grandi restauri ai lavori quotidiani. Ecco il punto! L’Italia dovrebbe avere 10 scuole di Restauro per ogni Città d’Arte.
LA CITTA’ DI COSENZA: UN ESEMPIO DI SCARSA VISIONE DA PARTE DEL MINISTERO E DELLE BUROCRAZIE
Un esempio per tutti la Città di Cosenza, una delle più belle Città d’Italia forte di un centro storico imponente per estensione e storia, completamente priva di una Scuola di Restauro. Cosenza, tra l’altro, si sta imponendo nel settore del turismo culturale che include anche l’offerta di uno dei più importanti Musei all’aperto d’Europa (MaB – Museo aperto Bilotti). Chiaro è che quando a dover mantenere non un Bene ma una intera Città che ha l’opportunità di poter contare sull’offerta di un simile Patrimonio Culturale, esso, dovrebbe essere accompagnato da una vera e propria politica del restauro in grado di vivificare e rendere quotidianamente nuovo il Patrimonio di tutti, l’unico, tra l’altro, sempre in grado di procurare opportunità ai Giovani e nuove economie. Sul come sia possibile che la Città di Cosenza non abbia una Scuola di Restauro sarà certamente responsabilità sia della politica locale che, evidentemente, non ha mai sollecitato (vedi, invece, Matera) la questione, sia del MiBACT che in ogni caso ha il dovere tramite i suoi Uffici di provvedere, sia della burocrazia divenuta in Italia il motivo per cui tutto sta crollando. A rendersi promotrice della proposta dell’apertura di un Laboratorio di Restauro è stata recentemente la Fondazione Culturale “Paolo di Tarso” di Roma che, aperta la sua sede a Cosenza, si è subito resa conto delle grandi possibilità del suo Patrimonio Culturale impossibile da tutelare attesa la sua vastità.
A ROMA UNA SOLUZIONE PER IL RESTAURO DEI BENI CULTURALI
Il Fontanone del Gianicolo e il Teatro di Marcello, poi le scuderie di Villa Torlonia, le serre di Villa Pamphilj, i Padiglioni cinquecenteschi di Villa Aldobrandini, e il Sepolcro degli Scipioni: sono i complessi archeologici che il Campidoglio sta pensando di cedere in concessione a privati per sette-otto anni, in cambio del loro restauro e di un utile per alleviare il disastrato bilancio comunale. Dopo la cessione dei nidi e delle scuole materne che ha agitato ieri le cronache, il Messaggero oggi pesca dal documento unico di programmazione (Dup) 2016-2018 del Comune una sezione redatta dalla Sovrintendenza capitolina ai beni culturali che contiene il piano per la messa a reddito del patrimonio culturale. Un’idea della Giunta Marino, confermata dalla gestione commissariale di Francesco Paolo Tronca. I beni interessati dalla misura devono essere urgentemente restaurati, ma il Comune non ha le risorse per farlo, e per questo pensa all’intervento di gestori privati. Per ripristinare la Fontana dell’Acqua Paola, infatti, servono 360mila euro, altri 300mila per recuperare una porzione delle scuderie di Villa Torlonia, l’Arco dei Quattro Venti all’ingresso di Villa Pamphilj costerà 150mila euro, le serre della Villa ben 700mila euro, mentre i due casali del Sepolcro di Priscilla e quello degli Scipioni hanno bisogno di 384mila e 300mila euro rispettivamente. Il restauro dei due padiglioni cinquecenteschi di Villa Aldobrandini a via Nazionale, a un mese dalla riapertura prevista per fine gennaio, vale ben un milione di euro, dopo anni di abbandono forzato, mentre ben 7,5 milioni di euro quello del Teatro di Marcello. Risorse ingenti che il Comune non saprebbe come trovare, nelle condizioni attuali di bilancio, e che spera di poter accollare a gestori profit che mettano a valore le opere per eventi ed altri intrattenimenti. Fonte ASCA News