di Giuseppe Terranova/
A fasi alterne si ripropone la questione morale. Con toni e fatti che lasciano pensare, almeno coloro che su questi temi hanno sempre mantenuto la barra ferma. Fuori dai clamori e dagli annunci propagandistici. Provengo da una storia Politica che ha forgiato non solo idealità, passione e impegno civile, ma anche la sfera personale e privata. L’impegno pubblico e’stato sempre alla pari dell’impegno personale. E viceversa. La Politica vissuta e praticata a viso aperto come strumento di analisi sociale e leva di progresso collettivo. È’ stato ed è’ il terreno dove quotidianamente esprimo con convinzione attivismo politico.
Guardandomi indietro non rinnego nulla, trovo Avvenimenti e vicende che paragonati ad oggi fanno riflettere. E sopratutto danno la dimensione reale di cosa rappresentasse essere militante e dirigente di Partito. Era il Partito di Enrico Berlinguer e Diego Novelli. E in Calabria di Giannino Lo Sardo e Peppe Valarioti. Ricordo che da segretario di sezione, disoccupato e senza una lira in tasca, salivo sul palco per dire che il Partito era n prima fila per denunciare i legami di alcune cosche mafiose che si annidavano in quegli anni nella società fagnanese. Si facevano nomi e cognomi. Era naturale e doveroso fare così.
Oggi se ci fosse quel partito non esisterebbero dubbi e ombre sull’operato di esponenti istituzionali, sopratutto in alcune aree del mezzogiorno. Lo affermo nella convinzione che come ieri anche nei tempi odierni la mafia non tratta con la politica ai vari livelli. Il sistema mafioso fa ben altro. Vota e fa votare per poi presentare il conto. Conosce bene la rappresentanza istituzionale, gli anelli deboli dove inserirsi. Compito della Politica è’ praticare una selezione della classe dirigente, partendo dalla composizione delle liste elettorali e dalle varie nomine in enti nevralgici dell’apparato pubblico.
Ciò implica coraggio, fermezza e determinazione. Alzare l’asticella della credibilità e del contrasto al malaffare significa rifiutare contatti, rapporti e connivenze con la ” foresta nera” che toglie respiro e futuro alla nostra terra. Senza urlare nelle aule parlamentari e sui giornali. Abbiamo la necessità di fare così.
Sopratutto per sconfiggere il Partito e la cultura del ” sono tutti gli stessi” e mettere a tacere mezze figure di nane, donnette e professionisti del fumo antimafia. Veri soci e sostenitori del torbido e del malaffare riconosciuto e violento. E per impedire che nell’agone politico si agitano volti che hanno conosciuto dimore con le porte in metallo chiuse a chiave e sui quali la giustizia non ha mai espresso una sentenza di assoluzione. È’ una sfida da accettare. Ce la faremo.