Milano, 16/10/2015
Signor Segretario Generale delle Nazioni Unite,
Signor Direttore Generale della FAO,
Signor Presidente dell’IFAD,
Signora Direttrice Esecutiva del PAM,
Signor Presidente della Repubblica di Slovenia,
Maestà,
Eccellenze, Signore e Signori, Ragazzi che siete collegati dalla sede Fao di Roma,
sono lieto di celebrare con voi la Giornata Mondiale dell’Alimentazione nel contesto dell’Esposizione Universale di Milano, che si avvia alla conclusione avendo registrato un grande successo di visitatori e avendo offerto al mondo intero non soltanto i valori e la cultura dell’ospitalità italiana ma un’occasione di confronto costruttivo su un tema decisivo per l’umanità e il suo futuro.
Nutrire il pianeta è la sfida epocale che abbiamo davanti, ed è un ideale oggi inseparabile dalla parola “pace”. Nutrire tutte le persone del pianeta è un grande progetto politico nella globalizzazione, dove talvolta le regole della finanza prevalgono su quelle dell’economia reale, e dove il diritto e gli Stati nazionali misurano, ogni giorno, i propri limiti.
Il tema di questa Giornata dell’Alimentazione – “Protezione sociale e agricoltura per spezzare il ciclo della povertà rurale” – ci ricorda quante conoscenze sono necessarie, quante forze vanno raccolte, quante scelte positive vanno compiute, e tra loro poste in connessione, per ottenere concreti risultati.
Le difficoltà dell’impresa non devono scoraggiarci: il traguardo può essere raggiunto, il diritto al cibo e all’acqua può essere affermato in tutti i continenti. La cooperazione può prevalere sul conflitto. Il dialogo sul fanatismo, la crescita delle opportunità può restringere la forbice delle diseguaglianze.
Signor Segretario Generale delle Nazioni Unite,
le consegniamo oggi la Carta di Milano che rappresenta il lascito dell’Expo e, al tempo stesso, un impegno comune che dovrà continuare nel tempo. E’ il frutto di un lavoro collettivo tra governi, società civile, imprese, università e organizzazioni internazionali: le adesioni raccolte hanno superato il milione e costituiscono una autentica prova di cittadinanza globale.
La Carta riconosce il diritto al cibo e quello all’acqua quali diritti fondamentali ed elementi essenziali del più generale diritto alla vita. Con forza, persone provenienti da ogni parte del mondo hanno voluto ribadire che soltanto un’azione corale può debellare la malnutrizione e la povertà, promuovendo un accesso equo alle risorse naturali e una gestione sostenibile dei processi produttivi.
Quando, settanta anni fa, venne costituita la FAO, l’Europa stava faticosamente emergendo dalle tenebre della seconda guerra mondiale. Anche qui, in Lombardia, ora motore dell’economia italiana, settanta anni fa si faceva la fila, tra le macerie di palazzi distrutti, per la distribuzione di generi di prima necessità.
Se quelle immagini sono per noi un ricordo lontano, lo dobbiamo alla lungimiranza dei padri fondatori dell’Unione Europea, alla pace che nuove istituzioni, a partire dalle Nazioni Unite, hanno assicurato; lo dobbiamo all’uso è sede Milano al progresso economico e allo sviluppo sociale, ma anche alla crescita democratica, dei diritti e dei servizi, che hanno ridotto gli ostacoli verso una effettiva uguaglianza tra i cittadini e i popoli.
Questo dà la misura di quanta responsabilità sia affidata oggi ai leader delle nazioni e degli organismi internazionali e sovranazionali, spesso i soli ad avere le dimensioni per affrontare i problemi globali. Fame e malnutrizione sono, ancora oggi, la drammatica realtà quotidiana per circa 800 milioni di persone. In questa cifra sono inclusi circa 160 milioni di bambini minori di cinque anni.
Il cammino per azzerare fame e malnutrizione è ancora lungo, ma in questi 15 anni tanti progressi sono stati fatti, anche grazie al tenace lavoro compiuto dalla Fao, per il quale ringrazio il Direttore Generale, Josè Graziano da Silva.
La fame è stata dimezzata, la povertà assoluta è stata fortemente ridotta.
Sono le basi da cui ripartire.
La Generazione Fame Zero sta per nascere e noi vogliamo accoglierla.
Cibo e acqua sono lingua universale dei popoli.
Cibi diversi, ecosistemi diversi, che vanno preservati e valorizzati. Il linguaggio di un’alimentazione sana e responsabile può e deve finalmente diventare la base comune di una nuova civiltà.
Questo è un messaggio forte di Expo, la ragione di tanto interesse e tanto impegno.
L’Agenda per lo Sviluppo 2030, adottata il 25 settembre scorso dall’Assemblea generale dell’Onu, delinea, con i suoi 17 obiettivi, i cardini di un progetto di portata storica. I risultati dell’Expo di Milano vogliono essere un contributo a questa visione integrata dello sviluppo: porre fine alla fame e alla povertà vuol dire ridurre le diseguaglianze, potenziare il lavoro e la responsabilità femminile, garantire la pace e la crescita sostenibile, investire sulla cooperazione economica e culturale tra gli Stati e tra i continenti. Non sono capitoli separati, ma speranze di giustizia legate tra loro a doppio filo.
Signor Segretario Generale,
dall’inizio dell’anno scorso sulle coste italiane sono sbarcati quasi 310.000 migranti. Ha avuto modo di constatare direttamente il nostro impegno qualche settimana fa. La maggior parte di queste persone ha abbandonato le proprie case e i propri affetti per sfuggire alla guerra, alle persecuzioni, alle carestie e alla fame. Donne e uomini che, come lei ha ricordato, ieri, parlando al Parlamento italiano, hanno diritto, tutti, alla tutela della loro dignità. La portata di questi flussi ha scosso le opinioni pubbliche europee, suscitando paure, mobilitando solidarietà, ponendo interrogativi sul futuro. Di certo, si è posta con drammatica evidenza la necessità di contribuire a migliorare le condizioni di vita nei Paesi di origine e di transito dei flussi migratori, con strategie che ne incentivino il progresso economico e sociale.
Interventi che devono anche tenere in considerazione la necessità, come suggerisce il tema di questa Giornata, di interventi di protezione sociale efficienti e sostenibili che consentano politiche di sviluppo e contrastino la sfiducia e l’abbandono.
Interventi che consentano di ridurre la povertà, favorendo la stabilità reddituale, l’accesso ai generi alimentari di base, alle cure mediche e all’istruzione.
Le stesse rimesse degli immigrati in Europa possono essere di grande aiuto alle comunità d’origine, a condizione che siano inserite in politiche di stabilizzazione e di crescita. Ancora una volta, il ruolo delle donne è fondamentale: la denutrizione è più grave dove più forte è la diseguaglianza di genere. Le società sono ovunque più ricche ed equilibrate dove la presenza femminile è più forte nei corpi sociali, nelle istituzioni, nelle imprese: lo ha ricordato bene, pochi giorni fa proprio qui, all’Expo, il Forum delle donne parlamentari.
Signor Segretario Generale, Signore e Signori,
Tra poco più di un mese Parigi ospiterà un altro grande appuntamento: la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. In quell’occasione saremo di nuovo chiamati a un impegno comune: proteggere il pianeta e le sue risorse, restituire ai nostri figli il futuro che stiamo consumando. Le lingue della guerra sono quelle di Babele, dove nessuno comprende l’altro e dove il dialogo non riesce mai a essere produttivo. Il linguaggio della pace ci dice che la lotta contro povertà, fame e malnutrizione passa anche attraverso la conservazione e la protezione dell’ambiente che ci circonda.
Spero che questa Esposizione Universale di Milano, in cui le Nazioni Unite sono state protagoniste come mai prima, sia per tutti il segno che una strada nuova può essere condivisa.
Scelte unilaterali non portano al progresso e alla pace. Il diritto internazionale invece è una risorsa, da custodire e implementare: questa risorsa aiuterà anche le nuove idee e i nuovi protagonisti che si cimenteranno per realizzare entro il 2030 l’obiettivo di uno sviluppo equo, solidale e sostenibile.